- Fammi capire bene: siete stati incollati per più di un'ora, e vuoi farci credere che non è successo niente?
Io annuii.
Giusy continuava a guardarmi scettica. Veronica scosse la testa.
- Lilù, mi sa che dietro allo spogliarellista tu ora stai perdendo la ragione.
- Si chiama Ivan, e siamo amici e basta, - risposi un po' piccata, soprattutto di sentir definire il mio amico per l'ennesima volta con quello che faceva, tralasciando tutto il resto.
- Sveglia, Bella Addormentata! - insistette Giusy con aria severa. - Gli amici non stanno abbracciati sul divano, non si vedono quasi tutti i giorni.
- Andiamo semplicemente all'Ulisse a provare per il saggio di fine anno, oggi pomeriggio alle cinque, - puntualizzai.In effetti la cosa aveva colto di sorpresa anche me, quando mi aveva telefonato quella mattina, prima che entrassi in libreria. Ma avrei dovuto immaginarlo, quando la sera prima, verso la fine del film, al momento delle esibizioni dei protagonisti, lo avevo visto scaldarsi.
- T'immagini se portiamo una roba come quella al saggio? - aveva detto con gli occhi che gli brillavano. - Facciamo prendere un colpo ai due argentini.
Pensavo fosse stata una battuta, la sua; non avrei mai pensato che si sarebbe messo in testa di farlo sul serio.
Avevo perfino cercato di farlo ragionare: - Ivan, quella roba non è tango, non c'entra neanche lontanamente. Faremmo una figuraccia davanti a tutta la scuola.
- Il mio tour in Germania e in Olanda ha avuto tanto successo perché ho inserito passi di tango nel mio numero di lap dance; diciamo che ho creato una specie di "strip tango". E se è una figata da solo, figurati in coppia.
- Scordatelo. Io nuda davanti a tutti non mi faccio vedere di certo.
Il mio amico era scoppiato a ridere: - E te l'avrei chiesto, sciocchina? Tranquilla, sarà un tango e basta: solo, un po' più movimentato.
Non sapevo cosa Ivan intendesse per "movimentato", ma certo era che quando si metteva una cosa in testa non c'era verso di fargli cambiare idea.E nemmeno a Veronica, quando si lasciava prendere dai suoi pregiudizi:
- Ricordati che all'inizio eri tu la più prudente, e ora sappiamo che tutti i torti non li avevi di certo. E poi che ti è successo? Non hai paura che possa trascinarti nella droga?
- Secondo te la nostra Lilù è tipo da farsi trascinare? - intervenne per fortuna Sara. - Bella considerazione che hai di lei.
- Sono solo preoccupata, qui non si tratta più solo di ballare, - insistette Veronica. - Ivan è troppo diverso da lei, e per giunta sa come manipolare le donne, è il suo mestiere.
- Sono le donne a manipolare lui, a sfruttarlo, a farne quello che vogliono, - precisai. - Ha solo bisogno di aiuto, non posso lasciarlo solo.
Giusy scosse la testa: - E chi ti dice che lo voglia, il tuo aiuto? Chi ti dice che non voglia soltanto divertirsi un po' per poi mollarti a pezzi?
- Che cosa ne sai di lui? Del suo passato, di perché è finito in quel giro? Di perché ha cominciato a drogarsi?
- Se è per questo, non lo sai neanche tu, - azzardò Sara alzando il dito.
Mi voltai verso di lei, abbassai gli occhi sulla mia tazzina di caffé.
- Prima o poi lo scoprirò. Devo solo dargli tempo, non voglio forzarlo.
Veronica e Giusy si guardarono. Sara pose la mano sulla mia.
- Non farti prendere dalla sindrome da crocerossina, però. Non sei tu a doverlo salvare, altrimenti la sua anima dipenderà sempre da qualcuno, che siano le donne che lo pagano o che sia tu. Deve trovare in se stesso la forza di uscirne.
Annuii con un mezzo sorriso. Sara si era dimostrata ancora una volta quella con più buon senso di tutte.
- Ti fai desiderare, - mi prese in giro Ivan appena mi vide uscire dal portone.
- Non trovavo più le chiavi di casa, - mi giustificai porgendogli la guancia per il solito saluto: non volevo confessargli che ogni volta che lui mi veniva a prendere ero presa dal panico, e non dimenticavo la testa solo perché ce l'avevo sul collo.Il mio amico, stavolta, però, m'impresse le labbra sulla guancia, sul serio.
- Andiamo? - disse aprendomi lo sportello della sua "frittata", sorridendo della tinta color peperone che mi aveva colorato le guance.
Per tutto il tragitto non ebbi il coraggio di spiccicare parola. Per Ivan sembrava non fosse cambiato niente: per me invece era cambiato tutto. Non potevo far finta di niente dopo quello che era successo, almeno su quello Giusy aveva ragione: non potevo dimenticare che avevo tenuto la testa poggiata sulla sua spalla per più di un'ora, con la mia mano nella sua. Forse per lui ci voleva ben altro per dire di essere al di là dell'amicizia.
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Strip Tango
ChickLitAnnalisa e Ivan non potrebbero essere più diversi. Lei è una semplice giovane donna di provincia, assetata di giustizia, molto impegnata soprattutto per le altre donne, ma con una forte paura del maschile; lui è un celebre spogliarellista, un gigolo...