Una catasta di scatole da scarpe vuote e impolverate, più alta e più larga di lei, rannicchiava premendo al petto le ginocchia ossute.Respira. Respira. Respira.
Nascosta al buio dell'armadio a muro, si mordeva il labbro e non osava neanche respirare. Sentiva le lacrime agli occhi.
Santo cielo, l'aveva combinata grossa. Aveva ragione Miss Becky: era una bambina cattiva.
Poco prima aveva aperto il barattolo, quello tutto sporco a forma di orsacchiotto, con dentro quei biscotti dal sapore strano. Era proibito prendere roba dalla cucina, ma aveva i crampi per la fame e Miss Becky, che stava di nuovo male, dormiva sul divano. Non l'aveva fatto apposta: il posacenere era caduto dal bancone ed era andato in mille pezzi. Alcune schegge avevano la stessa forma dei ghiaccioli che pendevano dal tetto d'inverno; altre erano strette e lunghe come patatine.
Voleva solo mangiare un biscotto.
Un tremito le scosse le spalle magre quando la parete fuori dall'armadio a muro cedette. Si morse più forte il labbro e sentì in bocca un sapore metallico. Il giorno dopo Miss Becky avrebbe trovato un buco nel cartongesso grande come la mano di Mr Henry, avrebbe pianto e sarebbe stata male un'altra volta.
Il cigolio sommesso dell'anta dell'armadio le rintronò nelle orecchie come un tuono.
Oh, no, no, no...
Lui non doveva trovarla lì. Era il suo nascondiglio sicuro per quando Mr Henry era arrabbiato, oppure...
Sbarrò gli occhi per il terrore quando una grossa sagoma entrò nell'armadio a muro e le s'inginocchiò davanti. Nell'oscurità non vedeva bene la faccia, ma sapeva chi era: lo sentiva nella pancia e nel petto.
«Mi dispiace», ansimò.
«Lo so.» Una mano le si posò sulla spalla, un peso rassicurante. Era l'unica persona da cui non le dispiacesse essere toccata. «Devi restare qui dentro, va bene?»
Miss Becky le aveva detto che il bambino aveva solo sei mesi più di lei, e lei aveva sei anni. Eppure le sembrava molto più grande, più adulto, perché riempiva tutto il suo mondo.
Annuì.
«Non uscire di qui», disse lui, e le mise in mano la bambola dai capelli rossi che la bambina aveva lasciato cadere in cucina, dopo aver rotto il posacenere e prima di correre a nascondersi nell'armadio. Troppo impaurita per andarla a riprendere, aveva lasciato Velvet là dov'era caduta, e le era dispiaciuto tanto, perché era stato lui a regalargliela molti mesi prima. Non sapeva dove se la fosse procurata, ma un giorno gliel'aveva data e adesso era sua, soltanto sua.
«Non muoverti di qui, qualsiasi cosa succeda.»
La bambina si strinse la bambola al petto e annuì di nuovo.
Lui trasalì quando un grido fece tremare le pareti intorno a loro. La bambina sentì strillare il suo nome e un brivido gelido le corse giù per la schiena. «Volevo solo un biscotto», piagnucolò.
«Andrà tutto bene. Ti ho promesso che ti avrei sempre protetta, ricordi? Ma non fare rumore.» Le strinse la spalla. «Mi raccomando, stai zitta, poi quando... quando torno ti leggo una storia, va bene? La storia di quello stupido coniglio.»
La bambina non riuscì a far altro che annuire ancora, perché le era già capitato di non stare zitta e conosceva bene le conseguenze. Ma sapeva anche come sarebbe andata a finire se fosse rimasta zitta. Quella sera il bambino non avrebbe potuto leggerle una storia. Il giorno dopo non sarebbe potuto andare a scuola, e lui le avrebbe detto che stava bene, anche se non sarebbe stato vero.
Lui esitò per un momento e poi uscì dall'armadio a muro. La porta della camera si chiuse sbattendo e la bambina si coprì con la bambola il viso rigato di lacrime. Un bottone dell'abitino di Velvet le premeva sulla guancia.
Non fare rumore.
Mr Henry cominciò a strillare.
Non fare rumore.
Passi pesanti in corridoio.
Non fare rumore.
Rimbombò uno schiaffo. Qualcosa cadde a terra, e Miss Becky doveva sentirsi meglio, perché all'improvviso gridava anche lei, ma dentro l'armadio l'unico suono che contasse qualcosa erano gli schiaffi, l'uno dopo l'altro. La bambina aprì la bocca e lanciò un grido soffocato, con la bambola a coprirle la bocca.
Non fare rumore.
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Il ritorno inaspettato
RomanceDa quattro anni, il silenzio è lo scudo che la protegge dal resto del mondo. Circondata dall'affetto dei nuovi genitori adottivi, Belen Jhonson ha cercato di superare i traumi del passato, di convincersi di non avere più bisogno di essere invisibile...