Tango delle sigarette

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L'avrei capito ben presto cosa mi aspettava.

Era stato uno strano sabato sera, quello.

L'avevo trascorso all'Havana Club con la mia comitiva, ma non riuscivo ad essere vivace e allegra come le altre volte.
Avevo una sorta di presentimento, che mi rendeva nervosa, irritabile, intrattabile a detta dei miei amici: ogni momento correvo a guardare il telefonino, come dovesse arrivare una chiamata o un messaggio da un momento all'altro. 

Eppure sapevo che Ivan non si sarebbe fatto sentire: quella notte aveva uno show a Napoli, non mi aveva detto esattamente dove, e non sarebbe tornato a casa sua prima delle otto del mattino. 

Finii per farmi riaccompagnare a casa in anticipo, la serata era andata decisamente storta.
E nemmeno a casa riuscivo a dormire, mi rigiravo nel letto come se la pizza mi fosse rimasta sullo stomaco anche se non era vero: scesi in cucina a prepararmi una tisana rilassante giusto per avere qualche motivo per alzarmi dal letto.

Alla fine mi appisolai con la televisione accesa, senza accorgermi di non aver spento nemmeno il telefonino.

Me ne resi conto solo quando il suo squillo mi svegliò di soprassalto.

Guardai l'orologio: erano le quattro del mattino.

E m'inquietai ancora di più quando mi accorsi che il nome comparso sul display era quello di Ivan.

- Pronto?

La voce che mi rispose dall'altro capo, però, non era del mio amico.

- Annalisa, sono Ged... Scusami se ti ho svegliato ma... Ivan sta male... molto male...

- Che è successo? - ansimai saltando giù dal letto.

-  Sarebbe troppo lungo da spiegare... vieni subito, per favore! L'abbiamo dovuto portare io e Alex a casa, da solo non riusciva ad arrivarci, giuro che non l'ho mai visto così da quando lo conosco... è qui di fianco a me, sta vomitando pure l'anima... e sta chiamando te!

Non aveva ancora finito di parlare che io mi ero già rivestita forse in tempo record e rovistavo dappertutto per cercare le chiavi della macchina. Potete capire quali scenari terribili stava partorendo questa testa: crisi d'astinenza, coma etilico, e chissà cos'altro.

Fortuna che casa mia non era molto distante da Vietri; e doppia fortuna che in strada non c'era praticamente nessuno, o, stravolta com'ero, avrei rischiato un incidente. Ricordo la frenata con cui fermai la mia auto davanti al cancelletto del villino sul mare, non finii con la testa sul cruscotto solo perché avevo la cintura di sicurezza.

Il cancelletto si aprì dopo pochi secondi, Alex doveva avermi visto arrivare, mi fiondai dentro senza dargli a momenti nemmeno il tempo di aprire la porta.

- Meno male che sei arrivata! Io e Ged ce la stavamo facendo sotto dalla paura, non sapevamo più dove sbattergli la testa!

Lo spettacolo che mi si presentò davanti superò di gran lunga il mio peggiore incubo.

Ivan era steso sul letto della sua stanza, nudo, il corpo interamente depilato madido di sudore, di un colorito orribile, livido, smorto, scosso da brividi come in preda alla febbre. 

Ma fu altro ciò che mi fece gelare il sangue fino alle orecchie.

Le ascelle e l'inguine erano incrostate di vesciche: piccole, ma rossastre, tumide. Come di bruciature. E i tagli sugli avambracci erano aperti. E pieni di sangue rappreso.

- C-che gli è successo? - balbettai inorridita, chinandomi su di lui.
Ged era seduto accanto a Ivan, le mani color mogano serrate in grembo.
- La Signora deve aver tirato il guinzaglio più del solito stavolta.
- Quale signora?
Alex scosse la testa: - Ivan la chiama così, pare sia una riccona di Napoli: paga molto bene, anche tremila euro a notte, ma chiede giochi erotici di un certo tipo...
- Questa è tortura bella e buona, - urlai. - Dobbiamo denunciarla! 
- Denunciare chi? - rimbeccò Ged. - Non sappiamo neanche che faccia abbia, la tipa. E poi Ivan è entrato in quell'appartamento di sua volontà, anzi, l'ha preso proprio lui in affitto per la serata. Era consenziente.
- Nessuno è consenziente quando è sotto il potere di un altro, - risposi. - Almeno portiamolo in ospedale.
- E che raccontiamo? Che è si è ridotto così facendo dei giochetti sadomaso? - bofonchiò Alex.

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