Chapter 12🥂

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Ciò che non ti dicono della nostalgia è che è un sentimento estremamente crudele. E' un'emozione subdola che non si mostrerà nei tuoi migliori giorni di sole o nei momenti di pacata tristezza.
Ti colpirà un giorno all'improvviso, probabilmente nel mezzo di una notte passata ad agitarti nel letto tormentata dai tuoi pensieri, e la tristezza per ciò che è stato e che non tornerà più ti sommergerà a tal punto da farti credere di poter essere soffocata dai tuoi stessi sentimenti. Sentirai il vuoto e la solitudine, un diverso tipo di dolore.
Ti sentirai come se non riuscissi a pensare, a mangiare, a dormire, a funzionare.
E questo sentimento potrà solo peggiorare nel momento in cui ti renderai conto che, non importa qunto tu possa volerlo, i momenti e le persone che hai perso non torneranno più indietro. Quando ti rendi conto che anche se ti mancano, non puoi fare niente. E rassegnata finirai per chiederti quando quel dolore svanirà, quando la nostalgia ti lascerà finalmente libera.
Ma ormai il danno è stato fatto, i ricordi sono tornati a galla, offuscati e contorti da questo sentimento insidioso, e tu hai iniziato a romanticizzare il passato.
È molto pericoloso permettere alla nostalgia di far tornare a galla certi ricordi e lasciare che trasformi quest'ultimi in qualcosa che non sono. Modifichiamo i nostri ricordi per trasformarli nel nostro piccolo angolo di paradiso personale dove ci rifugiamo per proteggerci dal mondo e decidiamo di credere in quella nuova versione del passato come se fosse un falso Dio.

Bevo un lungo sorso d'acqua, cercando di illudermi che la sete sia l'unica ragione per la mia mancanza di sonno. Una volta posato il bicchiere mi volto verso la finestra, osservando distrattamente il giardino che si intravede dalla finestra della mia camera.
Per quanto la maggior parte delle persone qui faccia pena almeno quanto il loro cibo, sono costretta ad ammettere che hanno decisamente una vista migliore rispetto ai muri di mattoni rossi e i binari sopraelevati del queens.
Uno a zero per la regina Elisabetta.
Mi appoggio al davanzale godendomi un po' il silenzio di questa notte non particolarmente fredda, cosa che mi permette di dormire in pantaloncini, che risultano un po' fuori luogo visto che sono abbinati a una maglia di lana di un vecchio pigiama. Improvvisamente sento un bussare concitato alla mia porta che per poco mi fa sfiorare un infarto.
Davvero non capisco cosa abbiano gli inglesi contro la notte, questa produttività costante è troppo anche per una persona abituata a un'infinita propaganda sul sogno americano.
<<Corbyn, devi smetterla con queste imboscate notturne. Stavolta non riuscirai a convincermi solo con un pacchetto di caramelle gommose, l'asticella è più alta, ne voglio almeno tre.>> dico mentre apro la porta convinta che a quest'ora della notte l'unico che possa presentarsi è quel golden retriever umano inglese che ormai mi sembra di aver adottato ma mi accorgo immediatamente del mio errore. Appena lo vedo perdo un battito.
Due occhi nocciola mi inchiodano sul posto mentre si fa spazio sul suo viso un sorrisetto divertito. <<A quanto pare aspettavi visite.>>
<<Jonah>> ribatto fievolmente, visto che ormai i miei polmoni sembrano essere sottovuoto.
<<Ciao>> mi risponde dolcemente, spostandosi da un piede all'altro per poi grattarsi la nuca ippacciato, mentre lo osservo da capo a piedi.
Capelli perfettamente arruffati, pantalone della tuta grigi e maglietta bianca al di sotto di una felpa col cappuccio nera. Riesce ad essere perfetto senza neanche impegnarsi.
Rimango così di stucco che mi scordo per un momento di essere in pantaloncini rosa e maglia di lana con su stampata una faccia di carlino proprio nel mezzo, nonché capelli arruffati a causa delle ultime tre ore che ho passato rigirandomi nel letto. Appena mi rendo conto delle mie condizioni pietose, socchiudo leggermente la porta, lasciando scoperta solo la mia faccia.
<<C..ciao>> balbetto a corto di parole. <<Che...che ci fai qui?>>
Faccio un respiro profondo cercando di non collassare contro la porta, sarebbe imbarazzante poi spiegarlo ai paramedici.
<<Non riuscivo a dormire.>> Alza le spalle , il sorriso che non sembra voler lasciare il suo volto. <<Quindi ho pensato di passare per proporti di fare una passeggiata.>>
Lo fisso per un paio di secondi con gli occhi sbarrati e lo sguardo fisso sulle labbra.
<<Ella?>> mi richiama alla realtà Jonah. <<Ti ho svegliato per caso?>>
<<No no assolutamente, ero sveglia da ore.>> mi affretto a rispondere, forte un po' troppo concitata, attenendo l'effetto di suonare leggermente patetica.
<<Allora...>> mi incoraggia il moro di fronte a me.
<<Allora?>> chiedo ancora frastornata dalla sua presenza, per poi realizzare che probabilmente sta aspettando una risposta alla sua precedente domanda. <<AH SI. SI CERTO.>> mi affretto ad aggiungere allora.
Mi muovo per aprire la porta finchè non ricordo di nuovo in che condizioni mi trovo quando lo sguardo del moro si posa sulla mia maglietta e decido che forse è il caso di cambiarmi.
<<Okay, mi serve solo un minuto per rendermi presentabile e poi possiamo andare.>> dico imbarazzata, socchiudendo di nuovo la porta.
<<Certo.>> risponde accennando una risata, non spostando lo sguardo dai miei occhi.
Mentre sto per richiudere la porta però, mi ferma, incastrando un piede tra la porta e lo stipite. <<Ehi aspetta.>>.
<<Che c'è?>> chiedo, sorpresa dal gesto improvviso.
Il ragazzo si toglie velocemente la felpa, gesto che fa conseguentemente sollevare la maglietta che ha sotto lasciando intravedere i suoi addominali, cosa che di certo non aiuta la mia attuale situazione. Rimango imbambolata a fissarlo mentre mi porge la felpa con gentilezza.
<<Prendi questa.>>
Osservo con circospezione l'indumento senza proferir parola per almeno un minuto intero.

Tender Curiosity//Why Don't WeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora