Perchè?

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"P-perché l'ho fatto?... Non ti avevo già risposto prima?" L'espressione del biondo era ai limiti della confusione. Perché tutta quella rabbia? Aveva agito seguendo l'istinto, ha semplicemente colmato il proprio desiderio facendo una buona azione, non aveva fatto niente di male, almeno era quello che pensava lui...ma allora perché l'espressione del compagno che aveva appena salvato non emetteva per niente gratitudine ma solo odio? Le sue palpebre piano piano tornarono all'apertura ordinaria, smette di fare resistenza alla presa del ragazzo, semplicemente si avvicina a lui così che la presa facesse meno dolore, consapevole del pericolo alla quale stava andando incontro. Anche se lentamente, riesce a tornare tranquillo come al suo solito, non temendo più la rabbia del coetaneo, oramai era abituato a questi tipi di rancore, l'unico sentimento che provava in quel momento verso i suoi confronti era solo una grande e pura confusione. "SECONDO TE UNA RISPOSTA COSI SCIATTA E SENZA UN SENSO MI BASTA?!" Purtroppo il ragazzo al suo fianco non contracambiava il proprio impegno nel provare a calmarsi, anzi, sembrava quasi più iracondo. Infuriato dalla  risposta del compagno, ancora insufficente per i suoi standard, strinse maggiormente la presa al braccio sinistro del biondo, facendo comparire un espressione più incattività della precedente sul proprio viso, il suo intento non era chiaro; voleva impaurirlo così che li desse le risposte che li servissero, poteva addirittura attaccarlo, in poche parole il suo obbiettivo principale era intimorirlo per avere delle risposte adeguate. Il suo sguardo poteva emettere a pieno tutto l'odio che stava provando verso i suoi confronti; i suoi occhi erano lucidi, come un lago ghiacciato in pieno inverno, accesi, per via delle fiamme che stavano per fuoriuscire dal suo esile corpicino, tutti i suoi muscoli erano contratti e la sua pelle era fosforescente, precisamente di un colore celestino scuro quasi azzurro. Dopo poco sente di nuovo quel bruciore maledetto alle cicatrici ancora fresche, che si erano formate neanche un ora prima nel proprio corpo. "tsk..scusami..." abbassa nuovamente lo sguardo scocciato, capendo che stava di nuovo perdendo il controllo sul proprio potere. Si calma obbligatoriamente, suggestionato dal fatto che si era stufato del masochismo involontario che era obbligato a sopportare ogni singolo giorno della sua esistenza per via di quel maledetto errore genetico. Questa era una delle tante ragioni per cui il suo carattere era così chiuso e spento, non si poteva permettere di andare in escandescenze, sennò la sua pelle avrebbe dovuto pagare un caro prezzo, una cicatrice violacea incurabile, che lo avrebbe accompagnato per tutta la sua vita come un tatuaggio. "Nella vita si possono avere tante cicatrici. Queste cicatrici raccontano storie, ognuna di esse racconta una storia diversa. Ci sono cicatrici che si guadagnano dopo aver portato a termine un gesto eroico, invece altre possono mostrare il tuo dolore, altre raccontano storie comiche e divertenti, altre traumi e tragedie....invece, le mie cicatrici cosa possono raccontare?" questo era uno dei tanti pensieri che vagavano sempre nella mente del ragazzo dai capelli cremisi. Distende delicatamente la schiena, così che si sarebbe potuto rilassare almeno un po' nell'attesa che la vecchia signora ancora sconosciuta tornasse con i medicinali "ti odio" pensa riferendosi al biondino che era davanti a lui ancora fastidiosamente confuso, ovviamente si era scusato solo per convenienza, per interrompere quella discussione evitando di procurarsi l'ennesima ustione sulla propria pelle, doveva essere il compagno a dare spiegazioni e a scusarsi non lui, o almeno di questo era convinto. Dopo poco chiude gli occhi cercando di sotterrare quella confusione ritenendola inutile, oramai aveva capito da se che quello stolker dai capelli dorati non sarebbe mai stato in grado di rispondere alle proprie domande. "Tou ecco...io volevo solamente...aiutarti, tutto qui." Il biondino sconvolto dal suo comportamento completamente inaspettato, osserva innocuamente il ragazzo distendersi, li risponde sinceramente perché anche lui, ora che sta ripensando meglio, sta incominciando a realizzare che non aveva riflettuto accuratamente prima di agire, lo ha fatto e basta credendo fosse semplicemente la cosa giusta da fare. È stato un impulso, um momento in cui aveva agito seguendo l'istinto, in quei pochi secondi, non aveva pensato a niente. Il rosso attende prima di rispondere, era troppo stanco per portare avanti un argomento così impegnativo. Posiziona la mano destra sopra il proprio bacino leggermente dolorante per via dell'allenamento fatto precedentemente. Sospira, così piano piano facendosi forza per andare avanti, contenendo tutto il fastidio che li procurava la vocina innocente di quel pennuto maledetto. Socchiude irritato solo uno dei suoi due occhi gelidi e ancora lucidi, per via del dolore insopportabile e costante che li stava procurando l'infiammazione dei propri nervi. Li dona solo quel minimo di attenzione visiva, quella che riteneva che si meritasse dopo quel gesto. Utilizza questo comportamento così che il biondino potesse cogliere a pieno quanto fosse infastidito e stanco al momento, era consapevole che riusciva a riconoscere quei tipi di sguardi, così sfrutta questa sua caratteristica a proprio vantaggio. "quindi sei così immaturo Keigo? Dovevi pensarci meglio prima di fare qualcosa di così rischioso." rimprovera il biondino guardandolo ovviamente male.  Non capisce neanche lui il motivo per cui lo stesse facendo, poteva semplicemente fare come aveva sempre fatto, rimanendo indifferente e scappando da quella situazione poco piacevole, perché li stava concedendo quelle parole? Lo stava facendo...per il suo bene? Non lo capiva neanche lui, se non riusciva a capire se stesso e le proprie azioni figuriamoci capire che cosa passasse per la testa a quel pazzo di fronte a lui.
Touya si definiva estremamente forte, ma di tanto in tanto era consapevole che purtroppo crollava anche lui. Non chiedeva abbracci, non mostrava dolore, se ne stava semplicemente in silenzio in qualsiasi situazione. Voleva piangere ma era così orgoglioso che le sue lacrime non uscivano, rimaneva impassibile. Dentro aveva soltanto rabbia repressa, che ardeva contro se stesso. Si odiava perché riusciva a provare dei sentimenti, che li procuravano tutto quel maledetto e infido dolore e per quanto volesse strapparsi il cuore dal petto per non sentire più emozioni, da una parte voleva essere più limpido, cercare di dimostrare a tutti cosa provasse. Ma non lo faceva, rimaneva in silenzio, a cercare una via d'uscita da quella gabbia che si era creato con le sue mani.
"Eccomi ragazzi sono tornata, Signorino todoroki come si sente?" l'infermiera delicatamente apre la porta scorrevole con i farmaci e le creme per curare il giovane paziente fra le mani, usa un tono molto dolce e premuroso nei confronti del rosso arrivando dopo poco al suo fianco. Il biondino osserva tranquillamente la signora entrare, era stato afflitto dalle sue parole, il suo sorriso piano piano svanisce in un vuoto, voleva... solo fare qualcosa di buono."...immaturo..." questo aggettivo era la cosa che li faceva più male, questo dolore li fa sentire un lieve e flebile dolore al petto, non era un dolore normale, purtroppo non era fisico, ogni dolore fisico in qualche modo poteva sempre guarire con un dolore tale invece era tutto più diverso e....complicato. Sente come se un vuoto, ma se fosse veramente stato un vuoto non si sarebbe mai sentito così in colpa. Non poteva chiarire tutti i suoi dubbi ora, erano troppe cose insieme, doveva ripensare accuratamente alle parole del coetaneo, mettere in ordine il tutto e riflettere su il motivo del suo comportamento, risolvere tutti quei dubbi uno alla volta. "aspetta....il tuo cognome è...todoroki?! Sei uno dei figli del pro-hero Endervour?!"

𝚆𝚑𝚢 𝚒 𝚕𝚘𝚟𝚎 𝚢𝚘𝚞...✍︎ //Dabi x Hawks Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora