Tango della diffidenza

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Al primo sguardo, Ruggiero e Vega avevano decisamente più l'aria dei divi del cinema che dei maestri; eppure sembrava fossero tra i più ammirati ballerini di tango al mondo. Avevo fatto una rapida ricerca su internet: Ruggiero era originario delle mie parti, ballava da quando aveva cinque anni, si era perfezionato addirittura a Buenos Aires. E dall'Argentina si era riportato in Italia anche Vega, sua compagna nel ballo e nella vita. Bellissimi entrambi: lui un pezzo di moro snello e slanciato dagli occhi scurissimi, meridionale purosangue; lei un po' piccola di statura, ma ben proporzionata, biondissima e con un paio d'occhi cristallini che difficilmente l'avrebbero fatta passare per argentina.  

Sentirla parlare in Spagnolo, però, era un vero spettacolo:

Bienvenidosbienvenidos! Che gioia vedere due giovani, finalménte!

In effetti non c'erano molte coppie della nostra età nella sala da ballo. La maggior parte sopra i quarant'anni, marito e moglie perlopiù. Già prevedevo che Ivan si sarebbe annoiato da morire.

- Qui non si riesce proprio a far capire alla gente che il tango non è un ballo "da vecchi" - rincalzava Ruggiero, sfregando le mani l'una contro l'altra come se le stesse lavando (doveva essere un suo tic). - Pensate che è un ballo che ha più di un secolo di vita, e riesce a essere sempre moderno. 

Le osservazioni con cui Ruggiero cominciava ogni lezione erano a dir poco spiazzanti, sembrava voler spazzare via in un colpo solo tutte le idee che chiunque potesse farsi sul tango.

- Voglio che qualcuno mi dia un aggettivo per definire il tango, - cominciò la prima volta subito dopo il riscaldamento: un riscaldamento che non era stato esattamente una passeggiata, già le articolazioni mi facevano male, e cominciavo a invidiare sul serio la resistenza fisica di Ivan.
Una voce si alzò dal cerchio che avevamo formato.
- Sensuale? - azzardò una donna piuttosto matura ma ancora in forma.
- Sì e no, - rispose il maestro. - Se per "sensuale" intendi che basti strusciarti addosso al tuo compagno hai sbagliato strada. Significa vivere una danza che congiunge e divide non solo i corpi ma anche le anime dei ballerini; significa non ballare semplicemente con il corpo, ma con gli occhi e col respiro.

Non so quei poemi da dove li tirasse fuori, se avesse letto o no le poesie di Neruda o di Borges: fatto sta che, a vederlo ballare con Vega, non si poteva dubitare neanche di una sillaba. 
Tenendola stretta creava come una bolla di silenzio che facesse tacere anche la musica che si alzava dal portatile; era impossibile staccare seppure per un solo momento lo sguardo da loro. Volavano leggeri come ombre sul parquet della sala, eppure la carne e il sangue trasudavano dal loro minimo movimento. Si guardavano occhi negli occhi come ci fossero stati soltanto loro due lì dentro; non sapevo se da un momento all'altro si sarebbero baciati o sarebbero scoppiati in lacrime, quasi fondendosi con la musica in un ritmo segreto.

- Alcuni di voi potrebbero anche riuscire a ballare così, - concluse una volta. - Basta che nella danza non mettiate in gioco soltanto il vostro corpo: dovete coinvolgere i vostri sentimenti, il vostro vissuto, il vostro presente. E, soprattutto, dovete mettervi completamente nelle mani del vostro partner, fidarvi in modo totale l'uno dell'altra.

Facile a dirsi, soprattutto per me, che il mio compagno di ballo lo conoscevo appena. Lì non c'erano le mie amiche a controllarlo; e nemmeno la sicurezza di un ballo e di un ambiente che conoscevo a soccorrermi.

Nelle prime lezioni studiammo la postura: abbraccio aperto, cioè parte superiore del corpo incollata a quella del compagno, mano destra di lui al centro della tua schiena, la tua mano sinistra sulla spalla di lui. Postura a dir poco imbarazzante nel mio caso, vista la fisicità molto ingombrante di Ivan: fisicità che, d'istinto, mi spaventava. Reagivo come al solito, chiudendomi nella mia corazza di piccole cose tecniche: spalle giù, schiena dritta, petto in fuori, cosce, ginocchia e caviglie chiuse, piedi sulle punte.

Inoltre c'era un dettaglio che m'inquietava: il sabato famoso all'Havana Club non lo avevo notato, ma alla prima lezione, poggiando la mano sulla sua spalla, notai che i tatuaggi di cui i suoi avambracci erano ricoperti nascondevano dei tagli.

Parecchi, regolari, profondi, come fossero stati provocati da un coltello. 

Cosa poteva essere accaduto di tanto grave da lasciargli quei segni?

Naturalmente, per delicatezza, non gli dissi nulla, e, anche alle lezioni successive feci di tutto perché non se ne accorgesse, ma cercavo comunque di stabilire un contatto con lui guardandolo in volto a ogni prova. Dopo un po', tuttavia, mi accorsi che questo lo innervosiva non poco: appena poteva, distoglieva i suoi occhi dai miei, la mano sulla schiena mi tormentava la maglietta, sentivo le dita della mano destra strette dalle sue.
Come avesse paura.
Proprio lui, così grande e grosso.
Anche se il suo volto non lasciava trasparire nulla: sempre la solita espressione imbronciata, sicura, perfino strafottente. Come indossasse una maschera.

Nessuno di noi diceva mai una parola in proposito, né dentro né fuori della sala da ballo, ma si era creata una strana tensione tra me e lui.

Una tensione che non sfuggì a Vega.

Una sera, volle rimanere sola con noi.

- Dovete spiegarmi che vi prende, voi due.

Almeno io la guardai interdetta: quella sera era forse quella che mi aveva dato più soddisfazioni in assoluto alla nostra prova singola.

- Sembrate ballare ognuno per conto suo, la coppia non la vedo, - insistette Vega. - Avete un grande potenziale, tutti e due, ma siete freddi: l'energia del tango non arriva. Io vedo que tu, Annalisa, quando Ivan viene verso di te, quasi vai indietro: come avessi paura di lui, o ti desse fastidio toccarlo, e questo no me gusta. Ricordati che in quei tre minuti voi siete amantes. Siete una cosa sola.

Ignorando completamente il mio rossore, fissò il mio compagno, dritto negli occhi, forse anche più diretta di me.

- E tu, mi devi dire por qué non la vuoi guardare negli occhi. Sei un ballerino e si vede, ay caramba , dovresti essere il più presente dei due! Invece sei tutto impegnato a fare il macho e non la lasci vedere attraverso i tuoi occhi. Yò lo sé, per un uomo è più difficile far vedere il suo lato fragile, ma se vuoi ballare sul serio, con tutto te stesso, devi buttare giù la maschera e fidarti di lei.







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