CAPITOLO 3

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* Elsie *

Dopo un momento di sconforto, sono rimasta in silenzio per tutto il tragitto. L'auto si è appena fermata davanti a un enorme cancello, che si sta aprendo lentamente. Un vialetto perfettamente curato, porta a una villa gigantesca. È moderna, un vero capolavoro architettonico. Si trova su un promontorio, ma non riesco a capire dove con precisione.

- Scendi. - mi ordina Nowak.

L'uomo alla guida mi apre la portiera e io scendo lentamente. Mi fanno male il labbro e lo zigomo. Credo che la mia guancia si stia gonfiando, perché sento l'occhio iniziare a chiudersi.

Ma, almeno, posso capire dove siamo. Oltre alla vista su quasi tutta Los Angeles, questa villa si trova tra le montagne di San Gabriel.

Seguo il mio "rapitore" fino alla porta d'ingresso, passando su un ponte galleggiante di marmo nero. Dal leggero suono dell'acqua, hanno usato la tecnica del Feng Shui. Certo, un mafioso ha bisogno di rilassarsi, dato che lavora troppo.

Quando entriamo, c'è una donna vestita di tutto punto, che mi guarda immediatamente male. Avrà almeno settant'anni, anche se credo sia ricorsa alla chirurgia estetica. Ha le guance troppo lisce e lucide, per essere naturali.

- Portala fuori di qui. - borbotta.

Mia cara signora, se solo sapesse quanto vorrei andare via!

- Vieni. - Nowak mi afferra per un braccio, ignorandola completamente e mi trascina su per le scale. Va talmente veloce, che mi ritrovo a inciampare come un bambino che muove i suoi primi passi.

Saliamo a quello che credo sia il terzo piano. Ormai ho perso il conto dei gradini.

No, non è il terzo piano. È più un osservatorio, in realtà. Si tratta di un'unica stanza, sulla cima dell'edificio, circondata da vetrate. C'è un letto posizionato al centro, una vasca a ridosso di una vetrata e basta. Niente di più. Non un lavandino, non un armadio.

- Benvenuta nella tua nuova casa. -

Prigione, altro che casa.

- Ti porterò io dei vestiti e tutto ciò di cui hai bisogno. Ma tu resterai sempre qui. Non potrai lasciare questa stanza. Non ci riusciresti comunque, dato che solo io ho la chiave e c'è un sistema d'allarme molto sofisticato. Sei un architetto, dovresti saperlo, no? -

Ha detto la parola "architetto" con una risatina.

- Lo chef starà molto attento a non prepararti cibi con il cioccolato. So che sei allergica e non voglio che ti succeda qualcosa. -

- Come fai a sapere tutto di me? - gli chiedo, ritrovando finalmente l'uso della parola.

- Io so sempre tutto, bambola. - sorride in un modo che mi mette i brividi. Indietreggio istintivamente verso il letto. - So che tuo padre è un ingegnere e tua madre la direttrice delle risorse umane di un'azienda pubblicitaria. Vivono entrambi a Malibù. Tua sorella maggiore Jessica, invece, è un avvocato, vive a New York e sta per sposare Devan Cassidy. -

Sono sconvolta, ma non ho intenzione di mostrare i miei sentimenti. Li userà contro di me, ne sono sicura.

Si avvicina improvvisamente e io indietreggio sempre di più. Finisco per sedermi sul materasso, perdendo l'equilibrio. Ma mi rialzo in fretta. Dovrò sempre trovarmi alla sua altezza (più o meno) e mai più in basso.

Appoggia la mano sulla mia guancia e sospiro tra i denti per il dolore. - Ti serve del ghiaccio, si sta gonfiando. -

Allontano la sua mano e, con l'altra, lo colpisco in pieno viso. Con forza. Lo lascio andare e gli schiaffeggio l'altra guancia. - Ora siamo pari. -

Prisoner ( #Wattys2022 ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora