[Akaashi]
Sono le 6.30 del mattino, suona la sveglia. Nonostante la scuola sia abbastanza vicina, mi ci vuole del tempo per prepararmi, devo riuscire a fare tutto con calma, iniziando da una doccia, finendo con l'uscire di casa.
Faccio colazione con dei pancake preparati al volo, e con del succo d'arancia. Esco di casa, sono le 7.45. Durante il tragitto casa-scuola, mi limito a vedere il paesaggio circostante e la flora del quartiere. Vicino casa mia c'è un piccolo parco, con vicino un boschetto, invece vicino la scuola c'è un albero di ciliegio abbastanza grande. Arrivo a scuola in orario, passo dall'ufficio del preside per chiedere dove sia la mia nuova classe, e dopo avermelo detto mi incammino verso essa. Arrivo davanti una porta bianca, dove sopra c'è appeso un cartello con su scritto: "II A", busso ed entro. La professoressa di giapponese moderno era già in classe, si alza e mi fa un cenno per farmi capire di dovermi avvicinare alla cattedra, lo faccio. Mi fermo ad analizzare la classe, non sembrano brutte persone, c'è chi spicca di più e chi di meno, com'è normale che sia. La professoressa mi dice di sedermi nel penultimo banco, nell'ala sinistra, vicino alla parete con la finestra, mi va bene come posto, una delle ultime file. Perfetto.
Mi incammino verso il mio banco e osservo i miei nuovi compagni di classe. Mi siedo e mi giro per vedere la persona seduta di fianco a me. Ha dei capelli grigi, che sfumano sul nero, tirati all'insù. Ha gli occhi color grano e un sorriso sul volto... inquietante.
Col suo sorriso raggiante, avvicina la sua testa al mio orecchio e parla con voce un po' troppo alta: "Piacere, mi chiamo Bokuto Koutaro! Da oggi siamo vicini di banco eh!? NON È FANTASTICO?"
Partiamo male, questa è l'unica cosa che mi viene da pensare.
"Potresti rompere i timpani a qualcun altro? Siamo a scuola, non in un mattatoio."
Lo dico col tono più freddo e distaccato possibile, già non lo sopporto, sopportarlo per due anni poi, l'inferno.
"Scusami", dice lui. Lo guardo e mi giro con aria infastidita.
"PERÒ NON TI SEI NEMMENO PRESENTATO PRIMA, CHE MODI SONO? SEI TIMIDO? NON VAI D'ACCORDO CON LA GENTE?"

La situazione sta degenerando, sta letteralmente urlando, ma una sgridata no?
"Professoressa, il compagno mi sta disturbando. La prego di farlo smettere, io sono qui per imparare e studiare, non per dialogare nelle ore di lezione."

"Certo Akaashi, hai perfettamente ragione. Bokuto scusati con il compagno e con la classe, e poi vedi di fare silenzio." Dice lei con un tono abbastanza rilassato, ma anche severo.

"Akaashi eh? Invece come fai di nome?" Mi dice continuando a sorridere.

"Se te lo dico farai silenzio?"

"SI, TE LO PROMETTO"

"Mi chiamo Akaashi Keiji, ed ho quasi 17 anni... contento?"

"SI, IO SONO BOKUTO KOUTARO!!!"

"L'hai già detto. Ora mantieni la parola data e sta' zitto."
[...]

Il resto della giornata passa tranquillamente, Bokuto mi ha parlato un po', ma io l'ho ignorato.
Adesso sto per solcare la porta di casa, giro la chiave e la porta si apre. Vedo una luce accesa, mia madre è a casa, avrà finito prima dal lavoro.
"Buongiorno Keiji" dice col suo tono distaccato.
"Buongiorno mamma" rispondo con lo stesso tono.
"Com'è andata a scuola?" Chiede guardando il telefono.
"Bene" dico, e poi vado in camera.
Il pomeriggio passa in fretta, ho semplicemente fatto i compiti, mi rilassa e mi fa passare il tempo, in più imparo quindi cosa c'è di meglio?

La sera invece, dopo cena, prendo il libro che stavo leggendo e ne continuo la lettura. È un libro sulla mitologia greca.
Senza che me ne accorga si fanno l'1, quindi spengo tutto, ripongo il libro nella mia libreria, e mi metto sotto le coperte, sperando che domani quella specie di urlatore ambulante non sia assillante.

author space
Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.💓
Scusate eventuali errori grammaticali.

[𝐁𝐎𝐊𝐔𝐀𝐊𝐀]  𝚃𝚑𝚎 𝚋𝚘𝚘𝚔 𝚘𝚏 𝚘𝚞𝚛 𝚕𝚒𝚏𝚎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora