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Dopo quella esclamazione meravigliata del ricciolo magrolino, un fruscio di voci si innalzò tra i ragazzi. Sembravano i miei gruppetti di spettegolezzi a scuola, quelli che si alzavano quando "quella" ragazza emarginata faceva la sua entrata in classe. Io li guardavo senza dire una parola, sperando che fossero loro ad attaccare discorso per primi. Ad un tratto, tutto quel brusio cessò spaventosamente. Il ciccio prese coraggio, si alzò e venne verso di me.

<t-tu devi essere W-Wendy..> disse

Avendo vissuto con un balbuziente per gran parte della mia vita ero in grado di riconoscere quando qualcuno era afflitto da quella malattia. Questo bambino non lo era; era semplicemente spaventato e, a spaventarlo, ero proprio io.

<si> risposi

Continuavano tutti a fissarmi, come se fossi una visione, un angelo caduto dal cielo. Tornò quell'imbarazzante silenzio, poi, il bambino, parlò nuovamente

<d-devi avere fame> questa volta sembrava molto più sicuro di quello che doveva dire. La voce non tremava più, non aveva parlato in un sussurro.

<vieni, abbiamo avanzato un po' di petto di pollo per te>

Il bambino mi porse la sua mano. Era sporca di terra, ma sembrava scortese rifiutarla, quindi posai delicatamente la mia sopra di essa e mi lasciai guidare. Mi fecero posto su uno dei tronchi e mi porsero il piatto con un po' di pollo allo spiedo all'interno. Supposi che in quel posto non ci fossero posate o buone maniere a tavola, quindi mi feci forza ed addentai il petto. Nonostante fosse freddo, era buono. Tutti però continuavano ripetutamente a fissarmi.

<vi prego, non abbiate timore, fate come se non ci fossi> li pregai io, sentendomi a disagio

Notai i loro visi sorridere, per poi ricominciare a parlare come facevano prima che mi vedessero. Nel frattempo, io finivo io mio cibo e mi dissetavo. Avevo bevuto un po' dell'acqua del fiume prima, ed ora, dissetandomi nuovamente, constatai che era la stessa acqua. In tutto questo però io non avevo ancora visto Peter.

<ei, ciccio> chiamai il ragazzo che mi aveva accolta

Lui si girò. Avevo paura che le mie parole lo avessero ferito, ma dal suo sguardo capii che era abituato ad esser chiamato così, come se fosse il suo soprannome.

<tu conosci Peter Pan?> gli chiesi

Lui sbarrò gli occhi

<non chiamarlo così!> mi rimproverò

<a nessuno è consentito chiamarlo con il suo nome. Devi chiamarlo "capo">

"Capo"? Davvero? Non avevo la più pallida idea di dove fossi finita, ma di certo non avrei iniziato a chiamare colui che mi aveva "rapita" capo.

<e dov->

cercai di fare un 'altra domanda ma il ragazzo cicciottello mi zittì. Tutti si alzarono in piedi e si raggrupparono a destra del fuoco. Io ero bloccata nella stessa posizione, e sarei rimasta lì se un altro dei bambini non mi avesse preso la mano per tirarmi accanto a loro. Non sapevo le regole di quel posto, sempre se ci fossero regole, quindi non avevo la più pallida idea di cosa fare. Sentii i bambini imitare con la bocca il suono di un flauto, poi, quando ebbero finito, ci fu un assolo di flauto proveniente dal ramo di un albero davanti a noi. Alzai la testa, così come fecero tutti, e lo vidi. Peter Pan. Sussultai socchiudendo le labbra. Il ragazzo mi fissava, con quel ghigno da playboy addosso.

<ci hai impiegato meno di tutti loro, complimenti> disse, rivolgendosi a me e facendo un finto inchino.

<dove mi trovo?> gli chiesi, tranquilla, forse con un briciolo di amarezza nel mio tono di voce.

Lui balzò giù dal ramo e si avvicinò al gruppo

<benvenuta, sull'Isola che non c'è!> esordì

Non avevo mai sentito parlare di quest'isola prima d'ora. Non era qualcosa che si studiava nei libri. Continuavo a non avere idea di dove fossi e questo mi dava davvero sui nervi

<ora, prima di andare tutti a dormire ci sono un paio di cose che devi sapere>

<Loro sono i miei bambini sperduti, avrai il tempo di conoscerli domani a colazione. Mike ti dirà le mansioni che dovrai svolgere, così come tutti i bambini> parlava gesticolando e muovendosi avanti ed indietro. Mike era un ragazzino dai capelli rossi, con la pelle pallida e tante lentiggini sparse sul viso. Lui mi sorrise segretamente come per presentarsi ed io gli feci un cenno con il capo per rispondere.

<In questo poso, io prendo le decisioni, non osare disubbidire alcuna regola, altrimenti gabbia> e indicò una delle tre gabbie attaccate ad i più alti rami. Sobbalzai. Dove diavolo ero finita? Sapevo di aver fato una cazzata accettando la sua proposta, ma iniziavo ad aver paura di quello che mi sarebbe potuto accadere.

<non rubare ai tuoi compagni, non mangiare cibo dalla dispensa fuori orario, non avventurarti al di fuori dei segni bianchi senza il mio permesso, ma soprattutto, non fare domande a cui non vuoi veramente una risposta. Inoltre, io per voi bimbi sperduti sono "capo", non chiamarmi con il mio vero nome> Tornò a fissami e si avvicinò pericolosamente, come al parco.

<tutto chiaro, dolcezza?> mi spostò una ciocca dietro all'orecchio squadrandomi il corpo. Io feci un passo indietro allontanandomi dalle sue mani. I bambini sobbalzarono, alcuni si portarono una mano alla bocca colpiti dal mio movimento

<tutto chiaro, Peter pan> risposi per provocarlo

Il suo sguardo si fece duro, gli occhi diventarono rossi per un nano secondo, poi ghignò. Si voltò e sparì nel buio del bosco.

mini angolo autrice:
eii, vado dritta al punto, sto avendo problemi con la email, quindi se non rispondo ai commenti sapete il motivo <3

possessiveWhere stories live. Discover now