CAPITOLO 47

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* Elsie *

Sono passati due mesi e mezzo. È aprile, non ho festeggiato il mio compleanno, ma sto per ricevere regalo più bello: Evie. Finalmente, possiamo portarla a casa. Sta bene, ha messo su peso e respira autonomamente. Non ha avuto danni cerebrali ed è una bambina sanissima.

- Sei pronta? - Jonah entra in camera, spingendo la carrozzina vuota. Rigorosamente bianca. - Dov'è la copertina? -

- Lì. - indico la cassettiera. - Primo cassetto. - mi infilo la giacca, faccio un nodo in vita e ci siamo. - Sei riuscito a trovarla? -

- Sì. - la tira fuori, trionfante e la mette in borsa. - Ok, possiamo andare. -

- Non vedo l'ora di averla tutta per me. -

- Anch'io. - viene a baciarmi. - Andiamo, dai. -

Jonah prende una delle auto di Aki e partiamo per l'ospedale. Quattro dei suoi uomini ci seguono, coprendoci le spalle. In altre circostanze mi avrebbe dato fastidio, ma non ora.

- Sono già passati più di due mesi. - mi appoggio al sedile, sospirando. - E la nostra Evie ha dimostrato di essere una vera guerriera. -

- È vero. Credo sia il mix perfetto di un Nowak e una Barlow. -

- Puoi dirlo forte, papà. - ridacchio. - Ci pensi che, tra qualche mese, ti chiamerà così? Poi inizierà a camminare e, in un baleno, andrà al liceo e ti odierà perché non vorrai farla uscire con il ragazzo che le piace. -

- Ehi! Non mettermi ansia, ok? Il solo pensiero che, un giorno, possa chiedermi qualcosa del genere, mi fa venire il batticuore! -

Scoppio a ridere. - Ne vedrò delle belle... -

- Devo cercare uno scienziato che inventi una pillola per farla restare bambina. - borbotta, parcheggiando. - Così, nessun giocatore di football con gli ormoni impazziti, mi ruberà mia figlia. -

Scendiamo dalla macchina, prendiamo tutto il necessario e quasi corriamo in ospedale. Nell'ascensore, Jonah mi stringe la mano e io mi appoggio a lui.

Evie. Voglio Evie, adesso.

Mi precipito nella nursery dell'ospedale, dove l'hanno spostata tre giorni fa e trovo la dottoressa Yoshida con la mia bambina in braccio.

È cresciuta e, finalmente, non ha più quell'orribile cappellino rosa in testa.

- Ma guarda un po', Evie. Ci sono mamma e papà. - le solleva la manina, per salutarci. Evie ha gli occhietti aperti e il ciuccio di Lindsay in bocca.

Mio dio, è adorabile!

Gliela rubo immediatamente dalle braccia. - Ciao, amore mio. - le do un bacio sulla guancia. Ah, amo il suo profumo, la sua pelle morbida...

Jonah si incolla alla mia schiena e ci avvolge entrambe con le sue braccia. - Ti è mancato papà, eh? - sfiora la testolina di Evie e lei segue con gli occhi il suono della sua voce. È incredibile quanto sia già legata a lui. A meno che...

- Amore? -

- Sì? -

- Sei stato tu il primo a tenere Evie, vero? -

Si irrigidisce. - No. -

- Nowak... -

- Ok, sì. Ma è stata la dottoressa a propormelo. -

Mi volto verso di lei. - Ma davvero? -

- Sembrava uno zombie, Evie aveva il singhiozzo e mi serviva un modo per spaventarla, così sarebbe passato. -

Prisoner ( #Wattys2022 ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora