8 - L'esecuzione di Filomena

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Nando aveva previsto la disponibilità di Filomena, e non lo sorprese la richiesta extra. Era annunciata dal sottinteso richiamo quando si erano salutati due giorni addietro. Seduto sotto l'albero di fico, mentre aggiustava i lettucci di canne per i pomodori da seccare, se la rise di gusto. Io stavo impalato davanti a lui, a decidere se suggerigli o no di dirlo anche Cosetta. Se gliene avessi fatto parola lui avrebbe indagato sui particolari del riservo e allora avrei dovuto rivelargli che Filomena amava coccolarsi con nostra sorella. Sarei diventato una spia. E quando Cosetta avrebbe scoperto la tresca macchinata con Nando, perché in un modo o nell'altro sarebbe venuta a saperlo, sarei diventato un traditore. Che fare?

Scelsi di tenere la bocca chiusa, anche perché Nando aveva deciso di "pagare" l'extra subito. Audace. Voleva farlo alla luce del giorno e con tutti gli occhi puntati. Perché sì, anche se non si vedeva nessuno in giro, era risaputo che la gente osservasse il mondo fuori dalle cornici delle finestre. Anche in quel momento, mentre ero in sua compagnia, nell'orto sopra casa nostra, c'era chi da lontano non si stava perdendo nulla di ciò che facevamo. Menomale che non arrivavano i nostri discorsi alle loro orecchie.

Nando mi fece cenno di seguirlo non appena finita la manutenzione del lettuccio. Voleva raggiungere casa di Filomena passando dal retro, là dove c'era una stradina imboscata, invisibile a occhi ficcanaso. Nessuno la percorreva a parte noi, dal momento che attraversava i nostri campi. Da piccoli la usavamo come scorciatoia per andare in piazza o al canale. La casualità che passasse da casa di Filomena, fece diventare lei nostra amica d'infanzia.

«Vedo delle tracce, c'è passato qualcuno?»Mi chiese mentre tagliava col coltellaccio le siepi selvagge che creavano rischi d'inciampo.

«Io e Cosetta, l'altro giorno...» Mi morsi la lingua, ero a un passo dal rivelare il rapporto di Cosetta con Filomena «...per via del pollo, non volevamo ci vedessero.» Non disse nulla, si voltò di scatto per un attimo e poi tornò a fendere stilettate ai cespugli. Aveva intuito ci fosse dell'altro, ma non approfondì. Piuttosto mi raccomandò di fare attenzione quando scendemmo giù, laddove il sentiero si stringeva e portava direttamente sul retro della casa di Filomena. Lì il costone roccioso scavato dalla natura formava un pozzo di luce intimo, ben nascosto. Il terreno però era insidiato di spuntoni che ostacolavano il passaggio. Aveva avuto un'ottima idea Nando, raggiungemmo la porta finestra spalancata che dava sulla camera da letto della ragazza che, come fosse in attesa, era già distesa e pronta.

«Vi ho visti arrivare e così non ho perso tempo.» Rise mentre si rotolava tra le lenzuola. Nando deglutì vedendola. Abbassai lo sguardo.

«Buongiorno Filò, è permesso?»

«Entra pure!» E rise ancora per il doppio senso. Feci per seguire mio fratello ma mi frenò con una mano sul petto.
«Va a farti un giro.» Sussurrò senza distogliere gli occhi da Filò. Non potevo essere più d'accordo, solo non sapevo dove andare. Non potevo mica sbucare da un angolo della casa, i vicini mi avrebbero avvistato. Allora mi addossai sul muro accanto la porta finestra. Mentre lui saliva sul letto io scivolai giù fino a sedermi per terra. Nascosi la faccia tra le ginocchia e se mi fosse stato possibile mi sarei addormentato pur di non sentirli gemere. Per ingannare la mente mi ispirai alla grotta rialzata, quella che segnava la vicinanza di casa nostra. Da dove mi trovavo appariva di profilo, l'aspetto di fauci spalancate era più accentuato. Rivissi con la fantasia la leggenda che la riguardava, scelsi la versione di nonna Rita.

Si narra che oltre la roccia in fondo a quella grotta, detta dell'Antenato, si nasconda un tesoro; una carrozza tutta d'oro trainata da esseri alati indefiniti. Una notte, ogni chissà quanti anni, esce e vola attorno a Murice e poi rincasa. A sentire nonna e altri anziani, c'era da credere che il fondo di quella grotta potesse essere aperta. Durante la mezzanotte di un determinato giorno dell'anno infatti, se si sacrifica un'anima innocente dentro la grotta, la porta segreta si apre svelando il mistero. Quando nonna arrivava a quel passo del racconto diventava sempre pudica. Quasi bisbigliava "l'anima innocente giusta è quella di un bambino appena nato".

Corri incontro al fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora