Mi trovavo al Casinò di Venezia, uno dei dei più famosi d'Italia.
Ero assieme a mio padre ed altri della nostra organizzazione.
Nessuno sapeva che io era la figlia del famoso e temuto boss di una delle organizzazioni mafiose d'Italia, infatti tutti credevano che io fossi solo una prostituta o puttanella che mio padre aveva trovato per strada per soddisfare i suoi bisogni.Mio padre stava giocando a poker, mentre io ero dietro di lui che guardavo attentamente ogni sua mossa, affianco c'erano i nostri uomini e quelli dell'altra organizzazione mafiosa.
Ci trovavamo lì con la mafia Galiziana (cioè mafia spagnola), per un accordo con loro.
Il loro boss, cioè Miguel Tejero Armada era seduto difronte a mio padre con le carte in mano e un sigaro in bocca.
Le sue mani erano piene di anelli grossi e costosi e una collana a catena al collo e un'altra con un crocifisso.
Aveva degli occhiali scuri e i suoi capelli erano tirati all'indietro con un sacco di gel.
Non era per niente un bel uomo e puzzava perennemente di alcol, anche se questo per me era abbastanza normale date le circostanze di come vivo.
Alcol, droga, omicidi, esportazione di armi illegali e molte altre cose, le vedevo in continuazione e oramai era diventata abitudine.
Armada era circondato da belle donne che mettevano in mostra il loro decolté e che massaggiavano le spalle del boss in modo seducente provocandolo allo stesso tempo.
Pure mio padre aveva una bella squadra di donne belle e formose, infatti gli gironzolanvano sempre attorno, sembrava come se stessero facendo a gara di chi avesse la troia più seducente.Ormai erano le 3.30 del mattino e finalmente la riunione finì andando a buon fine e con una vincita di mio padre; lui era sempre stato bravo a giocare a poker, non ne avevo dubbi.
Mentre mio padre faceva ancora qualche chiacchiera con Armada, io mi diressi all'esterno per prendere una boccata d'aria, passando dal retro del casinò e fumare una sigaretta.Portai alla bocca la mia sigaretta e la accesi, aspirando il fumo per poi buttarlo fuori dalla bocca, quando dopo qualche tiro, mi sentì afferrare da una mano grossa e ferma che mi stringeva il braccio sempre di più, per poi bloccarmi tra il muro e un corpo caldo che mi schiacciava.
"Ciao piccola, hai proprio un bel visino, che ci fai qui tutta sola?"disse un tipo accarezzandomi il viso con due dita delicatamente, per poi scendere con la mano sul mio corpo e un sorriso malizioso stampato in faccia.
Era un uomo della Galizia, infatti lo avevo già adocchiato prima, a guardarmi in modo insistente, mentre i due boss giocavano.
Dopotutto me lo sarei aspettato, non ci si poteva fidare di nessuno lì, tutti gli uomini pensavano sempre al sesso, ma per mia fortuna e sopratutto per la mia costante paranoia e paura di essere violentata da uno di questi topi di fogna, sotto il vestito tenevo sempre una pistola.
Non ci pensai due volte e con una mossa veloce, riuscì a tirarla fuori e con i miei modi..."molto carini", lo mandai via, minacciandolo.
Potevo pur sembrare giovane e ingenua, una verginella ancora da stuprare, ma ero abbastanza cazzuta, soprattutto se avevo come padre, il boss della mafia Italiana.
Quel uomo era spietato con tutti, ma con me no, io ero la sua principessina e chi osava toccarmi...beh finiva male.
Non per vantarmi ora, ma devo dire che ho un padre veramente perfetto, anche se a volte troppo affettuoso.
Molto cattivo e freddo con gli altri, ma dentro di sé nasconde un cuore di un padre affettuoso e protettivo.Dopo una mezz'oretta i due boss si salutarono e partimmo per tornare a casa finalmente, non c'è la facevo più ero esausta.
Arrivammo all'aeroporto dove il jet di mio padre ci aspettava e in circa un'ora ero già a casa in Sicilia a varcare la porta della mia villa, correndo poi a fidandomi sul letto di camera mia.*il giorno dopo*
Ero nella mia solita sala dove mi allenavo, quando uno dei scagnozzi di mio padre mi chiamò."Andrea, tuo padre ti vuole!"
Non risposi, sbuffai soltanto, perché sapevo già cosa voleva dirmi, ma mi fermai e mi incamminai verso l'ufficio di mio padre ancora sudata.
Bussai alla porta ed entrai.
"Papà mi hai chiamato?"gli chiesi io.
"Ah principessa, si vieni, hai un lavoro da fare!"mio padre mi aveva sempre trattata come una principessa, infatti ho sempre avuto tutto e di più da lui.
Era spietato, cattivo, in poche parole senza cuore, ma quando era assieme alla sua famiglia (cioè con me e i miei nonni) diventava super dolce.
D'altronde era un boss mafioso, molto importante e di certo non poteva essere dolce con tutti, altrimenti avrebbe perso il rispetto.
Io pur essendo sua figlia, mi fece allenare, per poi 'usarmi' per i suoi scopi malvagi.
Non me ne facevo un problema, anzi mi piaceva aiutarlo nei suoi affari, ma non mi impicciavo mai troppo.
Io facevo sempre quello che mi veniva chiesto e poi me ne tornavo a fare quello che volevo."Papà quante volte ti ho detto di non chiamarmi 'principessa'?! Non sono più una bambina!"
"Continuerò a chiamarti così per sempre!"mi disse facendomi un sorriso, per poi farlo scomparire e diventare serio.
"Ho un lavoro per te, come ti avevo già detto! L'organizzazione mafiosa russa, con cui noi siamo in conflitto, ha preso un nostro uomo per cercare di avere delle informazioni su di noi. Sappiamo che a breve daranno una specie di festa e voglio che tu ti intrufoli e con i tuoi soliti giochetti li metti a K.O. per poi liberare il nostro uomo!"
"E perché vuoi ribelarlo in questo modo? Non è più semplice entrare facendo una sparatoria quando meno se lo aspettano e ammazzarne un po? In poche parole: perché non te ne puoi occupare tu? La Russia non mi entusiasma molto"
"Lo so, ma non voglio dare troppo nell'occhio e tu sei intelligente e perfetta per questa 'missione', loro sono stupidi e cadranno nelle tue grinfie molto facilmente! E poi io devo sbrigare una cosa, ci sono state delle complicazioni con l'esportazione della marijuana"
"Va bene, nessun problema!"
"Perfetto, allora partirai domani, sono già pronti i documenti falsi, arriverai in Russia di pomeriggio, allogerai in una camera d'albergo e alla sera attaccherai, tutto chiaro?"
"Certo!"
"Perfetto, ora puoi andare! notte principessa!"lo guardai minaccioso dopo aver sentito dinuovo quel nomignolo, provocandogli una risatina.
Poi me ne andai e lui ritornò con gli occhi sulle carte che aveva sulla scrivania iniziano a scriverci sopra qualcosa.
Tornai in camera mia e mi buttai sul mio letto.
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~ Perché tu sei la mia droga ~
Romance[COMPLETATA] Andrea Russo è una giovane donna di soli 20 anni. Ragazza attraente con coraggio, forza e valore, come il significato del suo nome. Vive in Italia con suo padre, un boss mafioso di una certa importanza e a cui meglio tenersi alla larga...