Chapter 6🥂

65 6 2
                                    

<<Vestiti, andiamo in perlustrazione.>>
Per qualche secondo riesco a tenere gli occhi abbastanza aperti per osservare il biondino che mi si è parato davanti, sull'uscio della porta appena aperta, dopo aver bussato incessantemente per almeno dodici minuti.
Per qualche secondo restiamo fermi a fissarci, lasciando che il mio silenzio attonito e infastidito aleggi nel corridoio del dormitorio.
<<An->> prima che possa dire altro gli sbatto la porta in faccia.
Se mi svegli alle due del mattino, sperando che io ti segua in una passeggiata notturna inutile, non puoi aspettarti una Ella cordiale. Soprattutto perché neanche nelle altre ore del giorno te la puoi aspettare, figuriamoci alle due di notte.

~~~

<<Ricordami una cosa: come hai fatto a convincermi a seguirti?>> chiedo sbadigliando cercando di mantenere il passo del ragazzo che si aggira per i corridoi, attualmente deserti, di quello che dovrebbe essere uno dei maggiori edifici storici del campus.
<<Ti ho corrotto con un caffè e un pacchetto di orsetti gommosi.>> ribatte il biondo guardandomi con un sorriso tronfio, mentre io guardo al pacchetto di orsetti che ho in mano e che ho ormai quasi finito, per poi annuire mangiando l'ultimo orsetto.
<<Tu sì che sai come fare strada nel mondo, Besson.>>ammetto scherzando mentre accartoccio il pacchetto per poi metterlo nella tasca della felpa.
<<Certo è che potevi anche pensare ad un orario più normale.>> aggiungo alzando gli occhi al cielo per poi fare un altro sbadiglio, a quanto pare il caffè non è servito poi a molto. <<A quest'ora la gente comune dorme.>>
<<Infatti io non sono una persona comune.>> ribatte con un ché di spocchioso abbozzando una mezza risata per poi svoltare in un altro corridoio, seguito a ruota da me. <<Poi dormire è sopravvalutato.>>
<<Ovvio.>> ribatto con sarcasmo. <<E respirare è un hobby.>>
Il ragazzo si volta un secondo verso di me per poi scoppiare in una risata genuina, prima di rigirare nuovamente in un altro corridoio.
<<Sicuro di sapere dove stai andando?>> chiedo confusa da tutte le svolte che abbiamo fatto negli ultimi dieci minuti.
<<Pf, fidati di me, baby.>>
Trattengo una risata per quanto imbarazzante è quest'inglese.
<<Che c'è?>> chiede voltandosi incuriosito alla mia non risposta. <<Volevo fare l'americano.>>
Non so se considerarlo un insulto o...
Lo guardo divertita prima di scuotere il capo in segno di disapprovazione, non ho intenzione di spendere parole per questa brutta copia di un Beatles.
<<Sul serio, Corbyn, sono stanca. Siamo arrivati?>> chiedo sbuffando mentre continuo a seguirlo per i corridoi.
<<Wow.>> afferma fermandosi e girandosi verso di me. <<È la prima volta che mi chiami per nome.>>
Mi fermo anch'io a pensarci: è la prima volta che non uso uno dei miei soliti soprannomi stupidi.
<<Cazzo.>> ribatto incrociando le braccia al petto. <<Io l'ho sempre detto che voi anglosassoni fate il lavaggio del cervello a forza di thé e biscotti.>>
Sbuffo sonoramente, alzando gli occhi al cielo, mentre il ragazzo si scioglie in una piccola risata prima di ricominciare a camminare rispondendo al mio quesito precedente. <<In ogni caso, tu sei sempre stanca, Ella.>>
In effetti i nomi di due rivali, hanno un suono così strano se detto senza un briciolo di sarcasmo.
<<Stanca, io?>> chiedo cercando di non fargli notare la confusione che il mio nome pronunciato da lui mi provoca. <<Io non sono sempre stanca. Sono diversamente dinamica. È diverso.>> aggiungo alla fine.
Sentite, siamo onesti: a sedici anni si comincia ad essere stanchi del mondo; a diciotto il mondo comincia a stancarsi di te.
<<Eccoci.>> afferma indicando una porta tutta bianca bordata con orli dorati.
Dopo aver preso una chiave dalla tasca destra, la inserisce nella serratura per poi farmi cenno di fare la guardia. Mi guardo attorno vedendo solo la desolazione del corridoio in cui ci troviamo.
Deve essere uno di quegli edifici storici in disuso da anni, non sembra avere segni di essere abitato o essere stato usato di recente.
<<Entra.>> sussurra il biondo, invitandomi ad entrare mettendo una mano sulla mia schiena e
spingendomi delicatamente verso l'interno, per poi guardarsi intorno e chiudere la porta dietro di sé.
Lentamente metto a fuoco la stanza rimanendo completamente sbalordita. <<Wow.>>
Avete presente quei film in cui la ragazza che ha appena scoperto di essere una principessa si ritrova a girovagare per il palazzo fino ad arrivare in una sala da ballo enorme e maestosa, una di quelle che ti lasciano impalata a fissarla a bocca aperta e con un'espressione da ebete stampata in faccia? Ecco, la stanza in cui mi trovo ora rispecchia in pieno questa descrizione. Davanti a me compare un'enorme sala da ballo con il pavimento in marmo e le pareti in avorio. Sulla parete che mi è di fronte vi sono due grandi vetrate, alte quasi fino al soffitto, con i bordi in oro, che permettono una splendida visuale del giardino che circonda l'edificio. Pendono dal soffitto tre imponenti candelabri, che dall'aspetto sembrerebbero essere fatti di cristallo; i due laterali leggermente più piccoli di quello al centro. Mi sembra di essere finita in uno di quei romanzi ottocenteschi, in stile "Orgoglio e Pregiudizio", in cui le protagoniste vengono invitate ai balli a casa di ricchi uomini borghesi.
<<Figo, eh?>> chiede il biondo alla mia destra, facendomi sussultare perché avevo quasi dimenticato la sua presenza.
<<È meravigliosa.>> ammetto con un sorriso sincero.
<<Ci venivo da piccolo e rivedendola dopo tanti anni ho avuto la conferma di aver trovato la location giusta per l'ultima festa.>> spiega incrociando le braccia con aria fiera mentre è ancora col naso all'insù intento a osservare i candelabri.
<<Immagina>> continua il ragazzo riportando i suoi occhi azzurri su di me. <<Nell'angolo destro della sala ci sarà il buffet mentre il centro sarà dedicato interamente alla pista da ballo.>> afferma indicando ogni posto muovendosi per la sala con un entusiasmo infantile e piuttosto contagioso e un sorriso stampato in faccia.
<<E lì.>> dice indicando la parete opposta a quella che dovrebbe ospitare il tavolo del cibo e delle bevande, per poi spostarsi in quella direzione quasi come se stesse per spiccare il volo. <<Il dj con delle casse spettacolari e le migliori canzoni mai state scritte.>>
Lo guardo sorridere compiaciuto mentre mi avvicino a lui saltellando e volteggiando, anch'io improvvisamente allegra, su quella che sarà la futura pista da ballo. <<Le migliori canzoni per la festa migliore.>>
<<Si.>> ribatte lui, felice al vedere il mio entusiasmo per poi avvicinarsi a me e prendermi per i fianchi cominciando a trascinarmi in una sorta di lento. <<Si ballerà per tutta la notte e sarà una serata indimenticabile per tutti, la serata del grande forse di Rabelais. >>
<<Je vais quérir un grand peut-être>> rispondo sorprendendolo con le mie conoscenze letterarie.
<<Si, lo so.>> ribatto prima che lui possa farmi i complimenti mentre il nostro lento senza musica continua. <<L'effetto Cenerentola è sempre stato la mia specialità: proprio quando pensi di conoscermi, bam ti sorprendo.>>
Per una volta né io né Corbyn abbiamo nessuna battuta sarcastica sul retaggio dell'altro, per la prima volta America e Inghilterra sembrano andare d'accordo.
Godetevela: non succede tutti i giorni che il Paradiso si metta a danzare con l'Inferno.
Il ragazzo sorride alla mia battuta per poi cominciare a movimentare il lento che agli occhi di un estranio sembrerebbe privo di accompagnamento musicale ma che noi riusciamo a sentire come se riecheggiasse tra le antiche pareti di quella sala, tra le mie e le sue risate che risuonano spensierate.
Je vais quérir un grand peut-être.

Tender Curiosity//Why Don't WeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora