Non avrebbe mai immaginato che Archibald fosse un tipo da lettere romantiche né di provare dopo tutto questo tempo ancora qualcosa di molto forte per lui. Se ne era accorta quando aveva sentito il tocco di Blanca sulle sue spalle. In una certa maniera, rifletteva ora, era come se amasse pure lei, o meglio, se il solo fatto di avere cresciuto Archie, la rendesse degna dello stesso tipo di affetto. Strappò la parte iniziale della busta, sfiorando il nome "Estefan Roncester" con entrambe le dita della mano sinistra, poi tirò fuori il foglio macchiato leggermente di caffè.
Era stato proprio Jess ad averglielo fatto assaggiare per la prima volta alcuni anni prima e vedere quello schizzo poco più in basso vicino al primo nome, la faceva sentire in una certa maniera parte di lui; eppure non avrebbe mai immaginato che qualcuno, o meglio, che qualcosa potesse manipolarla così profondamente, proprio ora che dopo tante settimane era convinta di riuscire ad andare oltre. La strinse al petto guardando le prime lettere, poi provò a leggere sotto voce.
"Cara Jess,
è da giorni che ti penso: la mattina rimango disteso sul letto e aspetto che Blanca mi porti notizie di te, ma dato che ciò non accade, allora scendo giù nello studio di mio padre e sperando di trovare qualcosa su di te trascorro lì tutto il mio tempo. A volte addirittura mi addormento e allora Blanca mi trascina su per le scale e mi ordina di aprire gli occhi e di fare silenzio. È buona: penso che lo abbia capito che mi sono innamorato, eppure non dice niente e finge che vada tutto bene. Un'altra, ne sono sicuro, non lo farebbe. So che forse sembra strano, anche io al primo impatto ebbi tutta un'altra impressione, ma con il tempo capisci che è diversa e che il suo atteggiamento è solo frutto di una sofferenza molto più grande. Dannazione, continuo a cambiare discorso, perdonami.Sai, certi giorni mi chiedo anche come sarebbe se stessimo insieme e se gli altri capirebbero tutto quello che proviamo l'uno per l'altro. Ma a ciò ci penso solo ogni tanto, la domenica di solito, perché in fondo non ha molto senso e quando me ne accorgo cerco di scacciare via ogni pensiero. È strano come io ti scriva senza neanche sapere che cosa tu ora provi per me dopo così tanto tempo: magari mi hai dimenticato oppure ti sei già sposata con Gonzalo. Quando vi ho visto al matrimonio di Carlos, due mesi fa, mi sono accorto di quanto lui ti ami e mi sono chiesto se fosse giusto rimanere lì ad ostacolarti la vita. Non lo so, forse dico solo cazzate come faccio spesso.
In ogni caso, in qualunque modo stiano le cose, voglio che tu sappia quello che sento, cioè che ti amo con tutto me stesso e che non amerò mai qualcun'altra come te. Questo però, mia Jess, non mi basta e non sai quanto vorrei essere simile a te, avere la forza che hai tu ad affrontare il mondo a spalle aperte.
Forse è questa la vera differenza fra noi due: che tu la vita l'hai sempre vissuta, io invece ho preferito adeguarmi alle scelte degli altri e giorno dopo giorno, decisione dopo decisione, mi sono abituato a lasciare che qualcuno viva al posto mio e abbia la forza di fare ciò che probabilmente non farò mai.
Non sto cercando di giustificarmi, ma sto solo provando a spiegarti quel poco che conosco di me. In ogni caso ci ho riflettuto molto e ho capito che è giusto che me ne vada da Barcellona. Partirò tra qualche giorno per Vienna, poi forse mi imbarcherò per la Gran Bretagna e rimarrò a studiare lì per diventare architetto. Mio padre ha dei terreni e questo mi permetterà di avere un alloggio sicuro in cui stare. Non ti so dire se tornerò, perché è giusto che ognuno prenda la propria strada. Non ti chiedo di capirmi, non potrei mai pretendere questo da te dopo tutto quello che c'è stato fra di noi, ma ho bisogno di lasciarti andare per il bene di entrambi.
Ti amo e ti odio perché vorrei tanto riuscire a dimenticare. Magari ci riuscirai tu per me.
Addio per sempre
Archibald Estafan Roncester.
Jess si sentì crollare una volta che ebbe finito di scorrere tutte quelle parole e non aveva la minima idea di cosa fosse giusto fare. Lo aveva sempre saputo che prima o poi Archie se ne sarebbe dovuto andare, ma certamente non se lo immaginava così, cioè con tre o quattro parole in croce. Magari un saluto, un abbraccio, un addio molto più fisico di quel foglio, sarebbe stato il minimo dopo tutto quello che gli aveva detto e che aveva avuto il coraggio di confessare a se stessa.
Sarebbe potuta tornare a casa e telefonare a Gonzalo per sposarsi con lui o avrebbe potuto strappare quel foglio in tanti pezzi, ma era davvero, si chiedeva, ciò che voleva? O forse era solo quello che tutti gli altri speravano? Perché certamente sposare l'altro sarebbe stato, per il confronto economico, molto più semplice.
Si voltò un momento, poi osservò da dietro la cattedrale della Sagrada Familia e cercò di trovare una risposta. Se davvero credeva in quello che provava, pensò d'un tratto, e se amava davvero Archie, non c'era nessuna ragione per cui stesse lì, aspettando che qualcosa cambiasse; dunque perché non si alzava?
Si fece il segno della croce osservando quanto fosse enorme, poi tirò fuori con la mano sinistra l'immagine del profeta Daniele. Ce l'aveva da quanto era piccola, era stata sua madre a regalargliela molti anni prima e non era mai riuscita a separarsi da essa. Gettato tra i leoni, perché offriva, contro le leggi, sacrifici a Dio, le aveva raccontato una notte Carlos, Daniele aveva proseguito il proprio digiuno e quando il re si era recato sulla fossa, la mattina seguente, lo aveva trovato ancora vivo perché nessuno di quegli animali, grazie alla forza della sua fede, gli aveva fatto danno. Jess se lo ricordava ancora a memoria quel passo del vecchio testamento e aveva sempre ammirato il coraggio del profeta, lo stesso che oggi avrebbe dovuto avere lei se avesse voluto farsi carico di tutte le proprie responsabilità.
Si piegò il capo in segno di prostrazione, poi si voltò verso la stazione: non era molto lontana, ci avrebbe impiegato si e no 10 minuti, ma doveva sbrigarsi fin da subito se voleva trovare Archie. Baciò delicatamente la foto infilandola nel portafoglio, poi provando a concentrare tutte le proprie energie, iniziò d'improvviso a correre.
STAI LEGGENDO
Quello che mi resta di te
Short StoryBARCELLONA, 1989 - Jessy ha appena compiuto diciassette anni ed è convinta, nonostante il corpo piccolo e mingherlino, che tutto sia facile da raggiungere e che con un pò di dedizione si possa costruire il proprio futuro. Di questo è sicura, ma quan...