Girai il pomello dorato e lucido, la porta si aprì. Mi travolse una fragranza acre di vaniglia mescolato a rosa. La poltrona di velluto scarlatto si animó, come per magia.
Nella parte cava sedeva un anziano decrepito, che malgrado la sua tarda età, era la mente geniale che deteneva tutto il potere: il fulcro.
Si schiarì la voce tossicchiando -Mi fa piacere che tu sia venuta, cara-
-Buon giorno, nonno!-
-Sei sempre così cordiale. Ma veniamo a noi, non a caso ti ho convocata nel mio studio.
Come ben sai manca ben poco...-
-...già...- Mugugnai sopra pensiero. Compresi subito cosa volesse dire, con quel suo fare cauto e subdolo, quel parlare e non parlare, lasciando intendere il seguito della frase. Una volta avevo letto un romanzo di un conte molto importante, che otteneva sempre ciò che desiderava toccando i "tasti giusti" e aveva lo stesso atteggiamento del nonno.
-Per tale motivo!- Esordì, facendomi riemergere dai miei pensieri -Ho deciso...di farti un regalo!- Evviva...okay emozioni a parte. Sorrisi, tentando di manifestare almeno un po' di felicità. Confidavo in un regalo degno del mio nome, l'anno precedente avevo ricevuto un insulso scaffale in mogano, adornato di tovagliette in pizzo che per ripicca avevo scalfito con un coltellino.
Il nonno afferrò una campanella delle dimensioni di una mela, la agitò lievemente e dalla porta entrò un uomo. Era alto e magro, avrà avuto all'incirca 30 anni, lo si intuiva dal sorriso sostenuto, anche se il trucco pesante e calcato sulle gote lo invecchiava parecchio. Indossava dei pantaloni neri con una felpa della stessa tonalità, s'intravedeva un lembo di maglietta gialla che contrastava incredibilmente col resto dell'abbigliamento, ma allo stesso tempo richiamava il colore del mascara.
-Ciao Celestia!- Ah già, mi chiamo Celestia Snow, ho undici anni, sono una delle persone più importanti della mia città, grazie anche al mio cognome. Modestia a parte sono adorabile, o almeno questo è quello che mi ripetono in continuazione...beh non c'è nient'altro da dire.
-Mi chiamo Will!- Continuò -Sarò il tuo stilista personale- aveva una voce orrenda, parlava in falsetto con quell'accento capitoliniano identico a zia Marion. Non tutti a Capitol City usano quel tono acuto, ormai sta passando in disuso per via del fatto che sempre più persone riconoscano la sua futilità.
-Piacere mio...- risposi.
-Lui è incaricato di realizzare un abito su misura per te. Ora se volete scusarmi devo occuparmi del mio roseto, con permesso-.
Uscì dalla stanza lasciando me e quel babbuino incipriato da soli.
-Dovrò sottoporti ad un piccolo test, per verificare che tipo di persona sei, e quindi, quale abito è adatto a te!-.
Io annuii.
Finita quella serie di domande mi salutò, promettendo che sarebbe tornato presto con l'abito.
Passarono un paio di giorni prima che tornasse con un sacco in tela. Squarciai a metà il sacco e...cosa!?
Non riuscivo a crederci. Davanti ai miei occhi c'era un semplice abito a spalla larga color pesca, col corpetto rigido costellato di perline che disegnavano piccole spirali, un nastro legato a mo' di fiocco e una gonna che scendeva morbida fino alle ginocchia. Possibile che un tipo così, avesse ideato un abito così poco barocco? Dove erano i lustrini, le balze, i bracciali? Era questo il "regalo" del nonno!?
Will si accorse della mia espressione poco convinta infatti mormorò
-È...tutto a posto?-.
"Certo che no, citrullo!"
-Ehm...si.-. Risposi.
-Ah! Che sbadato! Quasi dimenticavo-.
Ridacchiò mentre si avvicinava al sacco stropicciato.
-Ecco!-
Mi porse un pulsante collegando l'estremità di un filo all'altra che pendeva dal fiocco della mia veste.
Mi fece cenno col capo. Premetti l'aggeggio.
Improvvisamente una voluta di fumo luccicante color pesca mi avvolse.
Quel fumo sintetico cominciò a disegnare piccole figure indistinte. Poi, vidi qualcosa muoversi: erano farfalle! Farfalle di un rosa tenue di diverse dimensioni che volavano seguendo traiettorie irregolari. Passarono sopra mio vestito e svanirono, come assorbite da esso.
Era, meraviglioso...
La mia espressione cambiò incredibilmente, forse, Will non era così stupido come credevo.
-È...bello- cercai di mascherare l'entusiasmo, era consuetudine della nostra famiglia non mostrare orgoglio o qualsiasi sentimento di fierezza nei confronti di un subordinato.
-Il comando può essere azionato più volte. Spero sia stato di tuo gradimento!- Mormorò.Ciao!!! Lo so, questa storia è noiosa...è molto descrittiva, la trama non si sviluppa ulteriormente e per di più la protagonista è una dei "nemici". Questi sono i primi capitoli, quindi li uso principalmente per descrivere l'ambiente in cui si svolge la maggior parte della storia, e per dare luce alla parentela di Celestia.
Dal prossimo capitolo mi concentrerò di più sulla narrazione, promesso😉.Baci!!
Sara🍪
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Io e Capitol City
FanfictionUna fan-fiction che narra sotto forma di flash-back gli attimi precedenti e seguenti i 74° Hunger Games, che hanno acceso la scintilla della ribellione di Panem, soffermandosi sul mondo dei bizzarri e tanto odiati abitanti di Capitol City, e sulle c...