capitolo 2

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Sono davanti all'Avengers, come si chiama; struttura? Vabbè la casa degli Avengers e mi sta salendo un'ansia assurda. Ho seriamente paura che mio padre mi possa, come dire, distruggere! Faccio un respiro profondo e suono, mi sto quasi pentendo, mi giro e vedo Quill fissarmi come per dire 'prova a muoverti e ti faccio fuori'. Mi rigiro versi la porta e dopo poco si apre. All'ingresso una faccia nuova mi sorride

"Buongiorno, desidera?" dice il ragazzo con un enorme sorriso stampato in faccia. Odio quando la gente mi da del lei, mi fa sentire vecchia.

"Si, emh, come te lo dico.....questioni famigliari" dico. Il ragazzo rimane perplesso ma dopo qualche secondo mi risponde

"ok, non vedo il morivo per il quale non dovrei farti entrare dopo questa affermazione" dice ironicamente, e mi spalanca la porta per farmi entrare. Mi giro e sorrido a Quill, lui ricambia il sorriso e mi fa cenno che andrà tutto bene. In questi ultimi due anni è stato come un padre e non lo ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che mi ha insegnato.

Il tragitto in ascensore è abbastanza imbarazzante. Non so di cosa parlare e lui sembra non avere la minima intenzione di aprire bocca. Finalmente arriviamo e ci dirigiamo verso il salotto, mi ero completamente dimenticata della maestosità di questo posto.

"ragazzi, lei è-" si interrompe il Ragazzetto non sapendo il mio nome

"Anna" prosegue Cap. Natasha, Cap e Bruce erano seduti sul divano. Clint e Wanda seduti a terra. Erano rimasti tutti a bocca aperta

"ei ragazzi ho trovato questi" dice mio padre uscendo dalla cucina con tre film in mano "preferite guardare A-" si interrompe alzando lo sguardo su di me. I film cadono a terra e per poco non mi sembrava di vederlo svenire

"tanti auguri?" dico con tono che fa sembrare tutto una domanda. Lui si precipita su di me spintonandomi

"due anni! due fottutissimi anni senza avere tue notizie e improvvisamente ti precipiti qui? tanti auguri un cazzo Anna!" urla. Io posso sembrare una ragazza stronza e egoista, senza emozioni; ma in realtà sono molto sensibile e sentire mio padre urlarmi addosso in quel modo fa si che i miei occhi inizino a lacrimare. Cap fa per alzarsi dal divano ma Nat lo ferma facendogli cenno di no, devono risolvere loro. Mio padre continua ad urlare e a spingermi ed in quel momento Quill si precipita nella stanza e si mette tra me e lui

"smettila" urla

"levati di mezzo" dice spingendo Quill il più lontano possibile. Mi giro e nel vederlo a terra la rabbia inizia a ribollirmi nelle vene: chiudo gli occhi, mi raddrizzo e li riapro. Dalle espressioni degli altri capisco che le mie pupille e le mie iridi sono sparite, i miei occhi sono completamente bianchi e ciò significa che sto perdendo il controllo

"sai una cosa, di stava meglio senza di te. Non so perchè io abbia assecondato l'idea di tornare, non avrei mai dovuto" urlo

Mio padre prova ad avvicinarsi ma lo immobilizzo. C'è da sapere che il mio, chiamiamolo potere, è molto particolare e difficile da comprendere: io controllo la mente, ma in un modo specifico. Posso controllare una parte del cervello alla volta ed in questo caso ho agito sulla parte che si occupa del movimento, permettendomi così di decidere e bloccarlo come un burattino, ditemi che avete capito. Fatto questo scappo fuori.  Risalgo sulla nave e mi rannicchio appoggiata ad una parete, sto piangendo. Dopo poco mi raggiunge Roket

"ei principessa, deduco che l'incontro con tuo padre non sia andato molto bene" io sorrido, adoro quando mi chiama così, tutti ormai mi chiamano così.

"no esatto" sbuffo mentre mi asciugo le lacrime. In quel momento mi raggiungono Quill e, Nat? Nat è sempre stata le mia migliore amica e c'è sempre stata quando ne avevo bisogno. Si siedono accanto a me e Natasha inizia a spiegarmi tutto con quel suo tono di voce rassicurante. Mi dice di quanto mio padre si sia preoccupato per me in questi due anni, di quanto si sia sentito in copla e di quante volte si è accusato di essere un genitore orribile. Dopo quelle parole ho i sensi di colpa al massimo e le lacrime che vogliono uscire ma faccio di tutto per respingerle

"che ne dici di tornare su e chiarire?" mi domanda infine

"magari senza trasformare nessuno in un burattino" interviene Quill. E' un esperto nel tirarmi su il morale e gli sono grata anche per questo.

risaliamo per la torre e giungiamo nuovamente nel salotto. Mio padre sta andando su e giù per la stanza mentre Clint e Cap cercano di calmarlo. Il primo da uscire dall'ascensore è Roket. Ha insistito per venire promettendomi che se qualcuno mi avesse dato fastidio gli avrebbe sparato senza problemi. Prima di uscire guardo il mio riflesso nella porta dell'ascensore, il mio mascara è andato a puttane, scusate il francesismo. Esco ed appena mio padre mi vede si avvicina, indietreggio ma poi mi fermo. Chiudo gli occhi e abbasso la testa, come se stessi aspettando che lui mi colpisca. Invece no, lo sento avvicinarsi di più e poi abbracciarmi.

"mi dispiace" sussurra al mio orecchio ed io ricambio l'abbraccio.










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