Capitolo 04

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Fece il giro del palazzo più e più volte, le mani nelle tasche e lo sguardo basso, indeciso sul da farsi.
Dopo un tempo indefinito, si decise a entrare nel palazzo, la cui porta era stata lasciata accostata, e salire le scale fino al numero di appartamento che gli interessava, suonando indeciso il campanello.

Attese. E attese ancora.
Cogliendolo come un segno del destino, si avviò nuovamente per le scale. Anche se ora la cosa lo infastidiva, e parecchio: ci aveva rimuginato per interi minuti e ora, dopo aver trovato il coraggio e la convinzione, doveva per forza-
«Oh Shota! Che sorpresa!» Una voce allegra e spumeggiante lo richiamò, costringendolo a voltarsi e tramutando la frustrazione in una neoritrovata agitazione.

Il ragazzo dai capelli azzurri portava un asciugamano in vita, lasciando il torso completamente nudo.
«Scusami, mi stavo asciugando!»
«Non urlare cretino!» Fece retro-front, tornando verso la porta dell'appartamento e chiedendo il permesso per entrare.
Era stato molte volte a casa dell'amico, nonostante ci vivesse relativamente da poco. Era un piccolo appartamento, classico, per uno scapolo giovane come lui; la cucina e il soggiorno erano un tutt'uno, mentre a dividere la zona giorno dalla camera vi era un muro con una piccola porta scorrevole.

Il ragazzo gli offrì da bere e tornò verso il bagno, per ricomparire poco dopo con un paio di pantaloncini corti e una maglietta bianca.
«Beh? Come sta Hizashi?» Fu la prima cosa che gli chiese, e per un attimo Shota dovette far mente locale sulla bugia che aveva raccontato qualche sera prima.
«Oh, sta benissimo.» Nella sua mente le immagini di quella sera tornarono prepotenti, costringendolo a un profondo respiro, nel tentativo di scacciarle.
«Anche se, in realtà è di questo che ti devo parlare.» L'amico lo guardò curioso e, sedendosi su uno dei pensili della cucina, lo invitò a fare lo stesso su una sedia lì vicino.
«Di 'Zashi?» Il corvino annuì, non sapendo bene da dove iniziare.

«Ti ricordi com'era, a scuola?» Quella domanda lo lasciò decisamente confuso, però la accolse con un sorriso.
«Eccome! C'è stato un periodo dove eravamo sempre insieme! Poi Hizashi si è un po' allontanato, stava soprattutto con Sensoji, Kan e Tensei... Cose che succedono, immagino.» Continuò a sorridere, scolandosi un bicchiere di aranciata.
«Fu colpa mia. Se Hizashi cambiò compagnia, dico.» Esordì, secco.

Lo sguardo dell'azzurro lo spinse a continuare. «Anche se non parlerei proprio di colpa, ecco» Si corresse appena, cercando di alleggerire un po' il peso di quelle affermazioni.
«Senti, perché non mi racconti tutto dall'inizio?» A quel punto Oboro scese dal pensile, sedendosi accanto a lui, con uno sguardo ora serio e attento.
«Non ho idea di quale sia l'inizio. Diciamo che dopo il primo anno, dopo che ormai eravamo un trio insomma, lui... Lui mi invitò ad un concerto una sera che tu non potevi accompagnarlo-»

«Lo ricordo bene! Avevo due linee di febbre, e mia madre mi impedì categoricamente di andarci!» Con le lacrime agli occhi continuò il suo piccolo sproloquio su quanto adorasse la band e via dicendo. Solo dopo un paio di minuti si accorse dello sguardo torvo dell'amico e, con un sorrisetto, lo lasciò continuare.

«Dicevo. Mi chiese di accompagnarlo e... Fu divertente, lo ammetto. Mi riaccompagnò a casa e rimanemmo un po' a parlare, sai delle solite cose.»
Oboro stava letteralmente esplodendo dalla curiosità. Avrebbe voluto interrompere il corvino ad ogni parola, talmente erano tante le ipotesi che nella sua mente si stavano accumulando.
«Per farla breve, quando feci per entrare in casa lui mi trattenne e... Mi si dichiarò.» Lo sputò fuori, da un lato sollevato, da un lato disturbato di dover dire una cosa del genere ad Oboro.
Che era letteralmente senza parole.

«'Zashi... Lui... si è dichiarato?» Annuì, aggiungendo pochi altri dettagli su quella dichiarazione d'amore, fin troppo sdolcinata.
«E tu...?» A quel punto Shota strabuzzò lo sguardo, incredulo.
«Io? Ho rifiutato che domande! Sennò ci avresti visti andare in giro come due piccioncini, ti pare?» Il ragazzo parve rifletterci, non troppo convinto.
«Se non ne eri innamorato è capibile... Ma non sarai stato troppo duro se lui ha deciso di allontanarsi?» Si conoscevano da troppo tempo, e Oboro sapeva bene quanto il corvino potesse essere diretto e, a volte, brutale, nel dire ciò che pensava.

Loving You is a Losing Game [EraserMic AU]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora