7.

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Ci mettemmo un po' per arrivare al mio appartamento a causa del traffico di New York, restammo in silenzio per tutto il tempo: lui appoggiato sulla mia spalla mentre io gli facevo i grattini.
Mi sentivo terribilmente in colpa per aver rovinato la sua festa e aver, seppur in modo involontario, provocato il litigio con la sua amica. Chissà se anche Salvatore pensa di essere qualcosa di momentaneo che verrà scartato a momenti, in realtà non lo so nemmeno io.
Arrivammo al mio appartamento e lui mi disse che andava in bagno per mettersi il pigiama.
Io mi feci un long Island e lo aspettai sdraiato sul letto.
Quando uscì dal bagno, non indossava la felpa che gli avevo prestato, ma un completino di pizzo nero e al collo aveva la collana che gli avevo appena regalato.
«Vuoi solo guardare?»
Non me lo feci ripetere una seconda volta, finì il mio cocktail e mi alzai.
Si mise in ginocchio e abbassò i miei boxer per potermi mettere il preservativo, poi si alzò.
Appoggiai le mie mani sulla sua piccola vita e lo presi in braccio. Lui mi avvolse con le sue gambe e mi baciò.
«Ora sono più che un semplice "carino", vero?»
«Sei bellissimo»
Lo sbattei contro il muro e iniziai a baciare il suo collo, per la prima volta gli feci un succhiotto.
Sfilai le sue mutandine e lo infilai. Lui infilò la testa nell'incavo del mio collo e iniziò a gemere.
Mi piaceva quando gemeva perché sapevo che era onesto e non lo faceva per compiacermi.
Continuai a spiegare dentro di lui.
Tutto il suo corpo era perfetto, ma le sue natiche erano una droga, non potevo farne a meno.
Sentì il suo membro strusciare contro il mio petto man man che il movimento del mio bacino aumentava.
«J-John» iniziò a gemere il mio nome ad alta voce e affondò le mani tra i miei capelli «sto per venire»
Infatti dopo poco venne sul mio petto.
Mentre continuavo a spingere, presi con l'indice e il medio lo sperma e infilai le dita nella sua bocca. Lui le succhiò e ingoiò tutto.
Alla fine venni anche io, lui si appoggiò distrutto al mio petto. Sentivo il suo respiro diventare man mano più regolare.
Lo facemmo altre volte nella stessa serata e alla fine ci trovammo sdraiati sul tappeto vicino al camino accesso che ci riscaldava.
Ci stavamo entrambi riposando.
«Mi mancherai» gli dissi, accarezzando la sua spalla
«Dove vai?»
«Tra due giorni è Natale, lo passiamo sempre con la famiglia di Victoria in California»
Si mise a cavalcioni sulle mie gambe e si avvicinò al mio collo, lasciando un succhiotto.
«Così non ti dimenticherai di me» Poi si sdraio sul mio petto.
«A capodanno torno, darò una festa con un sacco di persone, vuoi essere mio ospite?»
«Non lo so, sarete tutti così importanti che mi sentirei fuori posto»
Lo abbracciai stringendolo a me.
«Ma figurati, saranno tutti ammaliati dalla tua bellezza e dovrò farti un sacco di succhiotti per fargli capire che sei già mio»
Ci addormentammo in quella posizione, ascoltando come ninna nanna l'uno il battito dell'altro.

Salvatore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora