Five; a date? (Pt.1)

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Ho il cellulare in mano da almeno 10, forse 20-30 minuti mentre scrivo, cancello e riscrivo quello che dovrebbe essere un messaggio carino, che possa sorprenderlo.
Un messaggio decente insomma.

Eppure, dopo che le dita incominciano a farmi male, l'unica cosa che mi appare sullo schermo è:

Hey :)

Cazzo mezz'ora per questo schifo?

Lo invio rassegnato e poi sbuffo, lanciando il mio cellulare dall'altra parte della stanza, centrando il bersaglio, ovvero il divano.
Esulto per il lancio riuscito, lasciandomi poi sprofondare ancora di più nella vecchia poltrona in pelle.

Sbuffo e lancio uno sguardo fuori, osservando le strane case della città che mi ospita ormai da tempo.
Quando sono arrivato qui pensavo che sarebbero cambiate tante di quelle cose... be' sono cambiate, ma non come pensavo io.

Do' uno sguardo all'orologio.
Sarah dovrebbe essere qua fra poco, per poi andare a lavoro insieme.

In effetti ho proprio bisogno di parlarle e chiarire tutta questa situazione.
Nella mia vita non ci può stare una persona come Ashton, io non posso permettermelo, non posso permetterglielo, sarebbe tutto così complicato e lo farei solo soffrire, ma vorrei tanto una persona al mio fianco.

Ashton sembra quella giusta.

Ma perfavore, neanche lo conosci, potrebbe essere tutta un altra persona.

Il campanello mi rianima dai miei pensieri.
Mi alzo svogliatamente dalla poltrona, rischiando di inciampare sul tappeto prima di arrivare alla porta sano e salvo.
La apro e una furia bionda mi si scaglia addosso, abbracciandomi e lasciandomi quasi senza fiato.

«Ciao Cal!» mi saluta allungando la 'a' e facendomi fare una giravolta.

La guardo confuso.
Di solito lei non si comporta così, almeno non sempre, lo fa solo per il mio compleanno o per feste e roba varia.

«Ehm... ciao Sa.» ridacchio mentre lei s'incammina verso il divano, lasciandosi elegantemente cadere su di esso.

«Come mai così... euforica?» le domando avvicinandomi.

«Cosa? Io non sono euforica! Lo sono? Sembro euforica? O mio Dio non pensavo si vedesse tanto...» ridacchia passandosi una mano fra i capelli biondi.

Alzo un sopracciglio, guardando le sue guance tingersi di rosso.

«Non guardarmi così!» ride lanciandomi un cuscino.

Rido anch'io, schivandolo e incrociando le braccia al petto.

«Invece di lanciarmi cuscini, spiegami perché sembra che tu abbia mangiato troppo zucchero a colazione.»

Lei arrossisce e con un sospiro sussurra:
«Isaac.»

«Allora non sono l'unico! Adesso ti posso sfottere un po' anch'io.» scherzo, beccandomi un occhiataccia e un altro cuscino volante.

«Come ti avevo detto, ragazzo carino, amici carini...»

Sta per continuare a parlare quando il mio cellulare vibra.
Per un momento penso che, essendo ormai amici da tempo, per una volta, una sola, lei riesca a farsi gli affari suoi, ma a quanto pare no.

«Ti è arrivato un messaggio.» mi fa notare, prendendo il telefono.

«Sì, ho visto, passamelo.»

«Vediamo chi ti scrive piccolo Cal...» dice invece, guardandomi maliziosa, cercando poi di vedere chi mi ha mandato un messaggio.

Ricordo l'ultimo a cui ho scritto e il cuore mi balza in gola.

Red Lights » CashtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora