Non vidi Rider alla lezione di comunicazione.
Il suo posto era vuoto, e non riuscii a non pensare che c'entrasse qualcosa quella macchina che era arrivata. Anche se avevamo parlato, ancora non sapevo nulla su come Rider avesse passato quei quattro anni, a parte il fatto che abitava con la nonna di Hector.
Checché ne pensassero tutti, non ero un'ingenua. Ero cresciuta in una casa in cui ne avevo viste di tutti i colori. Anche il mese trascorso nella casa famiglia mi aveva insegnato molto. I ragazzi si aggiravano fuori dall'edificio per reclutare giovani spacciatori. Avevo visto i ragazzi più grandi di quella casa perdere i sensi nel bel mezzo di una conversazione. Nel giro di un mese avevo visto ragazzi sparire, perdersi nelle strade. E avevo un'idea piuttosto precisa del perché Jayden avesse gli occhi rossi il giorno prima, e su una macchina coi vetri oscurati di solito non viaggiavano boy-scout.
Mi chiesi in che genere di guai si cacciasse Rider. Ma, oltre alla preoccupazione, c'era qualcos'altro, qualcosa che non ero sicura di voler ammettere. Perché neanche Paige era venuta a lezione, e io non ero stupida. Rider se n'era andato da scuola. E anche Paige. Qualsiasi cosa stesse succedendo, probabilmente erano insieme. Provai un bruciore al centro del petto e mi dissi che era indigestione, che non c'entrava niente col fatto che Rider mi avesse tenuta per mano e mi avesse detto che ero bella, quando sapevo che diceva le stesse cose a Paige e le intendeva in tutt'altro senso.
Faticavo a seguire la lezione del professor Santos sulle tecniche oratorie. Il professore camminava avanti e indietro gesticolando freneticamente. L'entusiasmo gli filtrava dai pori. Guardai il quaderno e vidi che avevo preso solo mezza pagina di appunti. Così non andava. Mi concentrai e cercai di scrivere il più possibile.
Quando suonò la campanella mi sentivo un po' meglio. Uscii in corridoio, infilando il quaderno in borsa, e non mi accorsi che Keira mi stava aspettando finché non mi si accostò.
«Allora, hai pensato alle selezioni per le cheerleader?» mi chiese.
Richiusi la borsa e rabbrividii. Non ci avevo pensato affatto. Scossi la testa.
Sospirò e strinse la tracolla della borsa. «Be', me lo aspettavo, ma, ehi, provare non costa niente!»
Già, provare non costa niente. Il riassunto della mia vita in quel momento.
«Comunque», proseguì, tenendomi aperta la porta delle scale. «Ti ho vista a pranzo.» Un attimo di pausa mentre iniziavamo a scendere. «Eri con Rider Stark.»
Un campanello d'allarme mi si accese in testa. La guardai preoccupata.
Continuò a sorridermi con assoluta serenità. «Lo conosci?»
Annuii e attraversai il pianerottolo del primo piano, domandandomi se Keira mi avrebbe seguita fino all'armadietto.
«Dato che sei nuova, come fai a conoscerlo?» mi chiese.
Mi sembrava che non fossero affari suoi, ma d'altronde anch'io sarei stata curiosa al posto suo. Parlarle m'innervosiva, ma mi sforzai. «Ci conoscevamo... da piccoli.»
«Davvero? Che bello.» Si appoggiò all'armadietto accanto al mio e tirò fuori il cellulare. «Immaginavo che vi conosceste. Lui... ti tocca, e questo è strano.»
Infilai il libro di storia nell'armadietto e tirai fuori quello di letteratura perché avevo compiti da fare. Mentre chiudevo lo sportello la guardai. «Perché è strano?»
«Andiamo a scuola insieme fin dal primo anno delle superiori, e non credo di averlo mai visto tenere per mano una ragazza, compresa Paige», disse con un sorriso. «E stanno insieme.»
Perché sentivo improvvisamente un calore piacevole nella pancia?
«O qualcosa del genere», aggiunse.
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Il ritorno inaspettato
RomanceDa quattro anni, il silenzio è lo scudo che la protegge dal resto del mondo. Circondata dall'affetto dei nuovi genitori adottivi, Belen Jhonson ha cercato di superare i traumi del passato, di convincersi di non avere più bisogno di essere invisibile...