•CAPITOLO 1

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[FLASHBACK... 4 MESI PRIMA]

Sono in Corea del Sud a causa del mio capo. Quel mio dannatissimo capo che non riesce a portare al termine le sue commissioni accollando tutti i suoi impegni più drastici alla sottoscritta. Dovrebbe imparare a collocare il lavoro prima del divertimento, insomma, ha ormai lasciato la giovane età da un pezzo e sarebbe arrivata l'ora di imparare a diventare più responsabile. Inoltre, non mi spiego, come gli salti in mente di non presenziare in persona ad eventi così importanti decidendo di mandare me? Non capisce che così facendo metterà in cattiva luce l'azienda e, di certo, non mi sorprenderei affatto se queste agenzie super importanti non volessero collaborare con lui, se lo meriterebbe.
Nel frattempo il mio iPhone iniziò a squillare riportandomi al mondo reale. Ero appena uscita dall'agenzia della View Management Seoul e mi incamminavo all'interno del parco accanto, avendo tra le braccia due raccoglitori enormi e infatti feci un po' di fatica per prendere il cellulare in borsa, ma alla fine riuscì.

Era il mio capo, finalmente si fece vivo.

"Cosa vuoi? In questo momento non posso rispondere. Sono occupata a portare a termine i TUOI IMPEGNI! Scusami, ma devo andare."

"Dai tesoro, non essere arrabbiata con il tuo papà. Ti ripeto, avevo altri impegni lavorativi e non potendomi clonare ho deciso di mandare la mia assistente migliore. Poi sappiamo entrambi quanto tu sia più brava di me con le lingue straniere."

"Papà, facesti la stessa identica cosa con le agenzie di Parigi e Shanghai. Ti avverto, questa sarà l'ultima volta che ti paro il culo quindi in seguito evita di fare il passo più lungo della gamba se non riesci a gestire i tuoi impegni. Cavolo, mi fai dare di matto quando ti comporti da persone immatura in quanto non si addice alla persona che sei."

"Penseresti lo stesso se ti spedissi direttamente lì a Seoul una borsa Chanel?" Disse ridacchiando e tentando di addolcirmi.

"Non voglio regali, tu sai quanto poco m'importi di una borsa Chanel, vorrei semplicemente che mio padre si comportasse correttamente e che rispettasse i suoi impegni, chiedo troppo?"

"Yves Saint Laurent?" Disse con tono malizioso.

"Papà!! NO." Risposi diretta.

"Amore devo ammettere che da bambina era molto più semplice corromperti e questo non può che significare che tu stia crescendo. Stai diventando proprio come tuo padre e non so se sia un bene o un male."

"Dovresti preoccuparti di te stesso poiché io, a differenza tua, so essere molto più matura e responsa-" Dissi mentre tentavo di gettare in un cestino del parco alcuni fogli, ma in quello stesso momento venni spintonata da qualcuno che mi fece cadere non solo i fogli che stavo per gettare, ma anche i miei raccoglitori. Insomma, di male in peggio Miss. Sfortuna perenne.

"Papà senti devo andare." Dissi calandomi per raccogliere la mia roba.

"Tranquilla vai. Saprò come farmi perdonare, ricorda che ti voglio bene." Disse e immediatamente staccai la chiamata.

Credo che non esista cosa peggiore del proprio capo, soprattutto quando questo è tuo padre.. Ah aspettate, ma cosa dico? c'era di peggio; il ragazzo moro, in camicia e occhiali da sole che mi aveva appena spintonata facendo cadere tutta la mia roba al suolo. Sospirai, dovevo mantenere la calma e apparire gentile.

"Mi dispiace, davvero non volevo. Ero impegnato a parlare al cellulare e non ti ho vista, scusami." Disse il ragazzo calandosi per raccogliere i miei fogli.

FORSE ERA DESTINO!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora