PARTE 2

180 53 65
                                    

LA MATTINA SEGUENTE

ORE 8:00

Jess osservava da lontano l'edificio pallido e imponente della libreria, poi attraversò a corsa il marciapiede e cercò di sbirciare dal vetro appannato, attraverso gli spazi liberi dai libri.
《Archie, Archie, Archie, dove sei.》 Sussurrò guardando bene. 《Mi avevi promesso che saresti venuto.》Aggiunse alzando gli occhi al cielo, poi scivolò giù lungo il vetro.

Pensandoci bene, Jess non aveva mai avuto un amico con il quale si fosse aperta così tanto nell'ultimo anno. Certo, c'erano le bambine con le quali giocava la domenica a pallavolo prima di andare alla messa e quei due o tre che aveva conosciuto a scuola, ma nessuno si era mai avvicinato a ciò che provava per lui.
Di certo era strano come quel ragazzo biondo e alto circa un metro e ottanta, abbastanza per avere diciassette anni, riuscisse a manovrare la sua capacità di essere felice, esattamente come stava accadendo adesso.

Si volse indietro guardando se stesse arrivando qualcuno, poi si sedette in basso sul marciapiede.

Aveva conosciuto Archie aiutando suo padre al mercato e da quel momento erano divenuti inseparabili. Jess era convinta che fossero uguali, in altri termini, pensava che l'amico lavorasse d'estate come lei, ma in realtà non era esattamente così. Suo padre era un pescatore che si era guadagnato da vivere svolgendo i lavori più umili e adesso, all'età di quarantacinque anni, era divenuto un uomo del tutto rispettabile sotto l'aspetto etico, sopratutto da quando sua figlia era cresciuta e si era distinta a scuola per gli ottimi voti (quasi tutti nove e dieci in ogni materia). Quello di Archie invece era  un imprenditore, in altri termini il pesce lo acquista e non lo vendeva e per questo poteva permettergli qualunque cosa desiderasse. Nonostante la poca propensione allo studio e l'incapacità di stare bene seduto in classe, era sempre riuscito, attraverso l'appoggio e le conoscenze del padre, a cavarsela con i minimi risultati e a potersi godere almeno qualche settimana al mare, dopo il termine della lezioni.

Da quando aveva conosciuto Jess però i suoi voti erano migliorati e si era addirittura guadagnato un'amica, dunque non vi era veramente nulla di cui potesse lamentarsi.

Si sollevò, vedendolo sbucare dal fondo della strada, nel momento esatto in cui si era poggiata a terra, poi gli andò incontro.

《Archie dove eri finito? Credevo che oggi studiassimo insieme.》 Vli sorrise aprendo lo zaino. 《Ho portato anche qualche fumetto. Non è mio, è di Carlos, ma mi ha detto che lo potevo prendere.》

Guardò bene il giornale sfiorandolo con le dita umide 《Sono felice per te!》 Riispose abbassando gli occhi. 《 È bello.》

《Per noi due semmai.》

《Mio padre ... vedi Jess, noi due ...》 balbettò 《Maledizione come faccio a spiegartelo ... 》

《Ma la borsa?》

Archie superò la domanda alzando la voce 《Aspetta Jess!》 Gridò 《C'è una cosa che devo dirti, meglio se ci fermiamo lì.》 Le mormorò indicando con il dito un angolo della strada un po' più riparata.

Si incamminarono insieme, rimanendo in silenzio sotto il cielo oscurato dalle nuvole che presagivano l'arrivo dell'autunno, poi si bloccarono da una parte.

《Vedi, io non me la senso di continuare la nostra amicizia.》 Cercò di spiegarle.

《Ma cosa dici, siamo sempre insieme, Archie.》 Sorrise supponendo che stesse scherzando

《Appunto, forse è meglio se ci dividiamo.》 Le rispose facendo qualche passo indietro.

I libri che Jess aveva tra le mani, compreso il fumetto, gli crollarono in terra e perfino il foglio sul quale si erano promessi, alcuni giorni prima, di non lasciarsi mai e che Jess teneva come segnalibro, fece la medesima fine, poi cercò di avere un contatto visivo con lui spostando il viso.

Si sarebbe aspettata della rabbia, del dolore, qualunque cosa di umanamente comprensibile, anche della felicità gli sarebbe bastata, ma non ci fu neppure quella. Archibald Estefan Roncester era completamente composto e sul suo viso, un cerchio rotondo coperto di tante piccole lentiggini, si poteva scorgere soltanto, se si fosse osservato bene, la più completa e totale indifferenza.

Si avvicinò ancora afferrandogli il braccio 《Dammi solo una spiegazione.》Mormorò cercando di tirare fuori un po' di voce 《Ma ho bisogno che tu mi dica qualcosa, qualunque cosa, quindi parla,per favore.》

Deglutì un momento scuotendo la testa. 《Mio padre non crede che la nostra amicizia possa continuare. Dice che tu, che noi siamo troppo diversi e che la tua influenza mi possa danneggiare.》

《Ma tu glielo hai detto che noi siamo amici, che i tuoi voti negli ultimi mesi sono migliorati, vero? Insomma gli avrai pur detto  qualcosa!》

Scosse la testa cercando di calmarla. 《È mio padre Jessica, dannazione, come fai a non capire?》

《Ma non puoi essere così, non puoi essere completamente indifferente a tutto questo. Tu lo sai che cosa ho fatto per te!》

《Non hai fatto niente Jess, per la verità credo che lui abbia ragione.》 le rispose fissando lo sguardo.

In quel momento Jessica avrebbe addirittura preferito essere colpita al cuore o gettata in una prigione, come aveva letto in alcune storie antiche, piuttosto che rimanere lì ad ascoltare tutte quelle parole.

Cercò di rimanere razionale alzando le spalle 《Ma a me non ci pensi? A come sto io?》gli urlò.

Lo sguardo di Archie brillò divenendo rosso all'altezza delle guance, poi tornò composto.
《Il prossimo anno me ne vado, mio ​​padre ha deciso che devo frequentare una delle migliori università e per la nostra amicizia o qualunque cosa tu la consideri.》 Aggiunse con una smorfia 《Non ci sarebbe molto spazio, quindi è meglio chiuderla qui.》Disse ancora.

Jess si sentì crollare, cercò di colpirlo con la mano destra, poi però si piegò e raccolse i propri libri 《Non ti voglio nemmeno toccare.》 Mormorò 《 E tu, tuo padre ed i tuoi soldi andate al diavolo.》 Gridò di modo che tutti sentissero le sue parole《Non meriti un'amica come me.》Aggiunse.

Mentre si voltava e faceva ritorno a casa, Archie provò a corrergli dietro poi però si fermò.
《Allora addio, Jess.》 Le disse da lontano.

《Addio.》 Rispose l'altra con la voce rotta dal dolore 《E se puoi, qui, non tornare mai più.》 Disse di nuovo.

Quello che mi resta di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora