Giudizi Universali

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Li osservano da lontano, scrutando ogni loro movimento come un avvoltoio rapace piazzato non troppo lontano da loro. I "piccioncini" ridevano e scherzavano ignorandomi deliberatamente. Dentro di me quella forte gelosia, che non avevo mai provato prima, si faceva spazio a grandi falcate lacerandomi l'anima. Quel sentimento ignoto, che per molti era l'anticamera dell'amore, aumentava minuto dopo minuto di intensità facendomi mancare il respiro. I suoi sorrisi rivolti verso di lui mi uccidevano, e le attenzioni del professorino corredate di dolci sorrisi mi facevano impazzire. Avrei tanto voluto piazzare una scenata epica, ma io non ne avevo nessun diritto. Aveva regione il professore, io non avevo nessun diritto verso di lei, anche se morivo dentro ogni minuto passato ad osservarli. Non potevo sopportortare un secondo in piu quella scenetta smielata. Mi avvicinai a Paola, che nel frattempo beveva tranquillamente il suo drink al bancone, prendendola per mano e invitandola a ballare con me. Cosa che fece subito senza neanche replicare, se non con un sorriso di vittoria. Anita mi guardò subito interogativa, cercando di fare finta di niente rivolgendo le sue attenzioni al damerino. Sicuramente avevo la sua attenzione adesso, adesso che il corpo di Paola si strusciava senza inibizioni verso il mio, adesso che il mio sguardo si era come trasformato. Ero fuori di me, volevo colpirla, volevo farla ingelosire. E fu in quel momento, in quel fottuto momento, che maledissi la mia idiozia.

Lei, dopo aver sussurato qualcosa al professore, sì alzò di scatto, e recuperando il cappotto nero si incamminarono insieme verso l'uscita. Rimasi pietrificato. Non avevo pensato a questo scenario, ma soprattutto, non avevo pensato che lei potesse andare via così con lui. Lasciai Paola da sola in pista svincolandomi dalla sua presa e corsi verso di loro. Lei, fece segno al professore di proseguire prima di fermarsi davanti a me.

                              ***

« Anita... », sussurrò Dario con un filo di voce. Sicuramente la mia uscita di scena l'aveva colpito, ma mai quanto lui con la sua amichetta sulla pista da ballo.

« Io, io, vado via con Alessandro. Buona serata... », risposi alla sua domanda muta quasi sussurrandolo. Tutta quella situazione mi faceva stare male.

« Anita, non andare, io... »

« Ha ragione Alessandro. Tu non hai diritti su di me, come io non ne ho su di te... Torna dalla tua amichetta. Da come si struscia su di te, mi fa capire che siete andati ben oltre un semplice ballo... »

« Abbiamo scopato solo un paio di volte... »

« Complimenti! Ma io non volevo sapere i dettagli! », replicai sconcertata.

« Volevo essere sincero... »

« Beh, tieniti la tua sincerità per te! E poi, e poi ti ho già detto che tra noi non ci sarà mai niente! Quindi stasera può essere la tua serata fortunata con lei! Ti sta sicuramente aspettando con la bava alla bocca! Buonanotte signor Mancini! », gridai senza volerlo. Tutta quella situazione mi aveva destabilizzata, volevo solo andare via.

Entrai nella Porsche Cayenne bianca di Alessandro, senza dire una parola, ma nella mia mente, avevo un miliardo di parole tutte per il signor Mancini. Lo odiavo, e odiavo me stessa. Odiavo il fatto che mi faceva questo effetto, odiavo il suo sguardo magnetico che mi faceva fare qualsiasi cosa e odiavo la reazione che mi facevano i suoi baci. Dovevo smetterla di illudermi. Con lui non sarebbe cambiato nulla.

« È il tuo ex? », chiese Alessandro, rompendo finalmente quella catena di pensieri che affliggevano la mia mente.

« Cosa... ?»

« Quel certo Mancini, è il tuo ex? »

« No, no! Lui è solo un amico! »

« Un amico, che prova qualcosa per te a quanto pare... »

Ogni Parte Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora