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*un mese dopo*
Ero ancora rinchiusa nella mia stanza.
Mio padre mi portava personalmente da mangiare e cercava di parlare, ma da parte mia non riceveva nemmeno uno sguardo.
Quando sentivo che stava arrivando mi giravo da tutt'altra parte.
Anche Jesse venne a vedere cosa facevo qualche volta,ma io gli rispondevo solo che stavo bene, lui dopotutto non aveva molta colpa, ma un po ero arrabbiata pure con lui, dato che non ebbe nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi.

Un pomeriggio salì per portarmi il pranzo e io come al solito mi sedetti dall'altra parte del letto, dando le spalle alla porta dove poco dopo entrò mio padre.
Oggi non mi parlò cercando di attaccare bottone come aveva fatto per il resto del mese, ma si sedette semplicemente affianco a me e io ovviamente mi alzai e andai da tutt'altra parte.

"Non puoi rimanere arrabbiata per sempre!"disse iniziando a scaldarsi.

"Non puoi tenermi chiusa qui per sempre!"gli urlai, rivolgendogli finalmente la parola.

"Cercherai di scappare?"

"Certo!"

"Allora non uscirai!"a quell'affermazione mi fece ribollire ancora di più il sangue nelle vene, ma non per la sua risposta, ma per il modo strafottente e arrogante in cui me lo ha detto

"Io ti odio papà!"esordì io schietta, calma e pacata.

Lui rimase allibito dalla mia affermazione e deluso, ma più da se stesso che da me, perché sentirsi dire dalla propria figlia che ti odia, è la cosa peggiore che un genitore può sentire.
Sarò stata cattiva, ma doveva sapere cosa pensavo io di lui.

Mi guardò un attimo in silenzio, mentre io rimanevo lì impalata a fissarlo.

"Tra poco lo dimemticherai!"

"No invece, non si può dimenticare una persona che si ama!"

"Ma ti senti? Sei stata assieme a lui per qualche mese e già sembra che tu lo voglia sposare! Ti ha portata a letto non è vero? È per questo che 'lo ami tanto'!"disse lui con gli occhi iniettati di sangue facendo le virgolette con le dita alle ultime tre parole.

"Guarda che alla base dell'amore non c'è solo il sesso come credi tu! Certo è la maniera più pura per dimostrare il vero amore, ma non è solo quello e di certo non basta portarmi a letto per farmi cadere ai suoi piedi!"dissi alzando ancora la voce.
"Quante donne ti sei scopato mentre io ero via?"chiesi dinuovo io.
"RISPONDIMI!"lui mi guardò e basta.

Fa sempre così quando non vuole rispondere e non sa più come controbattere

"Fanculo! Ora se non ti dispiace voglio rimanere sola!"dissi fredda.

Così lui non aggiunse parola e se ne andò richiudendo la mia camera a chiave.
Lo sentì sbattere i piedi sul pavimento mentre si allontanava, finché dopo un po qualcuno bussò alla mia porta.
Sapevo chi fosse, così lo lasciai entrare.

"Cosa c'è Jesse? Se è per chiedermi come sto, sto bene!"

"Come stai veramente invece?"

Mi girai verso di lui già con le lacrime agli occhi e corsi ad abbracciarlo per avere un po di conforto.

"Malissimo Jesse!"

"Sssssh, tranquilla, tutto si sistemerà!"disse lui accarezzandomi la testa.

_______________

(Pov Alexander)
Era ormai un mese che non la vedevo o sentivo ed io dopo una settimana che misi un attimo apposto le idee, tornai in Italia.
Avevo perso l'unica cosa che io abbia mai amato veramente, per colpa del mio schifoso lavoro.

Avevo appena finito di allenarmi per cercare di sbollire la rabbia e riflettere.
Ero sfinito, perciò andai a farmi una doccia fredda.
Durante quel mese avevo già provato a entrare in qualche modo in quella villa per portarla via, ma come sempre, riuscivano a fermarmi, dato che suo padre aveva triplicato se non quadruplicato la sorveglianza e aveva ragione a temermi.
Ogni volta che ci provavo, tornavo a casa con delle ferite su tutto il corpo e infatti quando uscì dalla doccia, mi misi solo i boxer per vedere bene i tagli e gli ematomi su tutto il mio busto.

Appoggiai le mani sul lavandino davanti a me e mi osservai per bene.
Avevo delle profonde occhiaie e una cicatrice in fronte di qualche giorno fa.
Guardai ancora il stato penoso in cui mi trovavo e poi sferrai un pugno a quello specchio che si frantumò in mille pezzi, facendo fuoriuscire del sangue dalle mie nocche.
Mi accasciai per terra e appoggiai la schiena al muro, portando le ginocchia vicino al mio petto e altre lacrime minacciavano ancora di uscire.
Ero disperato non sapevo più come agire e ormai avevo provato di tutto, l'unica cosa che rimaneva, era il combattimento diretto.
Non lo avevo provato perché sarebbe stato difficile e non so se sarebbe riuscito e avrei avuto bisogno pure di Andrea per riuscirci.
Ad un tratto a distogliermi dai pensieri fu il bussare alla porta.

"Va via Roxanne!"urlai io per farmi sentire dalla governante della mia casa.

"Aprimi!"ma a rispondere non fu lei, ma un voce maschile che conoscevo fin troppo bene.

Mi alzai ancora dolorante e andai ad aprire la porta chiusa a chiave.

"Che cosa ci fai qui?"chiesi a Lucas, che dopo mesi che non ci vediamo, me lo ritrovo davanti.

"Sono venuto ad aiutarti, non puoi rimanere in queste condizioni!"disse lui facendomi un sorriso che non vedevo più da tempo.

"Ma tu..."iniziai a dire io

"Tranquillo, al cuore non si comanda! Non è colpa tua se ti sei innamorato di lei e io forse dovevo ascoltarti!"

Restammo qualche secondo in silenzio e poi mi fiondai tra le sue braccia e scoppiai a piangere.

"Tranquillo, la riprenderemo!"affermò deciso lui.

"Ma ora vestiti, così vediamo cosa fare!"mi ordinò lui.

Io annuì e poi uscì dal bagno.
Tornai giù in salotto e lui era già la, assieme a Xavier, Dimitri e Amish.

Xavier, Dimitri e Amish, erano dei miei soci che però mi dovevano dei favori e questo era il momento perfetto per sdebitarsi.

"Buongiorno ragazzi!"gli salutai io sedendomi affianco al mio migliore amico.

"Allora, sei proprio perso di questa ragazza, eh?!"iniziò a dire Dimitri

"Certo e farò di tutto per riprendermela!"dissi io

"Deve essere proprio speciale se ha fatto innamorare te!"esordì Xavier con una risatina e io non feci a meno di sorridere e annuire ripensando a lei.

Passarono circa tre ore e finalmente avevamo perfezionato il nostro piano d'attacco, l'unico problema è che doveva collaborare pure Andrea per riuscirci e dovevamo avvisarla, ma dato che non aveva cellulare o una qualsiasi cosa per informarla, agimmo come ai vecchi tempi.
Legammo un foglio con tutte le istruzioni ad un sasso e lo avremmo lanciato alla sua finestra.
Era patetico, ma era l'unica soluzione che avevamo.

~ Perché tu sei la mia droga ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora