27. Damen - Il destino ti aspetta sulla strada che hai scelto per evitarlo

742 58 14
                                    

Quando apro gli occhi poco dopo aver fatto l'amore, lo trovo ancora accanto a me. Non sto sognando, non lo sto immaginando nella mia testa perché sebbene il suo profumo mi stia stordendo la mente, sotto il palmo della mia mano c'è ancora la sua pelle calda. Lo guardo, mi riempio gli occhi di lui e mi chiedo se finalmente possiamo fischiare la fine di questa partita decretando noi come vincitori finali. Perché, seppur in ritardo, ho scoperto che era Jacopo il solo che avrebbe potuto dare un senso di pienezza alla mia vita. 

"Smettila di guardarmi". Sussurra. 

Pensavo dormisse. "Ti amo". Butto fuori prima di ripensarci o di aspettare il momento adatto, perché è inutile continuare a cercare conchiglie in riva al mare con i piedi imprigionati dalla sabbia, quando quella che già tengo tra le mani so essere l'unica che potrà mai farmi sentire il rumore delle onde che si increspano al tramonto. 

Apre gli occhi e si volta verso di me. 

"Non dirmi che è presto, che è avventato o che è sbagliato, volevo solo che lo sapessi perché questo amore è troppo importante per me da non riuscire più a contenerlo". Mi guarda e ho paura di come potrà frenarmi, di quanti paletti metterà comunque tra noi dopo il modo in cui mi sono comportato. 

"Ti amo". Mi dice però, stupendomi. "E ho capito che non voglio restare fermo in quello che c'è stato rinunciando a godermi il presente". Mi sorride mentre mi accarezza con la punta delle dita una guancia. "Sicuramente abbiamo sbagliato e sicuramente avremmo dovuto comportaci meglio e anche se trovo questo nostro ritrovarci imperfetto, non ho più nessuna intenzione di mettere un freno ai miei sentimenti". 

Stringo le labbra e senza aggiungere altro mi butto sopra di lui e lo bacio sentendo nuovamente quel mare bruciare come al nostro primo bacio. 

"Domani parlo alla mamma". Gli dico tirandomi indietro e andando a toccare un punto che so essere dolente per lui. 

"Non serve, l'ho già fatto io". 

Inclino la testa. "Sa già tutto?". Domando. 

Annuisce e poi inizia a farmi il solletico facendomi scoppiare in una risata fragorosa senza inibizioni. Ci rotoliamo nel letto scalciando le lenzuola giù dal letto e a rincorrerci nudi con un cuscino in mano pronti a farci la guerra. Un sorriso che non si spegne e la gioia nel cuore che esplode in tutta la stanza. 

Quando crolliamo sfatti ho il fiato corto e la testa piena di domande. "Credi che tua mamma sarebbe stata d'accordo?". 

Si volta guardarmi ancora una volta. "Di cosa?". 

Indico prima me e poi lui. "Io e te assieme". 

"Se ci fosse ancora mia mamma quante sarebbero state le probabilità di incontrarci?". Risponde l'ovvio.

E non serve che lo dica perché so benissimo cosa sta pensando. Troppo diversi per appartenere allo stesso mondo. E mi sento morire mentre prende forma un immagine. Mi metto a sedere, le gambe incrociate e le mani in grembo che si tengono strette, le unghie a incidere la pelle mentre esprimo il mio pensiero. "Sono dispiaciuto per tua mamma, ma allo stesso tempo ne sono anche felice". Ho gli occhi lucidi e mi sento una merda in questo momento perché so benissimo che è solo perché lei è venuta a mancare che abbiamo potuto conoscerci, anche se non so ancora il come sia potuto accadere.

"Dovrebbe farmi incazzare il tuo egoismo, ma dopotutto non è andata poi così male come credevo sarebbe stata la mia vita da quel giorno in poi". Alza le spalle, come se la cosa non lo turbasse, ma so che dentro di sé una parte di lui sta soffrendo. 

"Da oggi sarò la tua famiglia". Gli dico, la voce piena di un sentimento mai provato. 

Lo vedo alzarsi dal materasso dove si era steso per poi rifugiarsi tra le mie braccia solo per nascondere quel pianto che lo ha sopraffatto e che ora lo sta facendo singhiozzare addosso al mio collo. Gli accarezzo la schiena ancora nuda in piccoli cerchi circolari cercando di tranquillizzarlo e di calmarlo. Ho sempre saputo della sua situazione, ma la verità è che prima di questo momento non l'avevo mai guardata appieno sotto una lente d'ingrandimento perché fin da quando ha messo piede in casa nostra, per me, mia mamma è diventata anche la sua e non lo avevo mai considerato davvero solo. Ma in questo momento mi rendo conto di quanto per tutto questo tempo abbia sofferto in silenzio dentro una casa che non l'ha visto crescere. 

PERCHÈ SEI TU, NON PUÒ ESSERE SBAGLIATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora