20. Jacopo - Ci sono mille modi per dirsi addio e il peggiore è restare

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Quando ho scoperto che avrebbe partecipato a un asta il mio cervello è andato completamente in corto circuito impedendomi di pensare lucidamente. Non volevo che passasse del tempo con qualcun altro, già era troppo quello che trascorreva con Alex e il solo pensare che avrebbe potuto conoscere qualcuno di interessante mi ha fatto fare la follia di spendere tutti quei soldi. 

Il giorno dopo nonostante l'umore a terra ho spiegato l'incidente a sua mamma, promettendole che le avrei ridato l'importo esatto non appena avrei iniziato a lavorare, ma non ha voluto saperne di riavere i soldi indietro sapendo che in ogni caso sarebbero serviti a fare del bene. 

Non è stato facile ammettere quello che avevo fatto, soprattutto perché con il mio gesto avevo silenziosamente ammesso quello che cercavo di tenere segreto.

"Se sei disposto a rischiare anche l'ultimo frammento di cuore che ti resterà, io sarò dalla vostra parte". Mi dice mentre sorseggia il caffè appoggiata al piano della cucina. 

"Non c'è già più niente". Ammetto, ricordando quello che ho detto a Damen solo poche ore prima. "Lui era indeciso e io mi sono tirato indietro". La guardo e mi domando come abbia fatto a capire così tanto di noi senza mai essere a casa, ma soprattutto come faccia a lasciarci vivere le nostre vite senza intromettersi. Chissà se lo fa per rimediare ai suoi sbagli, a quello che non hanno avuto il coraggio di fare le nostre madri. 

"Se lo ami e ti arrendi senza combattere hai già perso. Datevi del tempo, chiaritevi o scontratevi, osa, gioca sporco se serve, ma se vedi che continua a girare in tondo allora dagli una scossa". Mi fa l'occhiolino, regalandomi parole di conforto che solo una mamma potrebbe pronunciare con tanto calore. 

E non so cosa ho fatto per meritarmi lei, ma ora capisco perché mia mamma si sia innamorata di Sofia. Mi abbraccia stringendomi dolcemente tra le sue braccia e posando un bacio sulla mia testa che mi fa annacquare gli occhi. "Fidati di te". 

Ed è per le sue parole che alla fine mi sono deciso a giocare la carta della cena nonostante il mio intento iniziale fosse solo quello di non fargli conoscere qualcun altro. 

Organizzare tutto è stato abbastanza facile, soprattutto perché nell'ultimo periodo cercavamo di starci distanti per non scontrarci e devo ringraziare anche l'organizzazione che ha mantenuto l'anonimato fino alla fine perché se Alex avesse saputo che ero stato io a giudicarmi la serata tutto questo adesso non sarebbe stato possibile. 

Quando sento il campanello suonare sono agitato e sebbene più volte mi sia domandato se fosse la cosa giusta da fare, Milo mi ha convinto a non procrastinare. 

Prendo un respiro e poi abbasso la maniglia. Lascio che il buio della notte entri nel soggiorno e quando incontro i suoi occhi vi trovo la speranza che quello che pensava fosse vero. Non so per quanto tempo restiamo a guardarci, so solo che quando gli do il benvenuto la mia voce esce più roca di quello che volevo. 

Stringo i gambi dei fiori per fermarmi dall'abbracciarlo, deciso a fare le cose con calma per poterlo riportare da me una volta per tutte anche se so che sicuramente non basterà una sola serata. 

Mi faccio da parte e lo lascio entrare. Si toglie la giacca e me la sporge come se fosse sul serio mio ospite e adoro che sia entrato in questo ruolo perché mi sta dando la possibilità di fare il padrone di casa e di far procedere la serata secondo i miei piani. 

"Questi sono per te". Gli allungo i fiori che prende con mani tremanti. "Tulipani rossi". Sottolineo, ma solo perché so che ne conosce il significato. 

Li prende e resta a osservarli come se al loro interno racchiudessero tutte le risposte di cui ha bisogno. "Questa sera è solo nostra". Dico appena un po' più forte di un sussurro, ma la vicinanza gli permette di sentirmi chiaro e forte. 

PERCHÈ SEI TU, NON PUÒ ESSERE SBAGLIATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora