15. Damen - Facciamo i forti fuori, ma abbiamo uragani devastanti dentro

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Non faccio sport, non mi piace nemmeno guardarlo, ma essere qui adesso, su questo campo verde curato nei minimi dettagli con uno spara palle posizionato a una trentina di metri dalla mia postazione e una mazza in mano mi fa sentire invincibile. 

Lancio dopo lancio cerco di colpire quella sfera bianca che viene espulsa verso di me e impiegando tutta la mia forza tengo stretta l'impugnatura mentre fendo l'aria a volte a vuoto, altre colpendo l'obiettivo, sfogando parte della rabbia che provo e che ha preso dimora dentro di me. 

Sono solo uno stupido idiota arrogante ed egoista che non vuole che Jacopo sia felice perché dovrebbe aspettare me, quando non so nemmeno io se mai lo raggiungerò. Ma solo il sapere che lui sta andando avanti con qualcuno che non sono io mi manda fuori di testa sebbene non dovrebbe essere così. Ma il fatto è che nel mio cuore lui c'è ancora e forse la verità è che se lo prende quasi tutto nonostante i miei continui tentativi di soffocare quel sentimento. 

Lacrime calde colme di nervoso rigano il mio viso mentre continuo a dirmi che andare avanti così non ha nessun senso. Questa mia ostinazione nel non fare un passo verso Jacopo solo perché lui ha scelto che per me il meglio tra i due era Alex mi fa imbestialire, perché avrebbe dovuto chiedermi di scegliere lui e non di continuare a stare col mio ragazzo. Ha rinunciato a me senza nemmeno provarci e questo è un dolore che continua a battere incessante nel mio petto.

Amo Alex, mi ha detto. Forse è vero, ma il suo amore spinge più forte e non essendo domato schizza ovunque nella mia testa creandomi solo una confusione incontrollata che mi mette al tappeto. Ed è tutto così difficile che semplicemente sto prendendo la via più facile, quella che conosco. Probabilmente sbagliando tutto. Solo mi domando sempre più spesso quanto ancora riuscirò a stare fermo su questa decisone prima di crollare e mandare tutto al diavolo. 

Batto ancora qualche colpo e quando alla fine le braccia iniziano a farmi male chiudo la partita tornandomene a casa con ancora la sconfitta in tasca. 

Pedalo sotto un cielo limpido lasciando che l'aria pungente mi pizzichi il viso, sentendo sulla pelle quel leggero fastidio che mi ricorda che dentro di me c'è ancora una via d'uscita se solo avessi il coraggio di prenderla. E ci sto ancora pensando quando apro la porta di casa, prima ancora che tutto venga spezzato ulteriormente. 

Le risate soffocate rimbombano come se fossero pronunciate a un megafono in questa casa vuota e sebbene abbia incrociato sempre più spesso il proprietario di questa voce non riesco ancora ad accettare questo equilibrio squilibrato. 

Dovrei solo salire le scale e far finta di nulla, ma è più forte di me e la tentazione di mettermi in mezzo e allontanarli si impossessa della mia testa, facendo sì che la parte gelosa del mio carattere abbia la meglio. 

Non appena supero l'arco della cucina li vedo abbracciati appoggiati al fornello, le labbra di Jacopo che accarezzano e baciano il collo di Milo mentre questo emette risatine fastidiose alle mie orecchie. Dentro il mio petto lo scalpiccio incessante di cento cavalli che pestano il mio cuore. 

Faccio come se non ci fossero, usando la tattica dell'indifferenza o almeno provandoci e vado ad aprire il frigo senza nemmeno sapere quello che potrei prendere, ma il rumore dell'anta che si apre basta per farli fermare. 

"Sei già tornato". Non è una domanda la sua. 

"Già". Faccio un cenno con la testa senza distogliere la vista dalle confezioni poste ordinatamente sui ripiani, senza trovare nulla da dire. Perché la verità è che vederlo felice con qualcuno che non sono io mi fa provare dolore in ogni parte del corpo. 

Sento i suoi passi dietro di me e mi rendo conto solo ora che riuscirei a distinguere il suo modo di camminare anche tra la folla. Lo sento avvicinarsi fino a sfiorare la mia schiena. Trattengo il respiro e quando vedo un suo braccio allungarsi davanti a me resto bloccato sul posto, una canzone dolce riempie la mia testa creando una scena altrettanto romantica di lui che stanco di questo nostro stallo decide di fare la prima mossa, abbracciandomi per poi baciarmi una guancia delicatamente, chiedendomi di ricominciare, di conoscerci da capo. 

"Vado in camera a scopare, non cercarmi". Frantuma in due secondi quel mio desiderio nascosto. 

Afferra una bottiglietta di acqua e come mi aveva circondato, si tira indietro. 

Mi volto chiudendo il frigo di slancio e pianto i miei occhi nei suoi che stavano chiaramente aspettando una mia reazione, fregandomi da solo per essere caduto nel suo tranello, ma arrivato a questo punto me ne frego. Mi avvicino a lui e lo colpisco su una spalla facendolo vacillare sotto il mio pugno. "Spera di non dover mai capitare sotto di me perché potrei distruggerti". Dico a voce bassa per farmi sentire solo da lui, in una sorta di minaccia. 

Sul suo viso compare un sorriso beffardo che mai gli ho visto in tutto il tempo trascorso assieme. Si avvicina al mio viso puntando i suoi occhi sulla mia bocca prima di tornare a guardarmi. "Sei tu quello che potrebbe distruggersi scopandomi". La voce ferma e decisa, così convinto delle sue parole che riesce a trasmettermi la veridicità di quello che ha appena detto. 

Resto in silenzio, senza trovare nulla con cui obiettare dandogli la vittoria per questo nostro scontro. 

Allunga una mano in direzione del ragazzo ancora presente, ma che per qualche motivo avevo rimosso fosse in casa nostra. Li vedo intrecciare le dita e quando poso lo sguardo su Milo sembra quasi sentirsi colpevole e sto quasi per credergli fino a quando però vedo la facilità con cui segue Jacopo su per le scale, pronto ad affondare in quel corpo che vorrei mi appartenesse. 

Impreco tra i denti e colpisco l'aria con un pugno forte provando a sfogare quel nervoso a cui non posso dare una soluzione senza far soffrire nessuno. 

Appoggio entrambe le mani sul bordo del tavolo, sorreggendomi mentre sulle spalle porto la vigliaccheria delle mie decisioni di merda. Prendo un respiro, bevo un sorso d'acqua e poi mi decido a salire le scale. 

Mi fermio davanti la porta della mia camera, restando a fissare la sua socchiusa, dalla quale escono quei suoni inconfondibili di chi ci sta mettendo fin troppa passione in baci umidi che non possono far altro che portare due persone a stendersi nude uno tra le braccia dell'altro. Ripenso a quell'unica volta che è stato Jacopo a guardarmi mentre scopavo Alex e solo ora riesco a capire il tumulto delle emozioni che può aver provato in quel momento il suo cuore. 

Sospiro e per l'ennesima volta cerco di convincermi che è giusto così, che dobbiamo proseguire su questa strada sebbene arrivati a questo punto non so più chi dei due si stia auto convincendo più pesantemente. Perché sono sempre più sicuro che basterebbe un niente per accenderci e farci bruciare esattamente come quel singolo bacio. 

E più ci penso e più non capisco per quale motivo nessuno dei due voglia mettere da parte l'orgoglio e accettare la situazione per quella che è: due ragazzi che si amano nonostante tutto. 


PERCHÈ SEI TU, NON PUÒ ESSERE SBAGLIATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora