Gabbia Di Cristallo

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« Ma cosa è successo?! » esclamò Mirko, vedendoci tornare in atteggiamento inequivocabile correndo verso di noi.

« Abbiamo avuto un'incidente... », risposi abbassando lo sguardo. Mi sentivo un vero schifo per quello che era successo ad Alessandro, e poi gli occhi di Dario non la smettevano di fissarmi.

« Ma in che senso incidente?! » chiese Saverio sorridendo, alludendo a qualcosa che sapeva solo lui, o che voleva far capire anche agli altri.

In un attimo, un silenzio imbarazzante calò fra tutti i presenti, facendomi mordere il labbro inferiore nervosamente. Il tutto fu notato subito da Dario che lanciò subito un'occhiataccia a Saverio prima di avvicinarsi a me preoccupato.

« Ma tu stai bene?! », domandò scrutandomi con i suoi meravigliosi occhi azzurri. I suoi occhi, mi facevano sempre tremare le gambe, soprattutto se erano a due passi dai miei.

« Si, si, io sto bene. E che sono rimasta chiusa dentro il bagno, e sarei rimasta lì dentro chissà per quanto tempo, se non fosse arrivato Alessandro... »

« Wow! Abbiamo un eroe! Sono quasi commosso! » esclamò Saverio, portandosi la mano sinistra sulla bocca come a trattenere le lacrime.

« Ok, fammi vedere cosa ti sei fatto. » disse Mirko, avvicinandosi ad Alessandro che nel frattempo si era seduto in una sedia di fortuna. Iniziò ad esaminare il piede guardandolo e muovendolo delicatamente verso l'alto.

« Così ti fa male? » continuò Mirko, spingendo verso la pianta del piede.

« No. »

« E in questo modo? » proseguì facendo roteare il piede.

« Un pochino... »

« Credo che non ci sia niente di rotto, è solo una storta alla caviglia. »

« Sia ringraziato il cielo! Adesso possiamo andarcene?! » esclamò Saverio, alzando le mani in segno di vittoria.

« Si, credo che la lezione si finita qui! » confermò Linda, ridendo anche lei alle battute comiche di Saverio.

Tutti piano piano si avvicinarono all'uscita tranne Dario, che mi guardava sottecchi come per capire quale sarebbe stata la mia prossima mossa.

« Allora andiamo? » chiese Alessandro, prendendomi per mano, regalandomi uno dei suoi sorrisi sinceri.

Annuii come una stupida, anche se sapevo che Dario, stava vedendo tutta la scena. Lo superai senza guardarlo in faccia, nella speranza di non alimentare nuovamente la loro faida senza senso.

« Aspetta, dov'è che andate? » domandò Dario, con voce seria e ferma.

« Signor Mancini, credo che non siano affari suoi! »

« No, infatti caro Alessandro, ma tu hai una caviglia slogata e non mi sembra il caso che tu ti metta alla guida, no? »

« No, infatti. Ma Anita è venuta con la sua macchina, quindi non c'è problema! Grazie per l'interessamento signor Mancini! Buonaserata! »

« Buona Serata Anita... » sibilò Dario mettendosi le mani in tasca.

« Buona Serata Dario... »

Lo guardai un ultima volta sorridendo amaramente. Con Alessandro, durante i miei deliri davanti al bagno, ci eravamo messi d'accordo in tal senso, quindi sapeva quello che diceva.

Uscimmo dalla porta scorrevole lasciandoci alle spalle Dario, e quel folle sentimento che provavo per lui. Mi faceva stare male, ma, dovevo farlo per me stessa, dovevo almeno provarci.

                               ***

Li guardai allontanare ancora una volta inerme, ancora una volta senza poter puntare i piedi e dire la mia. Io non avevo diritti, e potevo solo tornare a casa con la coda tra le gambe. Con Saverio al seguito, entrammo in macchina assaporando quella sigaretta che avevo acceso poco prima e che avevo disintegrato. Volevo andare solo a casa e ubriacarmi sul divano. In lontananza, dopo aver parlato con Claudia e Mirko, Ginevra, si avvicinava alla macchina di Saverio con un andatura da pantera. Ancheggiava guardandoci sensuale. Saverio acese l'auto facendo ripartire lo stereo con la canzone che avevamo ascoltato all'andata. Lei si avvicinò strisciando l'indice sul cofano della macchina aprendo la portiera passeggero dove mi ero accomodato un'attimo prima. La musica a tutto volume investìi pure lei che iniziò a ballare sullo sportello come se fosse un pallo di lap dance. Si strusciava sullo sportello ancheggiando muovendo le spalle a ritmo. Restai a fissarla come uno stupido, non mi aspettavo che fosse così provocante.

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