Connection

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Lo avevano chiamato 'incontro strategico'; Una mossa azzardata, nata dalle supposizioni di uno degli strateghi più influenti del regno shinobi, che per una rozza ironia della sorte era anche l'uomo al quale si era dichiarata e che le aveva spezzato il cuore. Cosa ancora più strana, era che questo fosse stato incaricato di scortarla tra le braccia di un tizio che conosceva appena e per il quale aveva iniziato a provare dei sentimenti, se così potevano essere chiamati.


«Davvero geniale!» borbottò la ragazza, sicura che il suo fastidio sarebbe volato via indisturbato, perso nel brusco turbinio di sabbia e vento. I cavalli sferzavano a gran velocità sulle dune desertiche, nitrendo rabbiosi ad ogni spinta di tacco degli shinobi: Denon, il purosangue assegnato a Shikamaru, risultava affaticato; pur essendo di stazza possente e alta, il suo movimento ampio e potente aveva iniziato a dare segni di cedimento, mentre il suo cavaliere se ne stava sulla sua groppa con sguardo arcigno, fisso sull'orizzonte. «È forte, ma non invincibile!» urlò la giovane accostandosi a lui: Akhal, la sua cavalla, non era mai riuscita ad avvicinarsi così tanto al purosangue, il che la diceva lunga sul suo stato. «Dobbiamo rallentare!» incalzò, mettendoci forse troppa verve in quelle parole. Lo sguardo scuro e intenso di
Shikamaru passò prima su di lei, poi sul povero Danon; infine lanciò un'imprecazione e fece segno alla truppa di rallentare.

Una scena che si ripeté fino all'imbrunire.

«Diamine!» lo sentì lamentarsi mentre scendevano da cavallo; effettivamente avevano cavalcato parecchie ore, ma l'inizio del sentiero alberato era ancora distante. «Siamo partiti troppo tardi» si giustificò lei, come se la colpa del ritardo fosse la sua. Shikamaru inarcò
un sopracciglio, dopodiché iniziò a dare ordini precisi alla truppa, in modo che il freddo pungente della notte desertica non li trovasse impreparati. Si accamparono così nel bel mezzo del nulla facendo appello a tutto ciò che si erano portati per sopravvivere: lo stomaco e le occhiate di Choji rendevano inquieti i cavalli che venivano puntualmente rassicurati da Temari; le carezze e le premure della donna sembrarono calmarli, ma resero irrequieti alcuni dei soldati fermatisi ad osservare il suo sorriso gentile; bastò una sola occhiata dello stratega per farli tornare ognuno alle proprie mansioni.

«Vai a dormire. Faccio io la prima ronda.»

Il tono di Shikamaru era duro e scostante. Temari non se la sentì di contraddirlo: sbuffò offesa e si ritirò nella sua tenda di fortuna. Stesa sul sacco a pelo, iniziò ad immaginare come sarebbe stata la sua vita una volta arrivata al palazzo di Shin. Per qualche strana ragione fu invasa dai ricordi di gioventù, di lei e dei suoi fratelli, e provò una profonda nostalgia. Si rigirò più volte e seppur stanca non riuscì a prendere sonno. Alla fine decise di uscire e di prendere una boccata d'aria fresca.

«Che freddo!» balbettò, dimenticatasi di quanto poteva essere gelida la notte nel deserto. Il fastidio fu però presto smorzato dalla bellezza del vasto firmamento che brillava sopra le loro tende: uno sciame di luci purpuree attraversava il cielo notturno trasformandolo in un paesaggio mozzafiato; la via lattea tagliava in due la volta celeste, dando modo a Temari di provare un dolce senso di eternità.

«Torna dentro. Si gela qui fuori.»

Il sordo silenzio fu tranciato dalla voce di Shikamaru. Temari abbassò lo sguardo, trovandolo a pochi metri da lei, avvolto in una coperta scura. Decise di avvicinarsi, stando attenta a non svegliare gli altri: non essendoci possibilità di accendere un fuoco, tutti i soldati si erano rifugiati nelle casupole, e infatti Temari poté udire i loro sbuffi attraverso le stuoie. «Dovresti dormire,» sussurrò una volta raggiunta la schiena dell'uomo. Si accovacciò di fianco a lui, stando ben attenta a non urtarlo con la spalla: Shikamaru non proferì parola, ma non sembrò scocciato della sua compagnia.

Il Suono della tua OmbraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora