Capitolo 2

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I giorni seguenti passarono come la proiezione di una pellicola di diapositive. Gli strilli di zia Marion, la scuola, le mie numerose scaramucce con Alixana, tutto fino al giorno fatidico: la mietitura.
Tutto si susseguì in modo regolare e meticoloso.
Prima il raduno della popolazione giovanile dei distretti e in seguito la registrazione di ognuno. Punzecchiavano il dito di tutti, ciascuno lasciava una chiazza scarlatta su un area circoscritta del foglio con accanto il proprio nome: un po' doloroso e insolito.
Tutto avveniva sotto l'attenzione di squadre di Pacificatori con armi da fuoco cariche e sotto le telecamere accese che inquadravano la gente dall'alto soffermandosi sui giovani travolti da un attacco di panico improvviso, i quali cominciavano a lacrimare emettendo forti singhiozzi e con la fronte corrugata: non esiste fine al sadismo!
Tuttavia confesso che non mi dispiaceva osservare la reazione di ciascun ragazzo o ragazza. La paura di una morte imminente fa reagire ognuno in modo diverso, non esiste uno schema definito e questo rende tutto molto intrigante.
Ad un certo punto inquadrarono una ragazzina del distretto dodici. Stava piangendo in mezzo alla frotta di persone vestite con abiti bigi e sciupati. Lei aveva i capelli biondi raccolti in due lunghe trecce, avrà avuto la mia età. Vidi una ragazza, forse sua sorella, andarle incontro rassicurandola con un abbraccio e qualche parola.
Ora la ragazzina non piangeva più e nonostante il suo volto ritraesse ancora un'espressione atterrita e sconsolata, sembrava essersi calmata: entrambe sembravano sollevate!
Possibile che gesti così semplici avessero avuto un effetto così dirompente!?
Fui presa da un sentimento di rancore. Anch'io avrei voluto avere accanto una persona speciale che mi facesse sentire meglio nei momenti di sconforto, anch'io avevo bisogno di quella presenza affettiva che mi era stata negata da quando ero venuta al mondo. La superficialità, la caparbietà e il costante desiderio di ricchezze materiali, erano sentimenti tipici di noi capitolini ed erano stati proprio questi ad alimentare la mia "fame" di affetto. Dentro di me sentivo una voragine aprirsi, anche se forse non era nuova
Tentai di distrarmi da quei pensieri struggenti: non avevo bisogno di affettoavevo tutto ciò di cui avevo bisogno, e anche di più.
Essendoci dodici distretti mi era impossibile guardare tutti e dodici gli schermi in contemporanea. Mi concentrai sul distretto 2, il mio preferito: vinceva quasi tutte le edizioni dei giochi.
Vennero estratti dalle bocce di vetro una ragazza dai capelli corvini e il sorriso sadico, e un ragazzo sulla quindicina, che fu subito sostituito da un altro...tipico! In distretti come l'uno e il due, i volontari erano frequenti. I ragazzi e le ragazze sin dall'età infantile venivano allenati per gli Hunger Games, diventavano delle vere macchine da guerra; e non solo nell'aspetto ma anche nello spirito. Ho sentito dire che vengono denominati "Favoriti". Il nome non è casuale.
Il volontario era un ragazzo alto e slanciato. Salì le scale a testa alta, si intuiva dal portamento che non era affatto spaventato da questi giochi mortali. Sembrava letale, ed era anche abbastanza attraente, avrebbe potuto vincere senza difficoltà.
Un grido attirò la mia attenzione, osservai lo schermo contrassegnato dalle cifre "12". Ebbi un lieve sussulto. La bambina dai capelli biondi...era stata estratta. Si stava dirigendo verso il palco di fianco al palazzo di Giustizia, ma la sorella si oppose sbraitando: "Mi offro volontaria!!!". Ci fu scompiglio seguito da un leggero brusio tra la popolazione.
Sentii una vampata di calore invadermi le guance, gli occhi si inumidirono. Cacciai indietro le lacrime. Non era giusto! Perché lei si era offerta volontaria? Perché la bambina aveva qualcosa, qualcuno, che la amava a tal punto da andare incontro alla morte al posto suo?
Mi assalirono tutte queste domande di colpo, gli Hunger Games...forse non erano così esilaranti. Dietro tutta quella scena, le scommesse, la parata dei tributi, c'era un destino funesto che attendeva 23 ragazzi innocenti. Provai un lieve furore, non solo per l'ingiustizia di questi giochi, ma per il fatto che avessi maturato in così poco tempo un pensiero degno di un ribelle. Perché non potevo godermi i giochi e basta?
Rimasi scossa per tutto il giorno da questa orribile preoccupazione. Fino alla parata dei carri dei tributi, quell'anno il distretto 12 non passò inosservato come le scorse edizioni.
La ragazza e il suo compagno indossavano delle tute che stavano andando letteralmente a fuoco. Di certo tutti avrebbero parlato di loro. Certo, fino alla loro morte.
Non bastava un vestito appariscente a garantire la vittoria degli Hunger Games!
Quella ragazza, Katniss, come si chiamava, mi dava sui nervi! Solo in seguito mi accorsi che la ammiravo. Lei era determinata! Aveva rinunciato alla sua vita per quella della sorella Primrose.
Vinse i giochi.
O meglio vinsero i giochi...
Katniss Everdeen e il suo compagno di distretto Peeta Mellark. Non potevo crederci: il distretto dodici, il più remoto, aveva non uno ben due vincitori. L'arena era stata cruciale, come sempre, le probabilità che due ragazzi mal nutriti vincessero erano davvero scarse.
Avevano vinto grazie a Katniss, che sembrava essere a suo agio tra i boschi, e anche alla fama di "sfortunati amanti". Erano davvero innamorati, il loro era un legame speciale. Tutta Capitol City smaniava per loro.
Tutti tranne il nonno.
I due infatti avevano minacciato il suicidio, se non avessero potuto vivere entrambi.
I capitolini lo avevano interpretato come un gesto di folle amore.
Tra i distretti invece, era divenuto la scintilla di speranza, l'emblema che avrebbe compromesso la pace, smantellando il fragile sistema burocratico, portando alla rivolta Panem.
Io ero più scettica, dopotutto Capitol City era riuscita a tener a bada i distretti per tutti quegli anni, e così sarebbe stato in futuro!

Io e Capitol CityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora