Chapter 13🥂

21 1 0
                                    

Corbyn's P.O.V

<<È da più di un'ora che aspettiamo che qualcuno si degni di riceverci. E non provi a rifilarmi di nuovo la scusa dei codici perché sono le tre di notte e il pronto soccorso è praticamente vuoto quindi non me ne frega un cazzo se abbiamo un bollino verde, rosso o a pois, voglio solo che la mia amica possa essere visitata adesso così da potercene finalmente andare da questo dannato posto.>>

<<Signore, le chiedo gentilmente di calmarsi e di tornare al suo posto altrimenti sarò costretta a farla allontanare. Sono certa che non vuole lasciare sola la sua amica in questo momento per cui faccia un favore ad entrambi e torni a sedersi. Qualcuno la riceverà quanto prima.>>

La donna dietro al bancone non si preoccupa neanche di distogliere lo sguardo dal computer. Probabilmente avrà assistito a scenate del genere fin troppe volte per lasciarsi scuotere dalla mia sfuriata. Con un sospiro di sconfitta torno al mio posto e cerco di comunicare telepaticamente alla donna tutto il mio fastidio.

<<Togliti quell'espressione dalla faccia altrimenti il dottore penserà che siamo qui per te, sembri stitico>>§mi sussurra Ella all'orecchio.

Una risata involontaria mi sfugge dalle labbra. E' più uno sbuffo divertito che una risata vera e propria ma è comunque più di quanto pensassi di poter fare in una situazione del genere. <<Incredibile. Eccoci qui a condividere un momento commovente di amicizia e altri valori morali e tu decidi di rovinarlo.>>

<<Mi dispiace rovinare le tue fantasie disneyane ma non stiamo vivendo nessun momento commovente e pieno di alti valori morali. Ti avevo detto che venire qui era una perdita di tempo, io sto bene.>>
Nel dirlo, la vedo incrociare le braccia al petto e alzare il mento come una bambina che ha appena dimostrato che ha senso mangiare gelato a colazione perché è essenzialmente latte ghiacciato.

Mi volto completamente verso di lei e la costringo a guardarmi negli occhi sollevandole il mento per poi dirle, nel tono più serio che mi riesce: <<Voglio solo assicurarmi che almeno dal punto di vista fisico tu non abbia subito danni. Non riuscirei comunque a dormire senza averne la certezza.>>

Scaccia via la mia mano e distoglie lo sguardo, chiaramente a disagio. <<Ti ho già detto che sto bene, sei arrivato prima che potesse succedere nulla. Non ti basta la mia parola?>>

<<Preferisco quella di un esperto. Mi piace esser sicuro delle cose. Ormai mi conosci abbastanza bene da sapere che ho una leggera mania del controllo.>>

<<Ti conosco abbastanza bene da sapere che 'leggera' è un eufemismo grande quanto una casa.>>

<<Appunto, quindi accontentami e comportati bene durante la visita.>>

<<Pensavo che i disturbi mentali non andassero incoraggiati.>>

<<Tecnicamente questo non è incoraggiare. Per definizione 'incoraggiare' vuol dire 'assecondare' o 'favorire' qualcosa o qualcuno. La tua è più rassegnata accettazione.>>

<<Un giorno qualcuno ti tirerà un pugno per questo tuo vizio di correggere sempre gli altri e molto probabilmente quel qualcuno sarò io.>>

Continuiamo a guardarci in cagnesco per alcuni minuti, dando vita a una gara di sguardi che nessuno dei due sembra intenzionato a perdere finché una voce ci richiama all'attenzione facendoci sobbalzare. È la donna dell'accettazione che ci informa che il dottore è finalmente disponibile alla visita e che Ella può accomodarsi nel suo studio. Con un sospiro e un cenno di saluto nella mia direzione la ragazza si alza e sparisce dietro una delle tante porte bianche del corridoio. Tra il ticchettio dell'orologio sul muro e il rumore delle dita della tipa che battono sulla tastiera, la mia gamba che trema incontrollabile e le mie mani ormai diventate un campo di battaglia capisco che se passo anche solo un altro momento in quella stanza da solo finirò con l'impazzire, per cui mi alzo e mi dirigo nel giardino adiacente alla struttura. Non appena l'aria gelida della notte mi colpisce finalmente inizio a rilassarmi un po'. Prendo un respiro a pieni polmoni e alzo la testa verso il cielo. È una notte senza stelle, oscurate dalle nubi temporalesche che molto spesso popolano il cielo inglese. In fondo ne sono contento: ritrovarsi ad osservare un cielo splendente di stelle nella situazione in cui mi trovo e dopo la giornata di merda che ho avuto l'avrei considerata una beffa dell'universo. Chiudo gli occhi cercando di godermi l'attimo di pace ma vengo immediatamente disturbato (e te pareva) dalla vibrazione del telefono nella tasca.

Tender Curiosity//Why Don't WeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora