dejavù

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Il panorama correva veloce sotto il rumore dei pneumatici sull'asfalto. Lo guardavo annoiata con la fronte poggiata sull'umido vetro, nel tentativo di prendere sonno contavo i pali della luce ma ne ricavai solo un giramento di capo e un conato di vomito che dovetti reprimere a tutti i costi.

Avevo perso il conto delle ore del viaggio, sembravano così infinite.

Non avevo nemmeno la più pallida idea di dove saremmo andati, sapevo solo che riguardava l'addestramento dei pargoletti nei posti dietro che dormivano beati, "almeno loro riescono a dormire" pensai con un velo di tristezza. Dormire era la cosa che mi mancava di più, tra tutti i pensieri che dovevo riordinare mi scordavo sempre di riposarmi o per lo meno tentare di liberare la menta per 5 minuti soltanto.

D'improvviso però il panorama arrestò la sua corsa insieme al pullman, vidi Shota alzarsi e fece cenno agli studenti di scendere. Mi alzai anche io un pò spaesata ed uscì dalla vettura. Sentì tutto girare ma il tempo di ingoiare gli ultimi conati amari e il tutto passò.

-adoro le gita fuori porta! (t/n) credi faremmo anche un falò?-

sentì la voce ironica di Torden che decisi di ignorare senza troppi scrupoli.

Aizawa stava spiegando il regolamento per l' allenamento e io stavo cercando di combattere contro un terribile mal di testa, i viaggi non facevano proprio per me eppure ero qui a fissare, come una ragazzina del liceo, il bel professore dai capelli scuri e gli occhi arrossati impartire i comandi ai propri alunni.

Vidi i ragazzi scendere per il dirupo alzando un polverone di terra ed iniziare la loro corsa verso il rifugio, mi alzai un pò in volo ma arrivata a qualche metro di altezza una fitta alla schiena arrestò il mio potere, come se avessi spento l'interruttore. Caddi con un tonfo rumoroso che destò con mio disgusto l'attenzione dei presenti. Mi alzai massaggiandomi la schiena ma i loro occhi erano mille lame che rendevano i miei massaggi futili, potevo sentire il peso delle loro domande e della loro pena.

-tutto apposto?-

La voce del corvino risuonò tra il cinguettare degli uccelli e io voltai il capo per non incontrare nemmeno per un secondo il suo sguardo.

-il mio quirk fa i capricci evidentemente-

Sputai acida tutta la mia frustrazione e il mio malessere in una sola frase, mentre il pullman faceva marcia indietro rivoltai il capo per vedere la macchina su cui sarei dovuta salire tra pochi istanti. Il dolore fisico non era il mio problema,  lo era la frustrazione che provavo in quel momento. Mi bruciava nel petto e nelle mani che stringevo nervosamente in un pugno mortale lasciando che le unghie si facessero strada tra la pelle. Rimasi così per tutto il viaggio e all'arrivo mi ritrovai le mani sporche di sangue.

Il calore dell'acqua sulle ferite mi donava tra il poco dolore un senso di pace, come se stesse sciogliendo il male da esse. Mi bagnai infine anche la faccia nel tentativo di sciogliere anche quella, tra gli schiamazzi dei ragazzi che finalmente arrivavano dalla foresta chiedevo solo un pò di pace. Avevo il volto distrutto e riflesso nello specchio del bagno ne vedevo le occhiaie violacee, sospirai e mi asciugai la faccia e le mani.

Uscita dal bagno andai nel cortile dove tutti erano radunati, cercai un disperato conforto tra i raggi timidi del sole che si facevano strada tra le nuvole ma era tutto inutile. Non riuscivo a sentire nulla.

Passarono dei giorni e la stanchezza sul volto di (t/n) era sempre più marcata, pesava sulle sue occhiaie e sul suo sguardo arricchendolo di un colore violaceo. Gravava così tanto che non passava inosservata ma ogni volta che le si chiedeva di riposare o se avesse bisogno di qualcosa la riposta era sempre un acido e falso "sto bene". 

Il corvino sapeva che qualcosa non andava e su di lui gravava il peso di non poter far nulla perchè la sola sua vicinanza poteva peggiorare la situazione e farla sprofondare in tragedia.

i hate everything about you -Aizawaxreader-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora