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respirai veramente solo appena lui sparì. Non seppi esattamente dire dove avevo trovato tutto quel coraggio. Solitamente eseguivo gli ordini, ho sempre avuto una rigida istruzione, quindi ero abituata a fare tutto quello che mi veniva detto alla lettera. I bambini sperduti si avvicinarono a me, sbalorditi dal mio comportamento. Probabilmente prima di me nessuno aveva mai osato rispondere così a quello che si presentava come loro "capo". Ma io dico, quando vai al lavoro hai un capo, eppure quando lo chiami usi il cognome, anche il nome se si è in confidenza.

<vieni, ti abbiamo fatto una tenda> mi disse uno dei ragazzi, di cui ancora non sapevo il nome.

Mi guidarono verso la mia tenda. Le tende per dormire erano leggermente più spostate da quelle che avevo visto al campo. Erano tutte uguali dall'esterno, ma all'interno dovevano rispecchiare la personalità del bimbo sperduto che l'abitava. Quella al centro era quella di Pan, ovviamente, mentre quelle che la circondavano erano le nostre, almeno, così mi avevano raccontato mentre mi guidavano verso la mia.

<non ti conoscevamo quindi non sapevamo come arredarla, speriamo che ti piaccia comunque> disse Thomas, uno dei più piccoli.

Iniziai a vagare per la tenda. Era molto più spaziosa di quel che sembrava da fuori. Aveva un palo al suo interno, più precisamente al centro, per reggerla in piedi. Il tendone era marroncino, così come tutti i mobili. Dentro mi avevano messo molti accessori: qualche fiore sparso qua e là, sulla scrivania avevano lasciato un portagioie con uno specchio, il letto era coperto da rosee lenzuola. Il materasso, per quanto fossi abituata a quelli lussuosi della mia villa, era molto più comodo di quel che mi aspettassi. Mentre esploravo la esploravo però continuavo a chiedermi dove avessero trovato tutti quegli oggetti. I fiori ok, eravamo in un bosco, ma i gioielli in perle erano impossibili da trovare tra gli alberi

<è perfetta> risposi continuando ad osservare i gioielli

<quelli li hanno fatti i bambini più piccoli, hanno aperto le ostriche del mare ed hanno creato quei gioielli> mi informò Mike.

Per poco non mi commossi. Non sapevano neanche chi io fossi eppure mi trattavano come se fossi una specie di dea. Mi sentivo anche quasi in colpa, se tutto questo era un gioco come pensavo io, li avrei prima o poi dovuti eliminare, anche se sembrava che alcuni di loro fossero lì da tanto.

<grazie mille davvero> dissi con il cuore

i bambini ed i ragazzi sorrisero.

<andiamo è ora di dormire>

<nell'armadio ci sono alcuni vestiti come cambio> mi informò un altro dei più grandi, Alex se non sbaglio.

Uscirono tutti dalla tenda lasciandomi finalmente sola. Controllai i vestiti che mi avevano lasciato ed erano tutti abiti. Ammetto che speravo in qualcosa di più comodo per stare in un bosco, ma non avrei mai avuto il coraggio di lamentarmi, non quando tutti sono stati così dolci con me fin da principio. Oltre al cambio avevano lasciato anche una vestaglia, quella per la notte. Senza pensarci due volte torsi l'azzurro abito e lo misi dentro la cesta per i vestiti sporchi. Indossai poi il bianco pigiama e mi sedetti alla scrivania. Iniziai a togliere tutti i gioielli ed a posizionarli accuratamente nel porta gioie. Slegai finalmente i capelli dopo una lunga giornata e mi misi a letto. Non riuscii ad addormentarmi subito.

Avevo tanti pensieri per la mente. Era la prima notte che non passavo leggendo le storie a Michael. Sarebbe riuscito ad addormentarsi senza di me? Mamma e papà si staranno prendendo cura di lui e di John? E quest ultimo è riuscito a superare quel compito di fisica per il quale lo avevo aiutato a studiare? Era incredibile come io mi preoccupassi per quelle due pesti senza neanche accorgermene. Non avevo mai detto loro "vi voglio bene" e loro non lo avevano mai detto a me. Non avevamo bisogno di dirlo, a noi bastava dimostrarlo con i gesti, quei piccoli gesti che non eravamo abituati ad avere. Io e John ci passiamo due anni di differenza, siamo sempre andati molto d'accordo, qualsiasi cosa io la facevo solo ed esclusivamente con il mio fratellino accanto. Quando arrivò Michael questo rapporto non cambiò, rimase sempre lo stesso, solo che avevamo aggiunto un piccoletto urlante nel nostro duo. Non sapevo perché, nonostante i nostri genitori litigassero ormai da tempo, avessero deciso di tenere Michael. Onestamente, io e John avevamo anche suggerito a mamma di abortire, non potevamo far nascere in quella casa un'altra povera piccola anima. Loro, da un parte fortunatamente, non ci ascoltarono e sei mesi dopo nacque l'ultimo, per ora, della famiglia Darling.

possessiveWhere stories live. Discover now