▶️Capitolo 15

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ISABEL'S POV

30 Dicembre

La permanenza di Richard qui a Londra terminerà esattamente stasera. Sono finiti i giorni in cui io e Liam abbiamo dovuto nascondere il nostro amore. Le ore sembravano non passare mai, le lancette dell'orologio sembravano rimanere immobili e la clessidra della vita non si muoveva. La sabbia dentro essa non scorreva più da una parte all'altra, bloccata da un granello forse più grosso degli altri.

La monotonia e la semplicità sono due nomi che hanno caratterizzato particolarmente questi giorni. Ho cercato di riempirli di risate, di divertimento per non renderli troppo noiosi, ma rimanevano ugualmente spazi vuoti, bui, che neanche Richard riusciva a riempire o nemmeno ci provava.

Questi giorni, però, mi hanno fatto capire l'importanza dell'amore, dell'unione, della fedeltà. La voglia di dimenticare Liam mi ha portata a compiere un passo troppo grande, ossia quello del matrimonio. Ho sposato un uomo che pensavo di amare, mi forzavo ad amare, ma il mio cuore apparteneva ancora a Liam. Ho imparato che non bisogna prendere decisioni affrettate e ora, per uno stupido sbaglio, mi ritrovo a dover deludere la mia famiglia, la quale sembra già essersi affezionata al "nuovo arrivato"; non posso continuare la mia vita con Richard, non è quella che volevo.

Mi sento un disastro per questo, il mio amore con Liam è un disastro, ma è il disastro più bello di sempre.

***
"Mi mancherai e prometto che ti verrò a trovare presto" dice Richard schioccandomi un bacio sulla guancia.

L'aria pungente invernale entra nella casa a causa della porta aperta, avanti alla quale Richard saluta la famiglia, tenendo stretto il manico della valigia.

"Torna presto, tesoro" raccomanda mamma, accarezzandogli una guancia.

"Bene, posso andare" termina Richard con un sospiro. Si volta e si incammina verso il taxi giallo accostato ad un marciapiede, tracciando delle impronte sulla neve bianca. Apre lo sportello del veicolo, si volta verso noi e ci saluta un'ultima volta, per poi scomparire all'interno del taxi che sfreccia via sull'asfalto ghiacciato.

Paul chiude la porta e ci guardiamo tutti e quattro per un istante.

"Bene, Richard se ne è andato..." È Liam a spezzare il silenzio.
"Si ritorna alla vita normale, finalmente..." sussurra.

"Liam!" lo rimprovera suo padre.

"Che c'è?" borbotta in risposta, iniziando poi a salire le scale.

"Sei triste, amore?" domanda mamma poggiando la sua mano sulla mia spalla.

Triste io? Si, certo...

"Ehm... Un po', ma so che tornerà" rispondo spostando il peso da un piede all'altro, insicura.

Inspira profondamente e, lentamente, butta l'aria fuori. Sposta la mano dalla mia spalla, riportandola lungo il fianco.

"Vado a preparare la cena, vieni ad aiutarmi?" Domanda piegando leggermente la testa.

Annuisco, forzando un sorriso.

***
"Sai, quando ho conosciuto tuo padre avevo l'età in cui tu hai conosciuto Liam, o giù di lì. Stavo bene con lui, sentivo che saremmo rimasti insieme per sempre, ma tu sai che 'per sempre' è una grossa parola..." racconta mamma versando la pasta nella pentola bollente.

"I nostri genitori non approvavano completamente la nostra relazione, non hanno mai apprezzato tuo padre e cercavano di metterci un bastone tra le ruote ogni volta che ne avevano la possibilità" sorride al ricordo, per poi continuare a raccontare.

"Un giorno, allora, durante una vacanza, mi chiese di sposarlo. Ero talmente innamorata di lui che accettai la proposta. Col matrimonio nascesti tu e, come ben sai, dopo un paio di anni, le vicende a casa si complicarono, ma io, accecata dall'amore, perdonavo sempre l'uomo che pian piano stava distruggendo la mia vita, la nostra vita. Quando i fatti erano ormai ingestibili, chiesi il divorzio... Dopo quella 'vita', pensavo di non ritrovare più la felicità, ma è arrivato Paul e beh, sai cosa è successo poi" un grande sorriso le illumina il volto non appena termina di raccontare la sua storia.

"Come te e Liam. Eri innamorata di lui, ma, a differenza mia, sei riuscita a prendere la giusta direzione, a fare le giuste scelte per la tua vita. Hai incontrato e sposato l'uomo che fa per te, Richard, e so che ti renderà una grande donna, anche se lo sei già. Brava tesoro, sono fiera di te"

Le sue ultime parole spezzano la corazza che si era costruita dentro di me per non farmi divorare dal dolore. Le sue ultime parole mi distruggono. Amo Liam, non può dirmi così. Amo la mia vita con lui.

Appoggio l'ultimo piatto riempito di pasta sul tavolo, annunciando che la cena è pronta.

Mangiamo in silenzio. Un silenzio interrotto, però, dal rumore delle forchette che picchiettano sui vari piatti. Un silenzio attraversato da sguardi fugaci, sorrisi forzati e pensieri fissi in testa.

"Liam" è Paul a parlare.

Liam mugugna per incitarlo a continuare.

"Manchi solo tu... Nel senso che, non stai uscendo più, stai sempre chiuso in mansarda a giocare a biliardo o a guardare film d'amore, ma poi, da quanto è che guardi quel genere di film? Li hai sempre odiati. Comunque, non è questo il punto... Perchè non esci? Lo dico per il tuo bene, devi farti una vita, cercare una ragazza, pensare a formare una famiglia, non saprei" aggiunge suo padre.

Il ragazzo alza lo sguardo dal suo piatto, incrociando gli occhi di Paul che attendono, con pazienza, una sua risposta.

"Papà, fatti miei" sorride beffardo rivolgendo lo sguardo a me.

"Sto cercando solo di aiutarti!" insiste Paul.

"Ehi, calmatevi. Già Isabel non sarà di buon umore per la partenza di Richard, voi due quantomeno non litigate!" esclama mamma, cercando di calmare le acque.

Le sue parole si dissolvono nell'aria prima che qualcuno possa ascoltarle.

"Se volessi aiutarmi veramente non mi faresti certi discorsi e poi, che importa a te se sono fidanzato o no? Hai, anzi, avete sempre dubitato male di me. Avete sempre giudicato male la storia tra me ed Isabel e, non appena si è sposata, tutti avevate un bel sorrisino in viso, eravate felici, gioiosi, mentre nessuno si preoccupava di me, della mia sofferenza. Sapete che vi dico? Io amo Isabel, l'ho sempre amata e sapere che sta con qualcun altro mi spezza il cuore, ma a voi non importa niente di me, giusto? Fanculo" urla Liam.

Delle lacrime minacciano di scendere copiose sulle sue guance, ma lui le caccia via con il dorso della mano, per poi afferrare bruscamente la forchetta e continuare a mangiare.

***
Passo il piatto sporco a mamma, la quale lo ripone nel fondo del lavandino provocando un leggero strofinio tra esso e un altro piatto.

Guardo Liam ancora seduto a tavola, con i gomiti appoggiati sul piano e la testa nascosta tra i palmi delle mani. Mi fa soffrire vederlo così e ancora non ci credo che abbia urlato ai nostri genitori che mi ama ancora, loro non sanno che lo amo anche io...

Termino di pulire la tavola. Liam non si è mosso di un centimetro. Do la buonanotte a mamma, intenta a lavare l'ultimo piatto e vado verso il bagno, dopo aver sfiorato con la mano la schiena di Liam, cercando, attraverso quel piccolo gesto, di dargli un minimo di conforto e di fargli capire che io, per lui, ci sono.

Guardo il mio viso attraverso il grande specchio che riflette la mia immagine, mostrando a me stessa una ragazza stanca, stanca di tutto.
Due borse scure mi circondano la parte bassa degli occhi, mentre quest'ultimi sono gonfi, colorati di un leggero rosso che li fanno sembrare ancora più piccoli. Mi sciacquo il viso più volte, beandomi del contatto dell'acqua fresca contro la mia pelle scottante, per poi afferrare l'asciugamano e tamponarmi il viso.

Spengo la luce, socchiudo la porta e apro quella della mia stanza. Totalmente al buio, mi faccio strada verso il letto, gettandomi a peso morto su di esso. Sollevo il piumone per coprirmi fino al mento.

Sento la porta della camera aprirsi lentamente, per poi chiudersi un paio di secondi dopo alle spalle di qualcuno. Il buio e le palpebre pesanti non mi permettono di focalizzare la figura in piedi avanti a me.

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