The day we spent the afternoon together

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«Fantastico cazzo» sentii sussurrare, poco prima che chiudessi la porta alle nostre spalle.

Ricevetti un'enorme spallata, al ché bloccai il moro per il giacchetto, guardandolo in cagnesco.

«Ma che problemi hai?» sibillai, stringendo i denti.

Jeon afferrò di scatto il colletto del mio cappotto, squadrandomi dal basso verso l'alto furiosamente, per poi spingermi verso l'enorme porta.

«Ti avevo detto di sparire da qui» sbraitò, cercando di non aumentare troppo il livello della voce, non volendo rischiare che sua madre o mio padre potessero scoprirci a bisticciare a pochi metri da loro.

«Questa è casa mia, sei tu che non saresti dovuto venire» replicai, spolverando il tessuto del mio cappotto sulle spalle, raggiungendo stizzito il fianco del biondo, il quale aveva osservato l'intera scena con una leggera punta di divertimento.

Raccattai il mio dispositivo, richiedendo il mio autista personale, il quale avvertii avrebbe pagato mio padre, consono del fatto che si sarebbe categoricamente rifiutato, date le disposizioni di quest'ultimo.

«Non potevo rifiutarmi, tuo padre ha insistito» protestò, mettendo le mani nelle tasche della sua logora felpa.

«Dai ragazzi non discutete, pensiamo piuttosto a che programmi fare, ora che siamo nuovamente insieme» si intromise il biondino, imbronciandosi per la palpabile tensione presente nell'aria.

«Non ho intenzione di trascorrere tempo con il bambino viziato. Quando arriveremo a destinazione con l'autista me ne andrò per la mia strada»

«Perché fai così Kook dai, passiamo una giornata tranquilla almeno per questa volta. Sei stato tu stesso a richiedere di vederci l'ultima volta» implorò, stringendo la presa sulla sua manica.

Fece una smorfia puramente infastidito, tentando di non lasciarsi trascinare dallo sguardo scongiurante del ragazzo, che prese a dondolare giocosamente il suo braccio.

Sospirò poi pesantemente, annuendo, certo se ne sarebbe poi pentito. Il suo gesto scaturí un'enorme sorriso sul volto del biondo, che lo ringraziò più volte.

Si voltò poi nella mia direzione, prendendomi per il polso e stringendomi in un forte abbraccio con Jeon. Non avendo previsto minimamente quel gesto, finii per posare le mie dita sul fianco del moro, che ritrassi nell'immediato, quasi fossi stato scottato.

«Jimin ma che cavolo» strillai, scostandomi da quella nauseante stretta.

Quest'ultimo e Jeon presero a ridere incessantemente. Il moro dovette posare una mano sullo stomaco, temendo sarebbe potuto cedere in quel preciso istante. Jimin portò le dita morbide all'estremità dei suoi occhi, nel tentativo di asciugare le lacrime.

Sbuffai, entrando stizzito nel veicolo appena subentrato nel vialetto del mio appartamento.

«Ehi aspetta!» sentii urlare il biondo, che aprì scattante la portiera così che potesse sedersi al mio fianco.

Jeon eseguí al contrario dei movimenti lenti, mantenendo le mani all'interno delle sue tasche mentre fischiava pensieroso un ritornello, sicuramente seccato per via di quell'uscita improvvisata.

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«Bene, io vado via» proclamò il moro, voltandosi nella direzione opposta del centro commerciale una volta che il mio autista si fosse allontanato dalla zona.

Sospirai grato, evitando tuttavia di manifestare alcun moto di gioia. Jimin non sembrava in ogni caso essere d'accordo con la mia contentezza, che afferrò ferreo il suo braccio.

IN PAUSA: ➳ Repentance «Yoonkook»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora