4. SFIDA APERTA

1.9K 126 209
                                    

Trovai Gabriel Riva in piedi al bancone degli attrezzi, intento a sistemarli con più vigore del dovuto, la sua espressione di profilo seria e distaccata. Non sapevo come approcciarmi a quel tizio, soprattutto dopo la nostra ultima chiacchierata andata male. Come si iniziava una conversazione non voluta? Cosa si diceva in occasioni come quelle? Come approcciare una persona che probabilmente si sentiva offesa dalle tue parole? Come cavolo si socializzava?!

«Dimmi ciò che devi dire e sparisci». Uhm? Ha... ha parlato lui?

Era ancora voltato verso il suo da fare, per niente interessato a degnarmi di uno sguardo. Meglio così d'altronde, sarebbe stato più facile dirgli ciò che dovevo dirgli.

«Allora?».

«Vorrei che lasciassi uscire tua sorella con noi quest'oggi» andai dritta al punto. Lui si bloccò immobile. «Non mi sembra giusto costringerla a casa».

«Ciò che decido di mia sorella non sono affari che ti riguardano» disse ritornando poi a sistemare.

«Ha trovato delle amiche ed è anche giusto che passi del tempo con loro» insistei.

«E tu saresti una sua amica? Tu? Una persona ignobile che non si cura delle parole che escono fuori dalla sua bocca e che potrebbero ferire gli altri?» sbottò improvvisamente girandosi verso di me dopo aver posato i suoi attrezzi. Io? Persona ignobile?

«Sta attento a come parli, Riva. Non sei mio fratello» strinsi i pugni.

«Io devo stare attento a come parlo? Io?! Torna a fare la Miss Valente che è l'unica cosa che sai fare» disse con sdegno.

«Io non ti ho fatto niente. Solo perché non mi interessi e ho rifiutato le tue avances, non vuol dire che mi devi trattare in questo modo. Tu non mi conosci e non sai chi sono e cosa faccio nella mia vita. Un nome non è un'etichetta, ed essere una Valente non mi pregiudica. Io sono Marzia. Marzia e basta, e non ti permetto di rivolgerti a me con quel tono» gli risposi puntandogli un dito furiosa. Lui si avvicino di scatto fino a che il mio dito non toccò il suo petto. Era alto, molto alto, e ciò mi infastidiva perché mi sentivo troppo piccola per tenergli testa.

«Sei un po' ipocrita, Valente, non ti pare?» inclinò la testa mentre feci dei passi indietro non riuscendo ad abbassare il dito ancora puntato verso di lui. «Io non dovrei giudicare il tuo status, ma tu devi giudicare il mio. Sono un ripetente, perciò questo mi mette automaticamente nella lista degli ignoranti che non amano studiare. Precipitoso da parte tua, no?» continuò senza pietà, coi suoi occhi nei miei.

«P-potrei aver sbagliato perché ero presa dalla rabbia. Hai intenzione di farmela pagare per sempre? Perché tutto ciò che dici mi scivola di dosso, sappilo» riuscii a rispondere.

«Ti scivola di dosso? Ma se prima sei diventata una furia quando ti ho chiamato Miss Valente» rise sprezzante. Strinsi lo sguardo.

«Non divaghiamo dalla ragione per cui sono qui».

«Ah, mia sorella...» disse allontanandosi infine. Tornai a respirare. «Non se ne parla. Puoi andare ora». Trattenni di nuovo il respiro per non prenderlo per i capelli.

«Io non me ne vado di qui fin quando non avrai dato il permesso a tua sorella. Che poi non capisco perché debba chiedere il permesso a te, non sei il suo padrone» tenni a precisare.

«Ripeto, non ti riguarda. E per tua informazione, puoi restare qui quanto tempo vuoi. So che in fondo non resisti al mio fascino e che vorresti stare tutto il tempo a guardarmi. Anch'io starei tutto il giorno a guardarmi se ne avessi il tempo, ma, da come vedi, ho cose più importanti da fare, ossia lavorare». Ma che arrogante bastardo...

My Schoolmate - Il Mio Compagno Di Scuola ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora