7. Jacopo - Pensi d'avere tutte le risposte, poi la notte ti cambia le domande

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Sto per scendere le scale per andare a prendere una bottiglia d'acqua da portarmi in camera quando li sento parlare.    

"Sicuro che non vuoi che rimanga?". La voce di Alex.

"Starò bene. Sono solo stanco". Gli risponde Damen con una voce spenta rispetto al solito. 

Sono indeciso, non voglio origliare e non voglio nemmeno essere chiamato in mezzo dai loro affari per cui mi giro e me ne torno nella mia stanza in silenzio. 

Sto chattando con un ragazzo conosciuto online quando sento bussare alla porta che avevo lasciato aperta. Alzo il viso sapendo di trovare il suo e prima che i miei desideri oltrepassino il limite tiro una riga con un nastro giallo. "Ehi". 

"Hai da fare?". Indica il telefono. 

"Provavo a conoscere qualcuno". Alzo le spalle. 

"La mia presenza non ti basta?". Sul viso un sorriso sornione.

Ed è proprio questo il punto. Il problema è diventato proprio lui e non so nemmeno come sia potuto succedere. Il giorno prima era solo mio fratello mentre il giorno dopo era diventato Damen. E non andava affatto bene perché tutto di lui era off limits. Per nessuna ragione al mondo doveva accadere che iniziassi a guardarlo in un modo differente dalla semplice amicizia, eppure per una qualche starna stregoneria avevo iniziato a vederlo. E in mezzo a tutto quel disastro che infervorava già dentro di me, non ha di certo aiutato che fossimo praticamente quasi sempre soli in casa a parte la presenza appunto del suo ragazzo, nonché ora mio amico. 

Evito di rispondergli decidendo invece di sorridergli e mettere giù il telefono. "Cosa ti porta qui?". 

"È uscita una serie". Mi dice innocentemente. 

E sul serio dovrei dirgli di no. Bloccare una volta per tutto queste nostre serate. "Quale?".  Domando senza neanche troppa vergogna per me stesso. 

"Vado a prendere il computer". Sul viso tutta la sua felicità. 

Quando torna lo vedo stendersi sul mio letto come se fosse il suo e andare alla ricerca di quello che mi ha detto. 

"Non stavi male?". Gli chiedo ricordando che non è uscito con il suo ragazzo perché era stanco. 

"No, perché?". Si volta a guardarmi mentre sono ancora seduto per terra accanto alla finestra. 

Alzo le spalle e faccio finta di nulla, ma capendo chiaramente che ha appena tirato il bidone ad Alex per stare con me. 

"Non ti annoi a stare a casa?". Indago ancora. 

"Tu non ti annoi a stare a casa?". Si mette comodo con l'episodio pronto da iniziare. 

"Sei rimasto a casa a causa mia?". Mi alzo andando a sedermi accanto a lui. 

"Pensi di essere così importante?". Si volta a guardarmi. 

Roteo gli occhi e poi indico lo schermo. "Thriller?". 

Annuisce, poi fa partire il primo episodio e durante la sigla gli pongo l'ultima domanda. "Ma perché non le guardi con Alex?". Perché sono sicuro che se glielo proponesse rimarrebbe di sicuro a casa con lui.

"Perché mi va di guardarle con te". Dice poco prima che inizi così da farmi capire che non dovrei indagare oltre. 

Sospiro e poi mi metto comodo al suo fianco come è già successo da quella prima volta, spalla contro spalla, ma questa volta il calore che lentamente si propaga lungo tutto il mio corpo non riesco a fermarlo e per quanto nella mia testa provi a combattere queste emozioni, la memoria continua a far affiorare le parole di mia mamma sul mio vivere l'amore. Chissà cosa penserebbe ora però vedendomi in questa situazione. Chiudo gli occhi e svuoto la testa. 

"Hai paura?". Mi sento chiedere dal nulla. "Accendo la luce se vuoi". 

Apro gli occhi e mi rendo conto che si riferisce allo splatter che sta accadendo sullo schermo. "No. Va bene così". E poi senza aggiungere altro torno a guardare la puntata, ringraziando solo in parte che abbia spento la luce principale preferendo quella della lampada sul comò. 

Come è già successo altre volte non ci limitiamo a pochi episodi e quando sento le palpebre diventare pesanti, semplicemente mi lascio catturare dal sonno. 

Quando torno ad aprire gli occhi nella stanza c'è silenzio, la flebile luce è ancora accesa e dallo schermo, sebbene sia ancora aperto sul fondo del letto, non proviene nessuna immagine segno che probabilmente si è scaricato. 

Accanto a me, steso lungo il mio fianco e con un braccio attorno alla mia vita c'è Damen. Un mio braccio passa sotto la sua testa e mi chiedo come ci siamo finiti in questa posizione. Non dico nulla e resto a osservarlo così da vicino senza i suoi fari chiari puntati addosso. Mi perdo lungo i suoi lineamenti e poi mi tuffo nelle sue labbra appena aperte, piene e all'apparenza morbide domandandomi se siano realmente così. Sento il suo peso su di me e stranamente nonostante non vada bene un accidente, mi sento in pace. Come se avessi finalmente trovato il mio posto nel mondo. Richiudo gli occhi e dentro di me lascio andare un sospiro. Quando torno ad aprirli facendo molta attenzione sfilo il braccio da sotto il suo collo e poi mi alzo in piedi. Lui si muove appena, si sistema e poi torna a dormire mentre io apro la porta finestra ed esco sul balcone immergendomi nella notte ormai fredda. 

Stringo la ringhiera tra le dita combattendo e provando a mettere a tacere tutto quel bosco incantato che sembra fare il tifo per me, restando ad ammirare le stelle che luminose risplendono nel buio. Vorrei poter chiedere loro cosa pensano di me, ma so per certo che quello che avrebbero da dirmi non sarebbe niente di bello, sapendo quello che sta cambiando sotto questo tetto e soprattutto quello che sto facendo ad Alex. Non so quanto tempo passo così, ma quando alle mie spalle sento la porta aprirsi non ho la forza per ereggere di nuovo le mie difese. 

"Cosa stai facendo?". Mi domanda, la voce impastata dal sonno. 

"Niente". Ammetto. 

"Torna a letto". Mi appoggia una mano sulla schiena e mi soffermo sulla sua frase. Non vai a dormire, ma bensì torna a letto. Con lui. 

Annuisco, ma resto fermo. Non un solo passo. 

È allora che mi sento afferrare la mano, le dita che si intrecciano alle mie, un tocco leggero, pigro, ma che fa scatenare una tempesta nel mio cuore. 

"Andiamo". 

E ubbidisco, lo seguo. 

Questa volta toglie il portatile dal letto appoggiandolo a terra e poi si infila sotto le coperte esattamente dove stava dormendo prima. Deglutisco e poi faccio altrettanto stendendomi accanto a lui. 

"I tuoi pensieri sono più rumorosi dei miei". Dice dopo che ho spento l'unica luce che era rimasta accesa. "Stiamo solo dormendo". 

E nel bel mezzo della notte impiantiamo un seme proibito consci che quello che stiamo facendo è sbagliato. 

Mi metto comodo e non appena lo sento muovere, come se ci fossimo letti nel pensiero, allargo le braccia accogliendolo sul mio petto. E col profumo dei suoi capelli sotto al naso e un suo braccio che mi circonda i fianchi torno ad addormentarmi. 


PERCHÈ SEI TU, NON PUÒ ESSERE SBAGLIATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora