Capitolo 9. Unconditionally.

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{Muke.} 

POV Luke.


Sento il cuore battermi nel petto ad una velocità che aumenta secondo dopo secondo. Ho paura che possa esplodere in tanti piccoli pezzettini. Forse sarebbe meglio non averlo un cuore, ma poi ricordo che ne ho bisogno per continuare a vivere.
Le mani mi tremano, scivolando dal volante in continuazione. Manca poco alla mia destinazione, forse due minuti, tre al massimo. Devo cercare di resistere a questa dannata voglia di fermare la macchina e mettermi a piangere. Non avrebbe senso piangere. Non l'ha fatto Calum, perché dovrei farlo io? Sei davvero convinto che Calum non stia piangendo in questo momento? Questa dannata voce nella mia testa mi tormenta, facendomi sentire ancora più male, più colpevole.
Quando mi fermo, non riesco nemmeno a parcheggiare la macchina dritta, ma non ci riprovo perché so che non saprei fare di meglio.
Le gambe mi tremano più delle mani, ed è quasi sorprendente che io riesca a raggiungere la porta dell'ingresso. Busso piano, abbassando la testa e mordendomi il labbro inferiore. Aspetto un paio di secondi, poi la porta si apre e la persona che volevo vedere mi si piazza davanti. Mi guarda senza capire, tenendo le labbra leggermente socchiuse e i muscoli tesi.
"Luke, che ci fai qui?" chiede.
"Ho lasciato Calum." rispondo, alzando la testa e sbattendo le palpebre un paio di volte. Gli occhi mi pizzicano, quindi è inevitabile non rigare le guance con le lacrime. Davanti a tutto ciò, la persona che mi sta di fronte si sporge verso di me e mi abbraccia forte, facendomi sentire il suo profumo addosso, il suo calore sulla pelle.
Michael. 
È davvero questo quello  che voglio? Voglio Michael Clifford? Lo voglio pur essendo consapevole che non sarà mai nemmeno lontanamente come Calum? Le risposte a tutte queste domande sono sì, sì e ancora sì. Sono matto, ma in questo momento, stretto tra le sue braccia, non m'importa. Spezzami il cuore, riducimi in briciole, che m'importa, tanto ho potuto provare la gioia di stare stretto a te. E mi è bastato.
"Dai, entriamo." mi sussurra contro l'orecchio.
Io non mi muovo di un centimetro, quindi Michael mi trascina con sé, chiudendo la porta e portandomi di sopra, in camera sua.
Ci sediamo sul letto, uno di fronte all'altro. Io tengo ancora la testa bassa, lo sguardo fisso sulle mie mani. Michael mi fissa, riesco a sentire i suoi occhi addosso. Non è qualcosa di pesante, anzi è piacevole essere l'oggetto di osservazione di Michael Clifford.
"Luke...perché?" mi chiede con voce tremante. Io resto in silenzio, cercando di raccogliere tutte le idee che mi frullano per la testa. "Alza la testa, guardami e dimmi perché hai lasciato Calum, perché sei qui da me?"
"Non è chiaro?" chiedo a mia volta, puntando gli occhi nei suoi.
Michael rimane immobile, inghiottendo a vuoto e respirando profondamente. Gli è tutto chiaro.
"Luke..." pronuncia il mio nome con un lieve tono di rimprovero.
"Cosa avrei dovuto fare? Non avrei mai potuto fare finta che lui sia te.
Io a Calum voglio bene, è stato qualcosa di terribilmente dolce e bello per me...ma ci sei sempre tu tra i miei pensieri."
"Smettila di fare lo sdolcinato con me..." mi dice con una risata, poi si avvicina a me, appoggiando le labbra sulle mie. Il bacio sa di lacrime, di sigaretta e...di noi, nella nostra forma più elementare. E sì, mille volte sì, è questo quello che voglio. Sento un formicolio percorrere in ogni parte del mio corpo, dalla punta dei piedi alle punte dei capelli. Il cuore batte forte, ma è un battito diverso da quello di prima. So per certo che il cuore non esploderà.
"Non ho più scopato con nessuno dopo quell'ultima volta, quando l'abbiamo fatto..." mi sussurra, accarezzandomi con il palmo della mano l'interno della coscia. Gli sorriso contro le labbra.
"Sono passati due mesi."
"Già."
E dopo due mesi, i nostri corpi si uniscono nuovamente diventando una cosa sola. Ed è tutto dolce, lento. Michael mi prende con cura, come se avesse paura di rompermi in mille pezzi, mentre io gli sussurro di volerlo ancora, di volerlo sempre.
E lui mi promette che sarà così.
 

_____


Mi sento perso e niente ha senso in questo momento. Ho Michael è vero, eppure non è come avevo immaginato.
Il pensiero di Calum è qualcosa di fisso, un vero e proprio tormento!
Oggi gli allenamenti di lacrosse sono andati di merda; non sono riuscito a combinare proprio niente!
L'allenatore mi ha pure sgridato, però l'ho rassicurato, dicendogli che è solo una giornata no.
Mentre siamo negli spogliatoi Ashton si avvicina a me. Si appoggia contro l'armadietto e mi guarda con le braccia incrociate al petto.
"Che combini?" mi chiede.
"Niente. Assolutamente niente." rispondo, togliendomi la maglietta e buttandola nel borsone.
Quando faccio per andare in doccia Ashton mi prende il braccio e mi blocca. Ci guardiamo.
"Ho lasciato Calum...l'ho fatto per Michael." gli faccio sapere. La sua prese si fa man mano più debole. Si lascia sfuggire una risata, poi scuote la testa.
"Luke Hemmings, sei veramente una puttana."
"Lo so, ma non so essere anche un bugiardo. Semplicemente non ci riesco e adesso sto da cani. Calum non si merita tutto questo..." sentendo il nome di Calum, Ashton si irrigidisce.
"L'ha presa tanto male?" Alzo le spalle, ovviando la mia risposta. "Vuoi che ci parli?" chiede.
"Cosa?" chiedo a mia volta. "Tu e Hood vi conoscete?"
"Un tempo eravamo....amici e forse in questo momento ha bisogno di un amico. E...tu cerca di fare poche cazzate. So come ci si sente quando ti spezzano il cuore."
"Okay...grazie." Ashton di da una pacca contro la spalla e se ne va.
Qui, gatta ci cova!
 

Take me hard|| 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora