3.

391 3 0
                                    

Restammo un altro po' sulla terrazza, seduti su un divanetto a guardare il panorama, mentre io bevevo un cocktail che mi era stato preparato e che lui non aveva voluto. Mi disse che non faceva uso di droghe, beveva raramente alcol e odiava il fumo.
«Che bravo ragazzo» risi e lo guardai, così bello e puro. Il suo viso, illuminato dalle luci di New York, era perfetto in ogni dettaglio e non potevo farne a meno.
Passai una mano tra i suoi ricci dorati e lo baciai, senza alcuna malizia, solo per assaporare le sue labbra alla cannella.
Ricambiò, l'avevo pagato per questo.
Passò una mano sulla mia guancia, ruvida per la barbetta incolta.
«Vuoi andare in camera?» propose, facendo il primo passo.
«Possiamo farlo anche qui»
Frugai in un mobile, avevo preparato una serie di giochi sotto consiglio di Nick.
Mi misi dietro di lui e tolsi il suo costoso vestito di seta, buttandolo per terra. Lo feci girare verso di me ed ammirai il suo piccolo corpo, sembrava così fragile, come se si potesse spezzare da un momento all'altro.
Finì di sbottonare la mia camicia e iniziò a baciarmi il petto.
«Ti va bene se usiamo i miei giochi?»
Lui annuì, così mi sedetti sul divano e lo feci sdraiare sulle mie ginocchia.
Lo ammanettai ed iniziai a sculacciare il suo sedere sodo. Ad ogni pacca, diventava sempre più rosso e i suoi gemiti erano musica per le mie orecchie.
Dopo un po' smisi ed iniziai semplicemente a palparlo. Avvicinai il mio viso alle sue natiche e le morsi, prestando attenzione a non fargli male.
Cambiai posizione, mi sdraiai sul divano e lo feci mettere a cavalcioni su di me; l'altra volta, preso dall'estasi, non avevo visto il suo bel viso godere ma quella sera volevo vederlo.
Misi il preservativo e lo infilai dentro di lui, che iniziò a cavalcarlo. Unimmo i nostri due movimenti, volendo sempre di più ed andando in profondità.
Era bello vedere il suo viso diventare sempre più rosso per l'eccitazione e sentirlo godere.
Lui venni prima di me, sporcando il mio petto.
Quando sentì che erano anche io al limite, gli ordinai di mettersi in ginocchio e finire il lavoro con la bocca.
Lo sperma ricopri il suo viso angelico ed ingoiò leccandosi le labbra.
«Ora pulisci quello che hai sporcato» indicai il petto, lui si mise di nuovo a cavalcioni su di me e leccò il suo stesso sperma.
Soddisfatto, lo liberai dalle manette e le lasciai a terra, mentre lui si appoggiò esausto su di me.
Ben presto si addormentò ed io, cercando di non svegliarlo, lo portai in camera coprendolo con le coperte. Anche quella sera non ebbi il coraggio di svegliarlo per fare un secondo giro, ma rimasi ad ammirarlo.

Salvatore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora