8

288 30 0
                                    

A svegliarmi fu il suono di un flauto. Era dolce, lo stesso che avevo sentito suonare da Pan la sera prima. La presi come una sveglia, quindi mi alzai ed iniziai a prepararmi. Dedussi che non c'era una doccia con cui lavarsi la mattina, quindi misi direttamente l'intimo ed uno dei vestiti che gli sperduti mi avevano procurato. Mi sistemai un po', indossando qualcuno dei gioielli che i bambini mi avevano creato, poi, velocemente, uscii dalla tenda. Erano quasi tutti raggruppati attorno alla tenda di Pan, quindi decisi di raggiungerli, affiancando poi Mike e Christian, un altro dei più grandi. Deglutii pesantemente notando il petto nudo del ragazzo in piedi sulla roccia. Le cose erano tre, o si era dimenticato che adesso aveva anche una ragazza nel gruppo, o lo aveva fatto apposta, o non gliene fotteva nulla.

<buongiorno sperduti>

<come ogni giorno andrete da Mike per gli incarichi giornalieri. Io e Jake partiremo verso l'ora di pranzo, quindi non cucinate per noi. > annunciò poi

I bambini sobbalzarono

<tranquilli, farà ritorno> specificò poi. Quell'affermazione fece tranquillizzare tutti, eccetto me. In che senso "farà ritorno"? C'era qualcuno che non aveva fatto ritorno? Perché non era rientrato? L'aveva ammazzato Pan?

Ad interrompere quei miei pensieri fu proprio il preso in causa.

<Wendy, appena Mike ti dirà le tue mansioni raggiungimi in tenda>

Io non feci nulla, solo un cenno indeciso con il capo, poi lui sparì all'interno della sua camera.

Sospirai e mi rivolsi a Mike per gli incarichi. Come prima cosa avrei dovuto sfamare le sirene. Certo, le sirene, come se esse esistessero veramente. La presi come una metafora e continuai a leggere il foglietto. Verso le dieci avrei dovuto preparare la colazione, a mezzo giorno il pranzo. La lista continuava con altre cose da fare che avrei letto dopo.

<buona fortuna> mi disse Mike. Gli sorrisi ed entrai nella tenda del ragazzo

Aprii le porte della sua tenda, trovandolo ancora a torso nudo dandomi le spalle. Non era la prima volta che vedevo un maschio a torso nudo, non ero neanche vergine, allora perché mi sembrava così imbarazzante quella situazione?

<tu forse non hai capito> disse lui dopo un momento di silenzio

si voltò, appoggiandosi alla sua scrivania e giocando con quelli che erano alcuni dei suoi anelli. Io nel frattempo ero rimasta praticamente davanti all'entrata, senza fare un passo di più.

<tutto questo, non è uno scherzo>

<si certo e le sirene che devo sfamare sono reali> dissi dopo poco

lui scattò avvicinandosi. Mi prese una mano e se la mise sul petto

<sono reali tanto quanto me>

poi la sposto più in basso, andando sugli addominali

<ti sempre abbastanza reale dolcezza?> disse in un sussurro fissandomi negli occhi

Deglutii, forse anche troppo pesantemente, maledicendomi per quei pensieri impuri che stavo avendo in quel momento. Non era colpa mia, ero nel bel mezzo della pubertà, gli ormoni erano a mille. Ritrassi immediatamente la mano, liberandomi dalla sua presa.

<che c'è? ti metto in imbarazzo wendy?>

mi sentii provocata. Odiavo quando le persone mi provocavano. Odiavo quando qualcuno non credeva alle mie potenzialità ed ero sicura che Peter Pan mi credesse una cretina inutile, incapace di fare tutto. Quella volta fui io a riavvicinarmi, mai troppo però.

<neanche un po'>

<ah si? Avresti paura di far del male ad una mosca> disse toccandomi i capelli

voleva giocare a provocarci? ok

mi avvicinai a lui ancora di più, arrivando a pochi centimetri da quella che era la sua faccia

<testami> dissi decisa guardandolo negli occhi. Mi stavo cagando sotto, letteralmente. Da fuori potevo pur sembrare sicura ma mi pentivo di qualsiasi cosa io stessi dicendo nello stesso esatto momento in cui le parole lasciavano le mie labbra. Lui inclinò la testa ghignando. Ci fu un momento di totale silenzio in cui lui mi squadrava completamente da capo a piedi, toccandosi il mento come per osservarmi meglio mentre pensava. D'un tratto, quando meno me l'aspettavo, mi prese per i fianchi avvicinandomi a lui. Le labbra erano a centimetri di distanza. Per quanto i miei pensieri si stavano facendo sempre peggiori, avevo capito il suo gioco, non ero ingenua, quindi rimasi ferma nella mia posizione. Lui ne rimase palesemente colpito. I respiri si mischiarono, gli occhi rimasero incollati. Sentivo la stretta delle sue dita intorno ai miei fianchi, era salda, come se non avesse intenzione di staccarsi. Invece mi lasciò andare allontanandosi. Io ero più che soddisfatta di come avevo gestito la questione.

<questo non è il mondo che conosci tu Wendy. Non è il mondo dove sei cresciuta>

io non capivo

<qui, tutto quello che da voi è considerato "innaturale" o "impossibile" è normale. Le creature mitologiche esistono veramente e non c'è via d'uscita> iniziai a spaventarmi, seppur' io non credessi a nessuna delle sue parole

<da quando hai detto "si" tu> e mi puntò il dito contro

<come tutti questi bambini>

<appartenete a me> finì puntando il dito verso se stesso

<intesi?>

continuai a fissarlo negli occhi, non sapendo come rispondere. Così usai l'arma che meglio conoscevo, l'ironia.

<certo sua maestà> risposi facendo un inchino e girandomi per andarsene

<non sto scherzando wendy!> mi rimproverò quando ero di spalle

<neanche io Pan> e poi uscii dalla stanza

possessiveWhere stories live. Discover now