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la prima cosa che sentii dopo il buio fu il cinguettio degli uccellini, dapprima solo un piccolo rumore, fino a poi diventare intensi e frastornarti. Forti cinguettii, come mai avevo sentito prima d'ora a causa dei potenti e travolgenti suoni di città.
Anche lo scorrere dell'acqua risuonava in lontananza, con il rumore delle foglie e del vento che lo offuscava.
Mi beai di quei suoni fino a quando la mia curiosità non prese il sopravvento.

Aprii lentamente gli occhi, ancora impastati come se avessi dormito per una giornata intera. Ci impiegai un po' a mettere bene a fuoco l'ambiente in cui mi trovavo.

un bosco. Un verde e fitto bosco. Gli alberi erano altissimi, per la maggior parte intorno a me erano pini, con gli aghi che cadevano e mi sfioravano o toccavano la pelle; in lontananza si potevano osservare altre infinite tipologie di alberi. Alcuni maestosi, altri invece meno imponenti; alcuni alberi comuni, come il cipresso per esempio, ed altri rari: tipologie che, se non avessi imparato a scuola, non conoscerei, come per esempio L'albero del drago, nascosto tra il vasto verde alla mia destra.

Sentivo ancora le gambe doloranti dal giorno prima. In un primo momento vagamente riuscii a ricordare che cosa fu accaduto quella notte, poi i pensieri ed i ricordi arrivarono da sé. La litigata dei miei genitori, lo schiaffo, la stancante corsa ed infine lo sconosciuto ragazzo. Com'è che si chiamava? Peter Pan, se la mia memoria non inganna.

Se in quel momento ero tranquilla, beata dell'ambiente pulito e della tranquillità assoluta che mi circondava, nell'arco di due minuti il mio umore cambiò totalmente. Non c'erano boschi nella mia città, a malapena avevamo degli alberi. Il battito iniziò a farsi più accelerato e la mente si riempì di domande. La prima cosa che il mio istinto mi disse di fare fu controllare se avessi qualche livido a me sconosciuto, o peggio, se avessi qualche segno di abusi. D'altronde mi ero fidata di un totale sconosciuto spuntato dal nulla in un parco abbandonato.

"ricordami per quale motivo hai accettato, Wendy!?"

non lo sapevo, avevo solo parlato senza ragionare, cosa che mai avevo fatto dato che il cervello ha sempre dominato nella presa delle mie decisioni.

Mi tirai in piedi, sgranchendo le gambe e le braccia, le quali sembravano ferme da più di dieci ore. Non ero mai stata in un bosco, ma avevo visto qualche film, quindi tentai di fare le cose che le protagoniste solitamente fanno quando si trovano nel bel mezzo di un bosco. Tentai di vedere se il ragazzo avesse lasciato qualche impronta, quando mi aveva abbandonato lì. Non trovai nulla, certo non poteva volare, ma probabilmente era passato così tanto tempo da eliminare le tracce. Chissà a casa, cosa mamma e papà stessero facendo, se avessero mandato qualcuno a cercarmi o se stessero ancora litigando per capire di chi è la colpa delle mie azioni. Chissà John e Michael, se stanno facendo qualcosa o se neanche sanno cosa è successo. Conoscendo i miei genitori, per non far capire che razza di persone sono, riuscirebbero ad inventarsi di tutto, anche una demenza mentale se fosse stato necessario.

Alla fine decisi di andare ad istinto e mi misi in cammino verso quello che, secondo la mia prospettiva, era l'ovest. Camminai senza troppa fretta, non sentivo rumori spaventosi di animali feroci, quindi il mio passo rimase costante. Per quanto non fossi abituata a camminare tra le radici e per quanto il mio vestito fosse decisamente non adatto per quell'occasione, stavo andando abbastanza bene. Cadetti solo un paio di volte a causa appunto del vestito che si impigliava in un qualche albero o cespuglio. Legai i capelli in una coda, avevo caldo ma non così tanto da iniziare a sudare. L'aria era fresca, con un leggero venticello che faceva leggermente volare il mio indumento e quei ciuffi ribelli marroni che non stavano al loro posto nella coda.

possessiveWhere stories live. Discover now