•CAPITOLO 6

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[Ritorno ai Nancy's Pov, ma non per molto.]
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Purtroppo era arrivato quel momento che speravo non arrivasse mai, il mio ultimo giorno a Seoul.
Premetto di aver sempre avvertito un po' di angoscia durante la fine d'ogni mio viaggio lavorativo, poiché come ben sapete amo viaggiare, ma rispetto gli altri viaggi stavolta il mio stato d'animo era totalmente differente. Non saprei descriverlo con precisione, ma so per certo che si tratti d'un mix d'angoscia, malinconia, dispiacere e tristezza.
Ci sono quei posti in cui vorrei poter restare per sempre, dove il respiro si espande e senti l'aria sistemarsi, prendere posto nei polmoni e infonderti di benessere. Ci sono quei posti in cui ti chiedi se ti appartengano solo per affinità o se li possiedi per diritto di nascita. Ci sono quei posti in cui ti guardi attorno ed ogni cosa, casa, albero e sasso sono in perfetta armonia, esattamente come immagini che sia il tuo posto della vita.
Durante le mie lunghe passeggiate mi è spesso capitato di fantasticare, provando a fare pensieri di vita futura, mi guardavo attorno e pensavo "Qui verrò a passeggio con il mio cane, qui con le mie cugine, qui con la mia futura famiglia e qui trascorrerò la mia vecchiaia". Quelle illusioni riuscivano ad aiutare il mio intelletto, quei pensieri riuscivano a farmi star bene anche se allo stesso tempo sapevo che non sarebbe mai andata a finire in quel modo, ma infondo sapete perché lo facevo? Perché mi è sempre stato detto che giurare cose impossibili è quello che fanno le persone che amano, ed io amo. Amo questo posto.
Mi sono imbattuta in quei luoghi che riescono a penetrati dritto nell'anima, che ti accompagnano e si infilano nella mente paragonandosi ad altri paesaggi reali o immaginari. Mi sono imbattuta in luoghi che non rivedrò più ma che porterò nel profondo del mio cuore, proprio come un vecchio amore mai dimenticato che riesce a rubarti un sorriso ogni volta che ci ripensi. Mi sono imbattuta in luoghi in cui potrò solo passeggiare con il ricordo, ma che non per questo saranno meno importanti. Mi sono imbattuta in luoghi talmente tanto belli da non riuscire a descriverli a parole ma che, anzi, vorrei direttamente poterveli mostrare in modo da riuscire a capire le mie emozioni e a percepire il mio stato d'animo.
In queste settimane mi è parso di rinascere, di vivere una realtà che combaci perfettamente al mio stile di vita. Mi è sembrato di vivere un sogno e proprio per questo non ho potuto far a meno di chiedermi perché mi stessero svegliando. Avete presente quando siete bambini, state sognando qualcosa di bello e vostra madre vi sveglia per andare a scuola, ma voi volete continuare a dormire per riprendere il filo di quella storia che però non si riesce mai a riprendere? Ecco come mi sento. Ecco la risposta che mi son data e purtroppo quello non era un sogno, ma la cruda realtà. Dato tutto quello che questa città era riuscita a trasmettermi e a farmi provare in così poco tempo, mi sono sentita di paragonare quest'esperienza a quei regali che la vita decide di donarti nei periodi in cui perdi ogni speranza per essere davvero felice, al momento di quiete dopo la tempesta, a quel momento di rinascita dopo la morte interiore.

Mi trovavo in suite a fare le valige, di solito è uno dei miei momenti preferiti ma non in quel lasso di tempo. Era il momento in cui metabolizzai che stavo realmente per andar via. Era il momento in cui in valigia, oltre ai vestiti già utilizzati, misi anche altro: angoscia, ma tanta felicità. Roba comprata, ma anche quella comperata solo con il pensiero. I momenti indimenticabili che faranno per sempre parte della mia vita, ma anche quelli apparentemente insignificanti che in realtà sono sempre i più belli. Ma soprattutto ci misi la voglia di ritornare in questi posti, in queste strade.

Avevo l'aereo alle tre del mattino, quindi ho preferito trascorrere l'intero pomeriggio in hotel per poter risistemare le mie valigie. Accesi il mio MacBook Pro per poter fare una videocall con le mie cugine e nel mentre, da YouTube della tv dell'hotel, inserí la riproduzione delle canzoni ascoltate in questi giorni.

Le mie cugine mi mancavano davvero molto e non vedevo l'ora di rivederle, presumo siano una delle poche ragioni per cui non vedevo l'ora di ritornare a Napoli.
Una delle prime cose che mi capitò di collegare al pensiero delle mie cugine furono quei vaghi ricordi che ho della nostra infanzia e il fatto che non li ricordi con precisione non mi spaventa affatto perché, proprio come afferma Leopardi, i fatti lontani nel tempo, proprio perché perdono i loro connotati precisi e vengono sfumati nell'indeterminato, procurano quella sensazione di vago e di indefinito che è fonte di piacere. Ho ricordi offuscati di quando da bambine giocavamo tra gli angoli del giardino, tra quelle scatole di giochi che riempivano i nostri pomeriggi e tra le stanze vuote delle nostre case. Ricordo le nostre solite sfilate tra la natura per poi sedersi sull'erba a chiacchierare. Ricordo quando raccoglievamo le margherite e quando andavamo a cavallo. Noi tre siamo sempre state insieme, abbiamo vissuto insieme e siam cresciute insieme. Ci siamo sempre raccontate tutti i segreti, confidate e aiutate a vicenda. Ci siamo sempre sentite unite anche quando c'erano tantissimi chilometri a separarci.. proprio come in questo momento che abbiamo passato più di due ore canticchiando e chiacchierando in video. Tutto andò alla perfezione fino a quando d'un tratto venne riprodotta una canzone di Jimin da Youtube, Promise, e senza farci molto caso iniziai a canticchiarla.

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