Cadere A Pezzi

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Aprii l'occhio destro strizzando il sinistro cercando di mettere a fuoco la stanza già piena di luce. Non sapevo che ora fosse, ma Anita non era più nel letto con me. Strisciai la mano dalla mia posizione prona sul materasso in cerca del suo calore. Volevo sentirla ancora vicina a me.

Tornai in posizione supina, aspirando ancora una volta il profumo della sua pelle sulla mia avvicinando il braccio al mio naso. Chiusi gli occhi inebriato da quel profumo di cannella che si faceva spazio tra le mie narici dolcemente.

Quella fragranza così dolce e femminile allo stesso tempo, richiamava nella mia mente il ricordo di lei. Il ricordo della notte appena passata, il ricordo dei nostri baci e delle nostre carezze. Sorrisi accarezzando le mie labbra con le dita andando avanti e indietro.

Era stata una notte meravigliosa, una di quelle che ricordi a vita. Deglutii a fatica la saliva che si era formata durante il mio andare a ritroso nella mia mente. Era stato tutto perfetto, tutto fottutamente perfetto. Ma adesso non sapevo cosa sarebbe successo, non sapevo cosa ne sarebbe stato di noi. Il pensiero mi stringeva un nodo in gola. Quel nodo che si ripresentava puntualmente ogni volta che la mia anima toccava la sua.

Mi alzai di scatto, sedendomi a bordo letto stringendo tra le mani i miei capelli. Non sapevo cosa fare. L'amavo e volevo stare con lei, ma ogni volta che tutto si materializzava davanti ai miei occhi quella fottuta paura faceva il suo ingresso congelandomi. Non avevo la forza di muovere un dito, non avevo la forza di respirare, non avevo la forza per lanciarmi finalmente senza remore tra le sue braccia.

Il rumore della macchinetta del caffè fermò Il flusso di quei pensieri deliranti facendomi capire che lei era ancora tra le mura di casa mia. Infilai immediatamente le mutande, i pantaloni e gli occhiali che giacevano ancora a terra, e mi fiondai verso la porta. Non prima di farmi prendere dal panico davanti ad essa. Cosa le avrei detto? Cosa avrebbe detto lei? Non lo sapevo. L'unica cosa certa, era che volevo cadere nuovamente dentro i suoi occhi, volevo annegare in quel oceano blu-verde. Con una forza che non sapevo di avere afferrai la maniglia della porta socchiusa e uscendo mi accorsi che lei era proprio davanti alla grande parete attrezzata a vista che padroneggiava al centro del mio salotto. In essa c'era tutta la mia vita. Riconoscimenti, libri, miniature di Harry Potter, e foto ovunque. Mi avvicinai a lei a piccoli passi quasi timoroso.

« Buongiorno. », sussurrai piano per non spaventarla.

« Buongiorno... », replicò girando il capo verso di me quel tanto che bastava per farmi tremare sul posto. Aveva raccolto i capelli in uno chignon di fortuna infilandoci dentro una delle mie penne stilografiche, e indossato il suo camicione ma senza chiuderlo. Era davvero bellissima.

« Scusami, mi sono permessa di prepararmi un caffè, altrimenti io la mattina non riesco a svegliarmi.», continuò tornando a guardare verso la il mobile dai colori scuri, come il resto della casa.

« Puoi fare quello che vuoi... », ribattei quasi inceppando quella parlantina che di solito mi contraddistingueva.

« Così, sei un fan di Harry Potter? », chiese quasi stupita mentre mi avvicinavo, per poi fermarmi ad un passo da lei guardando anche io verso le mensole.

« Mi hai scoperto! », affermai ridendo per poi continuare « Sono un nerd anche io, che ci posso fare! È uno dei miei limiti! »

« Non è un limite! Anch'io adoro Harry Potter, ho seguito tutta la saga grazie a mio nipote. »

« Bene, me ne ricorderò signorina Velletri. », risposi sorridendo incrociando le braccia al petto.

« Ho visto una miriade di foto, ti piace la fotografia? », domandò inchiodandomi con il suo sguardo curioso accennando un mezzo sorriso.

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