-Alzati!-
'Che succede?' Penso intontita dal sonno.
-Ho detto alzati!!!!- sento un rumore di scarpe che si muovono. Un dolore pungente si propaga lentamente sotto lo stomaco: quando si è assonnati si percepisce tutto più distante e in ritardo.
Lancio un urlo soffocato. Alla fine mi costringo ad alzare.
Mi preparo, si fa per dire, e vengo portata su un Hovercraft, scortata da due guardie del distretto 13 che mi incutono un certo timore.
-Dove stiamo andando?- domando.
-In un posto molto brutto!- Ghigna velenoso uno dei due uomini.
Sbuffo.
Lo squadro da cima a fondo: crede di farmi paura con queste frasi che si dicono ai bambini.
La rivoluzione e la prigionia mi hanno costretta ad abbandonare quello strato di superficialità e ignoranza infantile che mi faceva credere a tutto: ora non do più retta a queste cose. Mi chiedo solo se io sia pronta per affrontare il mio futuro.
-Jim, per favore!- L'altra guardia lo canzona.
-Che c'è? Non posso nemmeno divertirmi?- ridacchia Jim.
Mi guardo nel riflesso di un finestrino: sono pallida e ho dei graffietti sulle mani. Cerco di piegarmi, ma il colpo assestatomi poco fa è doloroso.
Sorvoliamo Capitol City. Pullula di macerie e volute di fumo.
Mi viene da piangere.
Atterriamo presso una struttura costruita alla bell'e meglio, con calcestruzzo e mattonelle cupe di un colore brutto: come la morte.
Speravo che l'alloggio fosse...come dire...meno raccapricciante.
Speravo che mi avrebbe fatto ricordare la mia casa e non una topaia!
Ma forse è giusto così, meglio non rievocare pensieri di un momento migliore, soprattutto in circostanze come queste.
Vengo a conoscenza del mio compagno di "pianoabitativo", se così si può definire, solo pochi minuti prima della sfilata.
-Ciao! M-mi chiamo John...e tu?-
-Io sono Celestia. Piacere!- gli porgo la mano e lui la stringe con la sua. È gelida: deve avere paura.
Per la cronaca, la sfilata non prevede la presenza di carri trainati da cavalli
Ci hanno lasciato scegliere il vestito da indossare tra quelli conservati in uno stanzino: l'ironica parodia delle NOSTRE usanze mi fa ridere amaramente.
Pesco degli abiti a caso: un paio di pantaloni neri molto larghi e una maglietta di un colore sbiadito con le maniche in parte strappate e sgualcite.
Ciò che attrae la mia attenzione tuttavia è una luce all'interno dell'ammasso di vestiti. Comincio a scavare forsennatamente, non curandomi dell'odore ripugnante che quegli stracci emanano. Alla fine la trovo. Mi ritrovo in mano un ferma capelli di vetro, con la sagoma di una farfalla di un blu intenso e con delle striature azzurre e di dimensioni medio piccolo.
È stupendo. Penso meravigliata.
Con avidità misto a felicità nascondo il piccolo oggetto: è mio e di nessun altro.
Una sirena segnala l'inizio della "sfilata".
Tutti i tributi camminano lungo un corridoio di una sala che odora di muffa, costeggiato in entrambi lati da una ventina di persone vestite di grigio e con lo sguardo spento, a cui si alternano dei soldati con lo sguardo arcigno.
Il silenzio dei primi, cupo e funesto, mi sta uccidendo: non posso credere che quella sia la mia gente!
-Benvenuti tributi, ora vedrete quello che siamo stati costretti a patire per causa vostra. Finalmente il trionfo di Panem è giunto!!- esordisce la presidente Paylor molto concisa.
Non ascolto nulla. Le orecchie sono ovattate. Guardo un punto del pavimento sudicio e aspetto che questo momento finisca, estraniandomi dalla realtà.
Finita la sfilata, vengo condotta in una cella comune dove servono del pane e dell'acqua.
Tengo lo sguardo basso e comincio a sbocconcellare un pezzo di pane secco. Ad un tratto: -Ciao! Mi chiamo Laila e lui è Rai!-.
Una ragazzina quasi della mia età, robusta e dai capelli scuri, mi sorride indicando se stessa e il ragazzo di fianco a lei, quest'ultimo magro e slanciato, dalla chioma bionda e spettinata.
-Ciao! Ehm...io sono...- non conosco queste persone, e ho paura che la fama di "nipote del Presidente" possa causare ira e influire negativamente anche sulla mia sorte nell'arena, ma da una parte è meglio essere sinceri da subito per evitare ulteriori intrighi.
Che faccio?
-Ehm...mi chiamo Celestia!- Ecco, l'ho detto.
-Piacere! Mm...il tuo viso ha qualcosa di familiare...ah! Ma certo! Tu sei...- questa volta è Rai a parlare.
-Beh...sono nipote...di...S-Snow!-.
Entrambi rimangono leggermente stupiti, ma poi annuiscono sorridendo.
-Voi da dove venite?-
-Siamo fratelli. I nostri genitori erano carpentieri, avevano un negozio di arazzi infondo al Corso G. Cook, vicino ad una farmacia.- dice Laila.
-Avevano?...Ah capisco.- sono orfani, un po' come me.
-E tu invece?- mi domanda.
-Beh io...ho una zia, i miei genitori se ne sono andati quando ero molto piccola. Vivevamo entrambe nel palazzo del nonno, lei non lavorava, il che un po' mi dispiaceva.
-E perché?-
-Perché aveva più tempo da dedicare a me. Il che significava più critiche sulla mia condotta, sulle mie abitudini. "Non fare questo...non vestirti a quel modo...sii più composta!"- ridacchio cercando di imitare zia Marion. Devo ammettere che mi riesce proprio bene.
Scoppiano a ridere anche loro.
Cominciamo a parlare dei nostri interessi, rompendo quell'atmosfera d'imbarazzo, tipica di quando ci si è appena conosciuti, e quasi dimenticando la dura realtà e il futuro incerto che ci aspetta.
Sono due ragazzi semplici, con loro posso scherzare e parlare di quello che voglio senza la paura di essere giudicata. Inizio a gustare, almeno per poco, la bellezza dell'amicizia.
Quella sera dopo cena, mi sdraio sullo scomodo letto e comincio a piangere.
La notte è il momento peggiore. Nell'oscurità ti assalgono tutte le preoccupazioni a cui durante il giorno non si presta attenzione perché si è distratti da altri pensieri.
L'impotenza alimenta quel senso di angoscia frenetico.
-Non voglio morire!- bisbiglio, cosciente del fatto che nessuno mi senta.
Mi addormento dopo un tempo che non saprei stabilire in termini di minuti, o ore.
L'unico pensiero che mi consola è l'idea di aver trovato degli amici.
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Io e Capitol City
FanfictionUna fan-fiction che narra sotto forma di flash-back gli attimi precedenti e seguenti i 74° Hunger Games, che hanno acceso la scintilla della ribellione di Panem, soffermandosi sul mondo dei bizzarri e tanto odiati abitanti di Capitol City, e sulle c...