Sono seduto per terra, lo specchio di fronte a me riflette la mia immagine e quello che vedo non ha niente a che fare con il vero me. La pelle è spenta, gli occhi sono gonfi per le lacrime che ogni sera scendono silenziose sul cuscino e la linea delle mie labbra ormai si inarca solo se mi sforzo.
C'ho provato, ho messo tutto me stesso in questi giorni, ma in ogni bacio, in ogni abbraccio quello che desideravo era solo in parte quello che tenevo stretto. Ogni volta che guardo negli occhi di Alex ormai mi sento uno stronzo sapendo che non si merita quello che gli sto facendo, eppure continuo a farlo, continuo a dargli speranza che quello che abbiamo ci sia ancora e che niente si è spezzato, quando in verità tutto il mondo che mi circonda è crollato lasciandomi con solo un mucchio di detriti che mi procurano ferite a ogni passo, perché più li guardo e più mi rendo conto di desiderare entrambi in egual misura sebbene in maniera differente.
Sospiro e poi mi alzo. Mi passo le mani sul viso e poi scuoto la testa. Non voglio che Jacopo mi veda in questo stato, non voglio fargli sapere come mi sento e tantomeno come mi sono ridotto dopo che ha iniziato a vedersi con quel ragazzo conosciuto per caso. Ho provato perfino a odiarlo per quello che mi ha detto quella sera, per avermi detto di andare avanti, ma per quanto mi sforzi prevale sempre l'amore che concilia sempre i miei pensieri.Vado in bagno, mi faccio una doccia e poi mi vesto al meglio con un pantalone elegante, una camicia con il collo alla coreana e un cardigan lasciato aperto. Mi pettino solo per completare la mia immagine e mi spalmo in faccia una crema che spero darà un po' di colore al mio viso.
Ora l'immagine che mi ripropone lo specchio è diversa da quella che rifletteva un'ora fa e anche se non sono perfetto come avrei voluto, sono almeno all'apparenza presentabile nonostante dentro di me niente è come dovrebbe essere.
Scendo al piano di sotto e senza fare rumore raggiungo la cucina dove Jacopo e mia madre stanno ultimando il pranzo.
Lo osservo muoversi in quello che so per certo essere il suo futuro anche se lui forse non l'ha ancora capito e ne resto affascinato. Sento gli occhi di mia madre puntati addosso e so cosa sta pensando, ma non mi interessa, non più. Lo amo e lui ama me e sebbene mi abbia detto di fare prima chiarezza dentro me, non ce la faccio.Quando sento il campanello mi riscuoto. È troppo presto perché sia Alex e all'improvviso un brivido gelido mi attraversa lasciandomi ghiacciato sul posto.
"Sarà Milo". Lo sento dire e passandomi accanto con un sorriso a illuminargli gli occhi, si dirige verso l'ingresso.
Ho gli occhi puntati sulla porta quando mia mamma mi si avvicina. "Parla".
Mi volto a guardarla sapendo che non posso mentire. Non l'ho mai fatto perché so che non tollera le menzogne e non ho nessuna intenzione di iniziare ora per una questione che prima o poi in casa si solleverà. "Ci amiamo".
I suoi occhi sfuggono i miei per la prima volta e potrei giurare d'aver visto un velo lucido a coprirli se non fosse che mi sembra impossibile.
"Non potete". Le parole le escono deboli, come se le costasse fatica pronunciarle.
"Non abbiamo nessun legame di sangue". Le ricordo.
Le spalle le si abbassano, quasi ad accettare la sconfitta. "Vero, ma...".
"Sofia, ti presento il mio amico". La voce di mio fratello si fa strada nel nostro discorso interrompendoci.
Mia mamma gli sorride accettando la mano del ragazzo che con il suo incanto perfetto la ammalia. "Solo amico?".
Le guance dell'ospite si tingono immediatamente di rosso facendo ribollire sotto pelle la mia gelosia.
"Amici". Conferma lui, ma so che vorrebbe spiattellargli ogni minimo particolare. Glielo leggo in faccia.
E non appena Jacopo lo prende sotto braccio avvicinando le labbra alla sua testa per posargli un bacio, stringo i pugni memore di tutte le volte che quel gesto lo ha fatto anche con me.
"Devo finire in cucina". Gli dice portandolo nel suo mondo e una furia cieca si abbatte su di me e prima di compiere qualche azione di cui poi potrei pentirmi sferro un calcio all'aria solo per sfogarmi.
"Immagino non sapessi che avesse invitato un amico".
Ed è in questi momenti che stringere le mani attorno al collo di mia mamma come fa sempre Homer Simpson con Bart mi verrebbe facile. "Milo non è me". Le dico stringendo gli occhi nella sua direzione, osando sfidarla a dire il contrario.
"Ne abbiamo già parlato quando è arrivata la telefonata del notaio quel giorno. Lui farà sempre parte di questa famiglia e non esiste che sarà il contrario".
Non capisco il suo fervore, ma so che non sta mentendo. "Questo significa che posso amarlo senza riserve". Mi volto a guardare l'unica donna che so mi appoggerà sempre in tutto. "E lasciare che anche lui lo faccia".
Sospira. "Questo significa anche che se combinate un casino poi dovete ricordarvi che sarete comunque una famiglia". Mi guarda addolcendo lo sguardo. "Andiamo a vedere se ha bisogno d'aiuto". Mi circonda la spalla con un braccio e assieme torniamo in cucina dove li troviamo a parlare con il sorriso sulle labbra e senza che me ne renda conto la pianta della gelosia inizia a crescere sempre di più dentro di me, innaffiata dal loro modo di interagire che una volta era dedicato solo a me.
Chiudo gli occhi per un secondo, forse due e quando li riapro gli occhi di Milo sono puntati su di me. Lo fisso senza nessuna espressione, senza volergliela dare vinta perché farmi vedere debole da lui non mi è di nessun vantaggio. Sostengo il suo sguardo malgrado questo mi costi uno sforzo enorme, ma Jacopo vuole me e proprio in questo preciso istante mi accorgo che anche Milo lo sa. Mi dico che posso sopportare la gelosia e quando lo raggiunge e gli si affianca sbirciando quello che sta cuocendo, mi ritrovo a invidiarlo perché può stargli vicino, lo può toccare mentre io devo ancora limitarmi a osservarlo da distante e a scambiare solo qualche parola quando è necessario, ma respiro e resisto, soprattutto quando si abbassa a bisbigliargli qualcosa all'orecchio che lo fa ridere apposta per farmi innervosire.
E mentre li osservo dentro la mia testa continuo a combattere con il mio cuore che fa da asse tra i sentimenti di Jacopo e il coraggio e quelli di Alex e la paura. Ingoio i miei pensieri e cerco di cacciarli più in profondità mi è possibile, consapevole però di dover scegliere.
Quando sento il campanello suonare nuovamente mi dirigo deciso verso la porta, aprendola. "Ehi". Saluto Alex.
"Buon Natale amore!". Mi prende il viso e mi posa un bacio sulle labbra, approfondendolo proprio sull'uscio, io dentro e lui ancora fuori.
Stringo gli occhi e il peso sul petto si fa sempre più pesante portandomi a pensare se non diventerò presto come una di quelle mosche morte che si vedono intrappolate tra due finestre a scuola e che prima di morire continuano a battere da una parte all'altre in cerca di una fuga.
Perché è proprio così che mi sento, incastrato tra due cuori che si scuotono per me.

STAI LEGGENDO
PERCHÈ SEI TU, NON PUÒ ESSERE SBAGLIATO
RomantizmJacopo dopo la morte della madre si ritrova costretto ad accettare la sua custodia da parte di una donna che non consce, ma che condivide ugualmente un pezzo della sua vita seppur indirettamente. Damen all'improvviso si ritrova ad avere un "fratell...