5.

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Finimmo per addormentarci entrambi sul divano e Stefani mise una coperta sopra di noi. Era bello dormire con lui appoggiato a me, potevo sentire l'odore di lavanda che aveva la sua pelle.
A rompere quella quiete fu il rumore del campanello.
«Signore, è arrivata vostra moglie » Stefani mi scosse delicatamente per svegliarmi.
Io annuì e mi alzai, facendo svegliare inevitabilmente anche Salvatore.
«Buongiorno anche a te Victoria, com'è il tempo fuori?» dissi con la voce ancora impastata dal sonno.
«Fortunatamente la neve si è sciolta, ma ciò che mi sorprende realmente è che stavi dormendo sul divano, quanto eri fatto ieri?» chiese ironicamente, ma quando vide Salvatore il suo atteggiamento cambio totalmente. Fulminò con lo sguardo entrambi e poi mi prese in disparte.
«Posso accettare tutto, ma sono stata chiara su quanto riguarda i prostituti o le prostitute quando c'è nostro figlio» parlava con un tono basso e acido.
Mi appoggiai al tavolo della cucina e sbuffai.
«Conosco benissimo l'accordo, ma Salvatore è diverso, abbiamo giocato tutti insieme a Monopoli e ci siamo divertiti, cosa c'è di male?»
«Cosa c'è di male? Sei proprio un irresponsabile!»
Litigammo per mezz'ora, poi arrivò David.
«Mamma, mi sono divertito molto con papà e il suo amico, puoi smettere di essere arrabbiata con lui?» lei lo prese in braccio e gli diede un bacio sulla guancia, poi andarono via.
Era sempre così quando litigavamo, David si metteva tra di noi e ci faceva ragionare.
Ero arrabbiatissimo per la litigata, così presi una tazza di caffè che mi avevano preparato e la diluì con della vodka liscia.
«Mi dispiace, il vostro litigio è stata colpa mia» Salvatore si avvicinò, forse perché si sentiva in colpa stava togliendo una pellicina dal suo piccolo pollice.
«Non è colpa tua, quella stronza cerca sempre un pretesto per litigare» finì il mio caffè diluito in un sorso «Eppure continuo a volerle bene, c'è stata dall'inizio, quando non avevo nulla ed io l'ho ripagata tradendola e comportandomi come un pessimo marito» abbassai lo sguardo, sentendo i sensi di colpa che tornavano ogni volta che pensavo a quegli anni.
Facemmo colazione e poi guardai la strada, effettivamente il ghiaccio si era sciolto.
«Hai bisogno di un passaggio a casa? Il mio autista può dartelo» gli proposi
«No, grazie mille. Penso che prenderò i mezzi pubblici» andò in camera e raccolse le sue cose, mettendo i vestiti con cui era arrivato a casa due sere prima.
Sulla soglia della porta lo fermai prima che potesse andare via.
«Aspetta, prendi questo» gli diedi un foglietto con scritto il mio numero personale di telefono «avvisami quando torni a casa e dimmi dove e per quanti devo prenotare domani»
Lui si mise in punta di piedi, circondo il mio collo con le sue braccia sottili e mi diede un bacio sulle labbra.
«Grazie mille» disse soltanto questo, poi andò via

Salvatore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora