Capitolo 17

606 26 12
                                    

TW: potrebbe recare LIEVI disturbi ai lettori emetofobici (non ne sono neanche così sicura, ma lo dico per sicurezza perché so che alcune persone sono molto sensibili a queste cose)

Elèna's P.O.V.

Uscii dal locale sbronza, mentre potevo quasi sentire il cuore di Bucky frantumarsi nella mia mano. Finiva sempre così. Non importava quanto mi impegnassi, alla fine deludevo sempre tutti.
Volevo solo andare a casa, vomitare tutto per levarmi quel senso di pesantezza allo stomaco, e andare a dormire.
Camminavo sola tra le strade di New York, con un vestito nero, tanti diamanti addosso e una bella bottiglia di Whisky.
<<sali, Elèna!>>
Mi disse Nat da dentro la sua Porsche nera.
<<no, voglio camminare, poi magari vomito sul marciapiede i addosso a un barbone.>>
<<perché dovresti- comunque, non fare storie, sali, avanti!>>
Salii a malavoglia nella macchina che mi portò fino a casa, ma non riuscii a godermi il viaggio per la continua nausea.

Eravamo in mezzo al nulla, la città dietro di noi era un enorme fascio di luce, la vista alla mia destra era buia. L'erba alta correva veloce lungo il finestrino e le continue curve della strada mi facevano stare ancora peggio.
Vedevo la base piuttosto vicina, ma non abbastanza.
<<Nat.. Nat... accosta...>> dissi agitandomi, mettendomi una mano davanti alla bocca.
<<siamo quasi arrivati -disse rallentando- , perché dovrei->>
Non fece in tempo a fermarsi che io aprii lo sportello e vomitai parte dell'alcol che avevo ingerito. Lei fece per scendere ma io la fermai, pregandola di sbrigarsi a tornare a casa. Una volta arrivati parcheggiammo e io quasi svenni, a malapena mi reggevo in piedi.
Fortuna che lì c'era Thor che con le sue possenti braccia mi prese in braccio e mi accompagnò fino al bagno più vicino, per poi andare via e lasciarmi con Nat.
Corsi verso il water e continuai a vomitare per non so quanto, con la mano di Natasha che mi accarezzava dolcemente i capelli.
Mi sentivo uno schifo. Mi infilai in doccia, rilassandomi con il getto caldo sulla schiena. Indossai il pigiama e andai a letto sul quale mi sdraiai a pensare. Pensai a James, alla stupidaggine che avevo fatto con Loki, o almeno quello che mi ricordavo, per poi stare ancora più male.
Volevo solo sparire, tornare indietro nel tempo per cancellare la mia nascita, così da evitare diversi problemi a molte persone.
Alla fine, tra un pensiero e l'altro, mi addormentai.

Mi svegliai quando il sole era già bello alto.
Indossai una delle enormi felpe di Thor che trovai sulla sedia, per poi andare in cucina per cercare di smaltire la sbornia.
Tutti gli occhi erano puntati su di me e sentii diversi "buongiorno" farsi strada nella stanza, a cui poi io risposi a fatica.
Natasha, da brava amica che era, mi fece un caffè e, praticamente, mi obbligò a mangiare qualcosa, almeno per cercare di farmi riprendere.
All'improvviso sentii un forte senso di nausea, corsi subito in bagno, seguita da Nat, e vomitai di nuovo sia il caffè che il mezzo biscotto di poco prima.
<<cavolo, non dovresti vomitare ancora...>>
<<nat va tutto bene, sarà lo stress...>>
Dissi cercando di risultare il meno malata possibile.
Mi mise una mano sulla fronte per vedere se fossi calda e avevo la febbre, ma niente da fare.
<<come dici tu -disse-... sarà lo stress.>>

Questo episodio di nausea mattutina di ripetè il giorno dopo, poi quello dopo ancora, finché Natasha, l'unica intelligente lì dentro, non iniziò a farsi qualche domanda.
Dopo cinque giorni di vomito continuo, si decise a dirmelo.
<<Elèna... posso parlarti? In privato.>>
<<si Nat... scusate ragazzi, torni più tardi.>> dissi a Sam, Thor e Tony, con cui stavo parlando.
Una vita entrate in camera mia, si chiuse la porta alle sue spalle e mi guardò preoccupata.
<<non.. ti è venuta qualche domanda sul perché ultimamente hai sempre la nausea, ti comporti in modo un po' strano...>>
<<beh si, però sarà qualche virus passeggero->>
<<Elèna!>>
<<Cosa?!>>
<<prendi questo e vai in bagno.>>
Mi porse l'ultima cosa che volevo vedere nell'arco dell mia vita.
Un test di gravidanza.
<<no- n-non è possibile, io- lui- cioè noi non abbiano- cioè si l'abbiamo fatto, ma non può essere->>
<<può essere eccome, fila in bagno.>>
Feci come disse e una volta uscita posai il test sulla scrivania, aspettando il resoconto.
Trenta secondi.
Un minuto.
Un minuto e mezzo.
Due.
Abbassai lentamente lo sguardo, vedendo quello che non avrei voluto vedere.
<<Nat io... sono incinta di quattro settimane.>>
Sentii il mondo crollarmi addosso. Fissavo il test positivo e non riuscivo a distogliere lo sguardo. Centinaia di pensieri confusi mi annebbiarono la mente, mi sentivo impotente.
Lei mi abbracciò, un abbraccio sincero, che io ricambiai.
<<vuoi... vuoi tenerlo?>>
<<io- non lo so. Però per il momento non dirlo a nessuno, specialmente a Bucky.>>
Ci dovevo pensare su, era comunque una grossa pillola da mandare giù. E comunque James aveva il diritto di saperlo. Solo... non ora.

[822 parole]
Ok dato che mi sono venute un paio di idee per la storia sono riuscita ad aggiornare abbastanza presto. Come sempre fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo :)

See ya in the next chapter

I love you anyway - Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora