32 - Cavalcare l'onda

73 8 17
                                    

Tu-tum, tu-tum, tu-tum... Il cuore di Vuòlt sotto il mio orecchio mi destò. Avevo finito per dormire io addosso a lui dopo aver quasi lottato per tutta la notte. Mi sentivo perfino riposato e fresco come un giglio. Finsi di dormire ancora un po'. Mi piaceva il suo cuore. In ogni senso. Mi era sempre piaciuto. La sua pelle calda. Le braccia per me invincibili. Il ciuffo di capelli che sfidava e vinceva il vento. Il suo profumo naturale. La novità, una tra le tante, era l'allegria. Non mi ero mai sentito così appena sveglio.

Mi alzai a un certo punto, attento a non svegliare il soldato. Tra noi due lui era quello più esausto. Mi alzai perché avevo voglia di fare qualcosa. Sapevo cosa. Misi gli stessi vestiti del giorno prima. Sgattaiolai dalla porta e quando le chiusi sentii esplodere dal bagno: «Oooh, "Siusana" non piangere per me...» Segnale che Zac era in bagno, come mi aveva avvertito Vuòlt il giorno prima. Mi andò di credere che l'allegria fosse la regola principale di quella casa. Scesi giù. Passai per la cucina. Claribel non l'avevo vista, perciò uscii dalla porta di servizio. Aggirai la casa e lì trovai ciò che cercavo. La scala, i secchi di vernice e anche il pennello. Pitturare era qualcosa che non avevo mai fatto. Andai allo sbaraglio. Avevo bisogno di rendermi utile.

Cominciai dalla cima. Salii quasi tutti i pioli con in mano un secchio di colore e senza indugiare mi sbracciai. Salii e scesi la scala più volte per spostarmi da zona a zona. Quando raggiunsi la finestra scoprii che apparteneva alla camera di Oit. Lo vidi dormire ancora nel suo letto. Quando scesi metà scala una voce mi sorprese alle spalle.

«Bravo Oit! Finalmente hai imparato la lezione!» Mi voltai e dall'alto vidi Zac aggirarsi con chissà quale attrezzatura in mano. Mi aveva scambiato per il figlio. Non lo corressi. Era troppo divertente. Quello poi proseguì a dire altro senza constatare con chi stesse realmente dialogando. Stavo per palesarmi ma mi frenai quando promise - a Oit - un premio al termine del compito. Allora mi parve giusto non sciupare l'opportunità di agevolare il mio nuovo amico, perciò mantenni la bocca chiusa.

Il bello fu che fino alla fine del servizio quello stava ancora a borbottare all'oscuro di tutto. Ero indeciso e sporco di vernice grigio azzurro. Poi sbucò Bruce, scodinzolante. Mi raggiunse tutto festoso. Lo accarezzai mentre annuivo in versi a ciò che Zac imperterrito proseguiva a dirmi. A togliermi dall'impaccio giunse infine proprio Oit che, esterrefatto, osservò me e la facciata messa a nuovo. Era intontito dal sonno. Prima che dicesse qualcosa feci cenno di stare zitto. Gli diedi in mano il pennello e gli suggerii con un gesto di richiamare l'attenzione del padre. Intanto mi defilai all'istante.

Purtroppo, nel tentativo di compiere una buona azione, fui scoperto. Non da Zac ma da Claribel alla quale non le volle molto per capire chi aveva terminato il compito del figlio. Mi fece una ramanzina coi fiocchi. Poi la fece anche al marito! Una cosa impensabile per me che provenivo da un posto i cui costumi arcaici erano rigidi.

«Voglio sapere come hai fatto a non accorgerti che Roberto era dietro di te!» Sì, la cara Claribel era l'unica a pronunciare il mio nome alla perfezione, e senza avere i titoli di studio del marito.

«Guardati, sei tutto sporco! Era compito di Oit pitturare la facciata...» Mi diceva servendomi la colazione sotto al portico dove si unì Gin che volle capire cosa fosse successo. Oit, poverino, che non c'entrava nulla, era spaesato e più insonnolito di prima. Motivo per cui non era riuscito a reggere il sotterfugio che gli avevo suggerito. Non volevo pensarlo, ma mi ricordava Paolo. Per evitare di commettere altri errori, chiesi di Walter. Era ancora a letto, mi informò Gin.

«Senti, facciamo una cosa, siccome qui si premia la buona volontà, cogliamo l'occasione per andare a farci un giro in città. Così ci compriamo qualche vestito decente. Non posso più vederti con la tovaglia addosso.» Fece l'occhiolino mentre beveva una enorme tazza di caffè. Il caffè. Lo conoscevo solo di nome non di gusto. Ne chiesi un po'. Claribel era indecisa se versarmene un po'.

Corri incontro al fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora