Capitolo 3

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Arrivata in cucina, l'odore di cibo appena cotto la travolse, prese un bicchiere abbastanza alto e capiente che riempì con della Vodka, lo bevve tutto d'un sorso e incominciò a fissare i cuochi che correvano da una parte all'altra, parlando a vanvera almeno 5 lingue diverse ciascuno, tutti insieme.

E lei li osservava, silenziosamente, con calma, appoggiata sul lavandino, come un fantasma, nessuno si era accorto della sua presenza.

Sembrava tutto tranquillo, la solita routine, la solita tiritera, ma appunto SEMBRAVA tutto tranquillo, fino a quando non suonò un allarme e si scatenò un putiferio.

C'era acqua ovunque,  che bagnava la stanza e tutti i presenti dall'alto, nella cucina erano rimasti solo due agenti e Elizaveta, che era comodamente appoggiata sul lavandino.

Di punto in bianco irruppero nella stanza due uomini: uno era molto alto, con i capelli corti con le basette, e degli occhiali da sole, con una giacca di pelle marrone e uno un po' più basso in giacca e cravatta, con i capelli della stessa lunghezza di James. Questi iniziarono a parlare animatamente con i due agenti, fino a quando l'uomo alto iniziò a picchiare i due agenti con una padella. Dopo aver ucciso entrambi si girò verso di lei e la osservò, mentre il suo amico basso prendeva una chiave dalle tasche di uno degli agenti.

L'uomo con la giacca di pelle osservava i lunghi capelli rossi bagnati, che le cadevano lungo le spalle, mentre lei osservava i suoi lineamenti facciali ben dettagliati. Ma entrambi persero la concentrazione quando il bassetto aprì le porte dell'ascensore e tirò un pugno all'uomo che vi era all'interno.

Quando quest'ultimo uscì dalle porte dell'ascensore, Elizaveta lo riconobbe subito: "Erik...!", lui la guardò confuso, stava per dire qualcosa ma una dozzina di agenti si presentarono nella cucina interrompendolo. 

Elizaveta, sospirò frustata, cacciò l'anello della mano destra che teneva a bada i suoi poteri e pensò: Colpire gli agenti, SOLO gli agenti.

Si preparò a schioccare le dita, ma tutto d'un tratto, fu come se il tempo si fermasse, una sensazione stranissima, non riusciva a muoversi, o meglio, ci riusciva, ma molto lentamente, troppo lentamente, una sensazione orribile.

Vide un ragazzo dai capelli grigi correre per la stanza, faceva volare cappelli e pistole, spostava i proiettili che stavano per colpire Erik e gli altri due sconosciuti.

Elizaveta conosceva Lensherr solo perché aveva sentito delle voci che dicevano che aveva ucciso il presidente.

Qualche minuto dopo il tempo riprese a scorrere normalmente, fortunatamente la rossa sfiorò leggermente le dita senza schioccarle, si infilò velocemente l'anello.

Intravide il bassetto attraversare la porta, spostò lo sguardo sul ragazzo veloce, si avvicinò a lui e gli diede due pacche sulla spalla: "Wow, strabiliante, ben fatto."

Le sorrise, poi le passò accanto Erik quasi schifato, l'uomo in giacca di pelle si avvicinò e disse al ragazzo dai capelli grigi "Ottimo lavoro.", aveva una voce profonda, ma orecchiabile, rilassante e bella

Poi si rivolse a lei presentandosi "Logan." le porse la mano che lei afferrò "Elizav..." esitò.

Poteva veramente fidarsi?

"Elizabeth, mi chiamo Elizabeth." e strinse la mano di Logan, notevolmente più grande della sua.

"Vi conviene portarla con voi! Ho un certo presentimento." Consigliò il ragazzo veloce, Logan guardò prima il ragazzo, poi Elizaveta, anzi, Elizabeth.

"Sì, è proprio vero.", poi sorrise, "Smettila, sei spaventoso quando sorridi." lo abolì lei, suscitando la risata dell'uomo e del ragazzo.

(Scusate per eventuali errori.)

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