PARTE 5

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Sospinse la porta in castagno della cucina, poi avanzò lungo la stanza e abbracciò da dietro suo padre. Da quel punto, sotto la luce diretta della strada, poteva notare bene la sua fronte ampia e l'altezza che lo rendeva, con i suoi 190 centimetri, decisamente imponente e provò ad avvolgerlo con le mani.

Ogni volta che lo faceva gli sembrava di tornare a quando era piccola e a quando Geremia la portava con se nel bosco. Le scampagnate che a volte duravano ore erano un loro rituale durante la primavera ed erano le uniche occasioni nelle quali Jess si sentiva davvero  al sicuro.

Piegò il capo avvicinandosi all'orecchio destro. 《Possiamo parlare?》gli mormorò piano.

Suo padre ritrasse la testa di scatto 《Ti vedo turbata, figliola, va tutto bene? Preferisci che chiami la mamma?》

《No, no non importa è una cosa delicata, papà, e ho bisogno del tuo sostegno.》gli rispose.

《Si, si ok ... Luna vieni qui Jess deve parlare.》la superò voltandosi indietro 《Luna,dannazione, dove ti sei cacciata?》

Sua moglie accorse in cucina, portando con se i fili di lana per il maglione, poi baciò sulla testa Jess e si sedette vicina ai fornelli.
《Eccomi, ci sono, cosa è successo?》

《Ho bisogno di dirvi una cosa.》

《E allora parla.》rispose suo padre 《Comunque se è per la scuola.》 continuò abbassando il giornale 《Non ti preoccupare: io e tua mamma non abbiamo mai amato studiare e poi dopo Carlos siamo pronti a tutto.》aggiunse alzando la tazza di tè.

Jess sollevò gli occhi provando a stare seduta come sua madre.
《Certo, lo so.》aggiunse afferrando un pezzo di mela, versandosi un po' di acqua e spostando il bicchiere del padre, poi afferrò le dita di sua mamma e le tenne strette nella propria mano affinchè riuscisse a capire cosa c'era che non andava.
《È un'altra cosa, i voti non c'entrano mamma.》

《E cosa allora?》

《Riguarda me, non so come spiegarvelo.》

《Tu parla tesoro. Santo cielo siamo i tuoi genitori e qualunque sia il problema ti aiuteremo a risolverlo》 disse sua mamma sfiorandogli il braccio 《Prova a fidarti di noi!》 aggiunse accennando ad un breve sorriso.

Jess però non era molto convinta: l'avrebbero pensata così anche dopo avere sentito ciò che gli doveva dire? Certamente, rifletteva, Carlos le avrebbe potuto dare dei soldi, ma non sarebbe durato per molto. Dunque era davvero conveniente parlare? Oppure sarebbe stato meglio fare finta di niente?

Sollevò la testa osservando sua madre. 《Ho pensato di continuare a studiare.》 disse tutto di un fiato 《Mi piacerebbe diventare medico. So che ci vogliono molti soldi, ma è una cosa importante per me.》 aggiunse.

Geremia strinse il tavolo con una mano. 《Jess per favore non sai nemmeno tu cosa stai dicendo.》

《Papà non c'è niente da sapere o da capire, io la penso esattamente così e vorrei che voi mi capiste.》

《Noi?》 sussurrò sua madre alzandosi in piedi 《Per piacere Jess non farti sentire dire una cosa del genere fuori, sai benissimo gli sforzi che facciamo per arrivare in fondo ogni mese e ora che abbiamo anche Pedro, spesso non ci bastano.》

《Tua madre ha ragione.》continuò il padre 《Guai a te se lo ripeti un'altra volta. Tuo fratello si rompe la schiena tutti i giorni per riuscire a passarci qualcosa e tu te ne esci fuori con queste idee?》

Jess si sentì a terra e non riusciva a capire che cosa ci fosse di strano in quello che diceva. Battè i pugni sul tavolo cercando di controllarsi.
《Avete detto poco fa che mi avreste supportato per tutto e questo è il risultato?》

《Jessica non ti permetto di parlare così. Cosa ti aspetti da noi? Che speperiamo tutti i nostri averi in quattro libri?》 gli rispose prendendogli il braccio 《Io non ho sentito niente, ci siamo intesi? Appena finisce l'anno tu inizierai a prenderti cura di tuo fratello e poi mi aiuterai al mercato.》

《Non è giusto papà, non c'è niente di stupido in quello che dico. Di sicuro, se non avessi perso tutti i soldi nel calcio scommesse, probabilmente ora non saremmo ridotti così! 》 gli rispose.

Geremia le tirò un schiaffo all'altezza della guancia. 《Non dirlo mai più.》 rispose 《E adesso vattene, mi fai schifo.》 aggiunse tirandogli una spinta all'altezza delle costole.

Jess era rimasta pietrificata eppure non c'era una sola parte di se che riuscisse ad essere fiera di quanto aveva detto. Aveva sempre amato suo padre, ma non di un bene qualsiasi: in una certa maniera era sempre stato un idolo, un punto di riferimento "Mio padre è il mio eroe" aveva scritto sul muro della sua cameretta quando aveva nove anni e adesso non si capacitava di come quell'individuo gli sembrasse così terribilmente estraneo. Non l'aveva mai sfiorata in vita sua, nemmeno quella volta in cui si era dimenticata di sistemare il pesce ed erano stati costretti a buttarlo quasi tutto, dunque ora non capiva perché lo avesse fatto.

Sbattè la porta correndo in camera, poi si distese sul letto e si gettò sotto un cumolo di coperte. Come avrebbe fatto a rinunciare a ciò a cui aspirava da una vita e come sarebbe riuscita, si chiedeva, a confessargli un giorno quanto ogni parte di se desiderasse Archie? Si schiacciò la testa sotto al cuscino sbattendo il capo sul letto.
《Ci sarebbero sempre stati, vero?》 mormorò sotto voce 《Forse era meglio se me stavo zitta》 aggiunse capovolgendosi a pancia in su 《Ma ciò è certo: mi potranno sbattere fuori, obbligarmi pure a diventare una domestica, ma non potranno mai fare morire le mie idee.》

Fissò il soffitto prendendo l'ultimo pezzetto di pane e marmellata 《Torna da me, amore mio, ho bisogno di te.》 si ripetè tre volte 《Torna e scappiamo insieme.》 aggiunse socchiudendo gli occhi, poi immaginò il giorno in cui lo avrebbe rivisto e dopo qualche minuto si addormentò.

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